Michele EmilianoMichele Emiliano definisce la sua candidatura «rivoluzionaria, fuori dagli schemi, di totale rottura». Altro che il balletto di Andrea Orlando che, ricorda il governatore pugliese, è stato sempre seduto in Consiglio dei ministri, ha votato e condiviso tutte le scelte dei «1000 giorni che hanno rovinato l’Italia». Tra l’altro, secondo Emiliano, Orlando sarebbe in conflitto di interessi tra la casacca di ministro della Giustizia e quella di candidato, con la vicenda Consip entrata in maniera prepotente nelle dinamiche del congresso. Il Guardasigilli come può essere contemporaneamente parte politica e istituzionale, dovendo garantire il controllo super partes della giustizia? Orlando dovrebbe dimettersi da ministro, come Luca Lotti anche per altri motivi? Si rimette alla loro sensibilità. Orlando dice che è un errore trasformare le primarie in un «referendum contro Renzi». Ma Emiliano sente odore di sangue, spera che alle primarie ci sia l’effetto «4 dicembre» quando al referendum costituzionale molti andarono a votare contro il premier. E che questi voti contro Renzi siano tutti per lui. 

«Sento crescere attorno a me una grande attenzione, soprattutto tra la gente comune, non certo dei sepolcri imbiancati. Vengo accusato di sposare alcune posizioni simili a quelle dei 5 Stelle, ma io le ho sempre condivise». Ne ha per tutti. Anche per i «cosiddetti big» del Pd che si sono schierati con Renzi e Orlando, i vari Franceschini, Martina, Delrio, Poletti, Letta, Cuperlo, Finocchiaro, Zingaretti. «È tutto l’establishment che mi vede come la peste nera. Hanno paura di me perché non sono omologabile». Emiliano non vuole tromboni e screditati. Ha sei deputati e due senatori della sua parte. «A noi interessano quelli che hanno i voti nel territorio, i consiglieri regionali, le persone che sono punto di riferimento di alcune battaglie». 

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dall'articolo di Amedeo La Mattina per lastampa.it

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