capture 199 18032020 095048Il mio amico e collega Stefano Folli, il migliore analista politico d'Italia, scriveva ieri su la Repubblica un articolo così intitolato: "C'era una volta l' Europa". Giusta affermazione ma imperfetta perché di fatto l'Europa, a ben guardare, non c'è mai stata se non come mera espressione geografica. Vero che la Germania davanti alla minaccia del virus, che non è più un problema italiano, bensì mondiale, ha sospeso gli accordi di Schengen che prevedevano l' abolizione dei confini nazionali, però si è trattato soltanto del colpo di grazia ad una unione fallita fin dal suo varo.

Gli intenti erano affascinanti tuttavia velleitari. Si volevano agglomerare sopra un comune denominatore una ventina di Stati i quali avrebbero dovuto amalgamarsi. Cosa che non avrebbe potuto realizzarsi in quanto ogni componente dell'insieme ha una lingua propria, tradizioni culturali l'una diversa dalle altre, leggi differenti, sistemi fiscali completamente difformi.

 

L' unico elemento che fin qui ha legato le varie Nazioni è l' euro, il quale poteva rappresentare una soluzione idonea a cementare l' associazione qualora fosse stato introdotto al termine del processo di unificazione. In effetti, la moneta uguale per tutti doveva essere il tetto dell'edificio comunitario, invece è stata usata come fondamenta del medesimo. Un errore marchiano che ha prodotto più guai che benefici. E oggi, alle prime serie difficoltà (il virus maledetto), ne paghiamo le conseguenze in quanto ogni membro della Ue tende fatalmente a provvedere a se stesso infischiandosene allegramente degli altri. Tanto che i tedeschi con un colpo di spugna hanno deciso in modo unilaterale di cancellare Schengen, senza nemmeno consultare formalmente i loro partner. Ciò dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che la Merkel considera l'Europa quale orto di casa sua e non un condominio con regole valide per tutti. Ella in pratica ha puntato a costituire una sorta di Quarto Reich.

Un' operazione ora difficile da portare a compimento. Per fortuna nostra. Vedremo come andrà a finire.

di Vittorio Feltri per www.liberoquotidiano.it