capture 267 20032020 115605Coronavirus, la strage dei medici. Almeno 14 morti dall’inizio dell’epidemia

Giuseppe Finzi, 62 anni, era medico ospedaliero a Parma. Luigi Frusciante, 71, andato in pensione l’anno scorso, era di Como, la stessa città dello pneumologo Giuseppe Lanati, 73 anni. E poi Antonino Buttafuoco, 66 anni, medico di base di Bergamo, deceduto mercoledì, e Luigi Ablondi, anche lui 66enne, ex direttore generale dell’Ospedale di Crema, poi direttore della clinica delle Ancelle di Cremona, che si è spento il giorno prima. Cinque nomi, cinque vittime che la Fnomceo (la Federazione nazionale dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri) ha aggiunto giovedì all’elenco «dei medici caduti», la triste contabilità che aggiorna quotidianamente sul suo sito.

 

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«Lotta impari»

Riesce perfino difficile il conto, sono almeno 14 i medici che finora non ce l’hanno fatta, con un numero altissimo di operatori sanitari contagiati (circa tremila, l’8,3% del totale dei colpiti). «Non possiamo più permettere che i nostri medici, i nostri operatori sanitari, siano mandati a combattere a mani nude contro il virus. È una lotta impari, che fa male a noi, fa male ai cittadini, fa male al paese» osserva amaramente il presidente della Federazione Filippo Anelli

I nomi e le storie

Storie di uomini e professionisti che si sono trovati in prima linea ad affrontare un nemico che probabilmente all’inizio è stato sottovaluto, i primi a esporsi per salvare la vita degli altri e finendo per non riuscire a tutelare la propria. Come Mario Giovita, 65 anni, originario di Catania («Esempio di abnegazione e umanità» l’ha ricordato il sindaco della città etnea) che era medico a Caprino Bergamasco. Marcello Natali, 57 anni, bolognese, segretario Fimmg per la provincia di Lodi, che esercitava invece a Codogno e nei comuni vicini, il cuore del primo focolaio in Italia. Roberto Stella, 67 anni, era invece presidente dell’Ordine dei medici di Varese, fino all’ultimo giorno ha visitato nel suo ambulatorio di Busto Arsizio. Ivano Vezzulli, 61 anni, di San Rocco al Porto, era invece il medico della cooperativa per disabili «Amicizia» di Codogno, ma anche della squadra giovanile del Piacenza Calcio. Franco Galli, 65 anni, era medico di base a Medole, nel Mantovano, Massimo Borghese, 63 anni, era otorino a Napoli, Raffaele Giura, 80 anni, è stato primario di Pneumologia Como, Carlo Zavaritt, anche lui ottantenne, era pediatra e neuropsichiatra infantile a Bergamo, Giuseppe Borghi, 64 anni, medico a Casalpusterlengo.

Escalation di contagi

Senza dimenticare gli altri operatori sanitari, gli infermieri o i soccorritori del 118, come il bergamasco Diego Bianco di Bergamo, morto a 47 anni. «I medici sono arrabbiati, esasperati da questo stillicidio di brutte notizie, spaventati dall’escalation di contagi che si sarebbero potuti prevenire ed evitare se solo le istituzioni ci avessero ascoltati sin da subito – aggiunge il presidente Fnmceo Anelli —. È da febbraio che scriviamo lettere, lanciamo appelli, per chiedere che i medici siano messi in sicurezza, per loro ma anche per evitare che diventino veicolo di contagio verso i pazienti, verso i cittadini più fragili, resi deboli dalle malattie e dall’età avanzata. Ci sentiamo a questo punto dimenticati, poco considerati».

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