La morte di dj Fabo ha rilanciato il dibattito sul “fine vita” e ora gli occhi sono puntati sul Parlamento che dovrà occuparsi di sbloccare leggi ferme da anni a causa di veti incrociati e divergenze tra le forze politiche. Il primo testo ad approdare in Aula è quello sul testamento biologico che inizia l’esame a Montecitorio. Non si parla di eutanasia (che in Parlamento è confinata in altre 4 proposte di legge) ma solo di “disposizioni anticipate di trattamento”. Per questo, prima di entrare nel merito del disegno di legge sul biotestamento, è utile distinguere i diversi casi che genericamente vengono accostati al concetto di “fine vita”.
TESTAMENTO BIOLOGICO
È quello in discussione alla Camera. Sono le volontà in materia di cure mediche (anche nutrimento e idratazione) che un paziente, da cosciente, dichiara immaginando di trovarsi in una condizione in cui gli è preclusa la possibilità di scelta. Se applicate queste disposizioni porterebbero portare al distacco di un paziente dalle macchine e quindi alla morte. Si tratta di una procedure che viene anche definita “eutanasia passiva”.
SUICIDIO ASSISTITO
È la possibilità per un paziente malato, dopo un colloquio e una prescrizione medica, di accedere a un trattamento (solitamente un farmaco) che metta fine alla propria vita. È quanto avvenuto a dj Fabo in Svizzera. Il paziente che accede a questa pratica è cosciente (perché deve assumere o attivare personalmente la procedura) e non necessariamente si trova in fin di vita.
EUTANASIA
È l’interruzione della vita di un paziente provocata da un intervento da parte di un medico (solitamente mediante la somministrazione di un farmaco), per questo motivo si parla di “eutanasia attiva”. A seconda della legislazione può avere confini e protocolli differenti.
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dall'articolo di Alberto Abburrà de la stampa.it