capture 144 21042020 142922L'allarme dei sindacati: "Nella struttura In Cammino". Che si difende: "Monitoraggi continui"

Bologna, 21 aprile 2020 - «Un giorno mi dissero che mio marito era tornato a mangiare, non aveva più la febbre. Ma la mattina dopo, mi hanno chiamato che era morto". Davide Magagni, nella struttura per anziani In Cammino di viale Pepoli risiedeva da sette anni esatti, cosa che avrebbe festeggiato proprio ieri. Lì dentro però è morto il 14. "Ha avuto una crisi respiratoria – racconta commossa la moglie –, non siamo nemmeno riusciti a salutarci un’ultima volta". Magagni è una delle recenti vittime della casa di riposo della città che contava, prima dell’emergenza, 92-95 ospiti.

"Ci è stato riferito – la denuncia che arriva da Serena Caselli della Fp Cgil – che circa 30 ospiti sarebbero morti dall’inizio della pandemia: vogliamo sapere quanti di loro avevano contratto il Covid-19. Quanti, ad oggi, sono risultati positivi. Così quanti i dipendenti e quali dispositivi sono stati forniti loro per contenere il rischio contagio. Abbiamo chiesto un aggiornamento alla struttura e ora vogliamo una verifica urgente dall’Ausl".

 


Lacrime. Davide Magagni, 85 primavere, ogni giorno riceveva la visita della moglie. "Andavo ad aiutarlo a mangiare – racconta –, gli restavo accanto più tempo possibile e così mi sentiva vicino. Poi, alla fine di febbraio mi hanno spiegato che quelle visite dovevano essere interrotte". Colpa del Covid-19 che iniziava drammaticamente ad avanzare e ad insinuarsi nelle case di riposo e a mietere vittime. "Non ho nemmeno avuto il tempo di spiegargli il perché, di salutarlo. Da quel momento, non vedendomi più, si è lasciato andare". Sabato, aggiunge la donna, "è stato celebrato il funerale" ma lontano dalle persone più care. "Ora dovrei passare a prendere le sue cose ma non so nemmeno quando mi sarà consentito".

Il pensionato, che soffriva di importanti patologie, da giorni aveva la febbre ma, ricorda ancora la moglie, "non so nemmeno se abbia contratto quel maledetto Coronavirus. Nessuno me lo ha detto e non è stato sottoposto al tampone. Ricordo che il 13 dall’istituto mi hanno riferito che era tornato a mangiare e che non aveva più la febbre. Il 14, invece, mi ha chiamato un medico: Davide aveva avuto una crisi respiratoria ed era morto".


«Monitoraggio». Sulla situazione della cooperativa sociale di viale Pepoli, ieri è intervenuto il Consorzio Blu a cui la stessa fa capo. "Quasi trenta – spiega una nota – delle strutture gestite dal Consorzio (in Emilia Romagna e Lombardia), a circa due mesi dall’inizio dell’emergenza, risultano Covid-free, non riportando alcun caso di infezione fra gli utenti". Tra quelle, invece, dove sono presenti casi Covid, "come Pepoli a Bologna e Villa Arcobaleno a San Lazzaro, il monitoraggio dei positivi o sospetti è regolare e continuo, con trasmissione quotidiana di report all’Ausl, mantenendo una costante collaborazione con la task force preposta al contrasto". Le autorità sanitarie, conclude, "sono le uniche a cui fare riferimento per il reperimento e successiva diffusione di informazioni sulla situazione del territorio bolognese".

La diffida. Anche il personale della cooperativa (che alla fine di marzo era stata ’diffidata’ da tutte le sigle sindacali) è in gran parte a casa – chi perché positivo, chi per altri motivi – e per ovviare alla carenza è stato richiesto l’intervento di infermieri da altre città. Anche la coordinatrice ha contratto il virus, mentre alcuni operatori continuano a lamentare un "ritardo" nella distribuzione dei dispositivi di protezione, che sarebbero arrivati soltanto a marzo inoltrato. Nei giorni scorsi, la direzione contattata dal Carlino aveva parlato di un solo residente deceduto risultato positivo al Covid, tutti gli altri invece "da accertare". "Si faccia subito chiarezza – chiude la Cgil – una volta per tutte.

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