capture 169 22042020 174731Il Coronavirus ha distrutto migliaia di posti di lavoro e altrettanti ne distruggerà nei prossimi mesi, verissimo. Però è altrettanto vero che chi vuol darsi da fare un impiego lo trova e che nei momenti di crisi fantasia e buona volontà fanno la differenza. Lo dimostra quello che sta succedendo in agricoltura, nella raccolta di meloni, pomodori, insalata, zucchine ecc ecc. In questi giorni un po’ tutti ne hanno parlato per l’allarme lanciato dal ministro Teresa Bellanova, “Mancano 250 mila lavoratori”, per la conseguente corsa alla regolarizzazione degli stranieri che dovrebbero colmare questo buco, ma anche per la richiesta, assolutamente condivisibile, di impiegare nel settore i percettori del reddito di cittadinanza.

Nessuno però dice che ci sono tantissimi italiani che hanno perso il lavoro che per percepire un reddito non aspettano un sussidio statale, ma si rimettono in gioco, in alcuni casi cambiando addirittura regione per lavorare nei campi. Ci segnala queste storie Openjobmetis, l’Agenzia per il Lavoro quotata in Borsa, che cerca  oltre 1.000 profili per il settore agroalimentare, in tutta Italia, per addetti alla raccolta di frutta e ortaggi e alla trasformazione e al confezionamento dei prodotti. Openjob offre un certificato che attesta la necessità dello spostamento per motivi lavorativi e propone colloqui telefonici, via Skype, o in videochiamata tramite WhatsApp.



“Per la raccolta dei meloni a Reggio Emilia – rivela a Libero Chiara Zonzin, responsabile della divisione agroalimentare di Open-jobmetis – si stanno candidando anche impiegati amministrativi, estetiste e parrucchieri. E non mancano i laureati. Ci sono arrivate da poco le richieste di due laureati in medicina dello sport”.

I compensi oscillano tra i 1.400 e i 1.700 euro lordi al mese ed alcune aziende hanno messo a disposizione degli italiani che cambiano regione gli alloggi che prima erano destinati agli immigrati. I nuovi arrivati, prima si fanno la loro quarantena obbligatoria e poi iniziano a lavorare. “Soprattutto in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - evidenzia la Zonzin - ormai facciamo più contratti agli italiani che non agli stranieri, mentre segnaliamo che il fenomeno sta iniziando a far presa anche al Sud, dove in Regioni come la Sicilia le richieste dei giovani italiani per i lavoro nei campi sono in costante crescita”.

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