Coronavirus, le saracinesche di tanti negozi aquilani sono abbassate da più di un mese. Chi si affida all'online, chi teme di perdere le vendite di stagione, chi è più ottimista. E poi: i ristoratori, le estetiste. Le voci raccolte dal Capoluogo

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Attività chiuse da più di un mese con le scadenze che incombono e gli affitti da pagare: i risvolti negativi del Coronavirus, una vera “mazzata” per i tanti commercianti e ristoratori aquilani che annaspano in attesa di riaprire

Con il lockdown prolungato al 3 maggio – fatte salve solo alcuni tipi di attività come quelle che vendono abbigliamento per l’infanzia, cartolerie e librerie, per le quali la riapertura sarà possibile a partire da oggi,  14 aprile – si spostano ancora di tre settimane avanti le speranze dei commercianti di tornare a lavorare, con l’avvio della cosiddetta “fase 2”.

Per i commercianti aquilani come in tutta Italia si tratta di parecchie settimane; alcuni erano tornati da poco in centro, scommettendo in un’altra ripartenza, quella successiva al terremoto del 6 aprile 2009.

Il Capoluogo ha voluto ascoltare la voce, in alcuni casi il grido disperato, di diversi commercianti presenti in città: che siano legati alla ristorazione, all’abbigliamento, all’estetica, sono tutti preoccupati dal prolungamento delle chiusure a causa dell’emergenza Coronavirus.

“La salute pubblica prima di tutto, ma dobbiamo anche pensare al dopo, alcuni di noi sono l’unico sostentamento per una famiglia e poi ci sono i mutui, le scadenze, le bollette e le utenze. Il Coronavirus è l’emergenza attuale, la crisi economica sarà quella successiva”, è il commento unanime.

 

truffe acquisti online

Coronavirus e negozi chiusi: la scelta di vendere online

“Alcuni di noi si sono organizzati in queste settimane con il commercio online, almeno chi aveva già qualche piattaforma attiva sui social”, spiega al Capoluogo una giovane imprenditrice aquilana presente in città con una sua attività posizionata all’interno di un centro commerciale, uno dei tanti che dopo il terremoto ha accolto chi ha dovuto lasciare il centro storico distrutto.

In questo periodo di emergenza per il Coronavirus sono diversi gli imprenditori aquilani che hanno usufruito della possibilità delle consegne a domicilio quantomeno per tenere in vita le loro attività, anche in occasione delle festività pasquali.

“Su tutte le circolari – spiega – c’era scritto che anche per evitare la diffusione del Coronavirus potevano restare aperte solo le attività che fornivano beni di prima necessità, però online è possibile fare qualunque tipo di acquisti. Una situazione che ci ha danneggiato moltissimo, anche perchè la consegna a domicilio devi essere equipaggiato, il contagio può diffondersi anche in questo modo!”.

La sua decisione quindi è stata quella di non spostarsi per vendere “porta a porta” ma solo attraverso i corrieri e quindi spedizioni prevalentemente fuori regione.

“Io non capisco come all’Aquila alcuni riescano ‘a cuor leggero’ a fare la consegna di magliette o orecchini: io non ci vado, non mi sembra una situazione in totale sicurezza. i corrieri sono equipaggiati a dovere, così come i postini. Soprattutto credo che in questo momento non ci sia anche la testa per certi tipi di acquisti. Risalire la china dal terremoto è stata tosta adesso si pongono una serie di domande importanti da mettere sul piatto quando ci consentiranno di riaprire”.

Questa giovane imprenditrice si chiede: “Cosa vuol dire fase 2? Non sappiamo in che tempistiche verremo reinseriti ma soprattutto le modalità con cui sanificare la nostra merce per evitare magari una ricaduta da coronavirus”.

E ancora: “Come funziona? È difficile fare una previsione, ogni volta dicono ‘riapertura graduale‘  fermo restando le condizioni dell’isolamento e delle restrizioni… Pensiamo un attimo alla grande distribuzione, a negozi come Zara o H&M, nel periodo di saldi hanno file nei camerini con gli abiti ammucchiati da tutte le parti… Nei negozi la gente entra anche solo per guardare, tocca, osserva, come ci dobbiamo comportare?”.

Un’altra questione da non sottovalutare è la merce ordinata prima dei saldi invernali, pagata e attualmente invenduta, perchè quando i negozi hanno chiuso a causa del Coronavirus era da cominciata la vendita della nuova collezione.

“Se tutto va bene – continua – se i contagi da Coronavirus diminuiranno e quindi ci fanno aprire a metà maggio abbiamo in tanti il primaverile invenduto, tutta merce che andrà ai saldi a meno che non cambino la regolamentazione dei saldi o nell’immediato si proverà  a buttare fuori con un’offerta tutto quello che abbiamo nei magazzini!”.

Tanti punti interrogativi insomma: “tutto dipende dal quando, da come saranno reali gli aiuti economici che hanno proposto. Se fai riaprire le attività ma la gente non la fai uscire cosa rimettiamo in moto?”.

Coronavirus e negozi chiusi, l’ottimismo: “ma chi ci ammazza a noi aquilani?”

“Appena riapriremo – spiega un altro commerciante aquilano – io penso che lavoreremo tutti tantissimo o almeno è quello che spero.Il mio negozio mi aspetta, sto andando ogni tanto perchè mi arrivano i corrieri, c’è posta da ritirare e alcune cose da sistemare”.

“Noi siamo aquilani resilienti ma adesso occorre fare qualcosa di concreto e di immediato, abbattendo la burocrazia». Al di là degli aiuti di carattere economico, il settore del commercio chiede strategie, opportunità di lavoro, progetti, la partenza immediata di opere infrastrutturali che muoverebbero da subito qualcosa”.

Noi abbiamo scelto di non fare consegne a domicilio, anche se ce lo hanno chiesto. Ci hanno detto di stare chiusi, quindi aspettiamo”.

In ogni caso, ottimismo a parte, per questo commerciante, “sarà difficile per qualcuno riaprire: anzi, sarà un’ecatombe. Tutti quanti abbiamo le scadenza di fine mese con i fornitori, con i fitti che sono stati pagati regolarmente. Io ho pagato tutto perchè avevo qualcosa da parte e c’è stata anche tanta comprensione da parte di alcuni fornitori che non hanno messo all’incasso gli assegni ma chi non ha una liquidità alle spalle come fa? Non prendiamoci in giro: le banche i soldi non li danno, se non con delle garanzie e comunque a chi già ha una base”.

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Coronavirus, la mazzata ai ristoratori

Dal commercio alla ristorazione, categoria “a rischio”, in quanto sembrerebbe che sarà l’ultima a riaprire i battenti e comunque a contagi “azzerati”.

La situazione è tragica – spiega un ristoratore aquilano – il problema che mi pongo ora è come farò a recuperare questo periodo di stop e quindi tutti i pagamenti che avrei potuto sostenere tranquillamente con il frutto del lavoro di un mese.  Un altro problema per la mia categoria sarà capire come riapprovvigionarsi di tutte le materie prima dopo 2 mesi che non hai lavorato e per chi ce l’ha come pagare il personale…”

Anche per lui l’aiuto momentaneo è arrivato da qualche fornitore che ha deciso di non incassare gli assegni, “c’è stata tanta comprensione ma non da parte di tutti, qualcuno è stato irremovibile e rischio a questo punto un protesto in banca. Ho chiesto intanto la sospensione del mutuo ma comunque ci saranno gli interessi mutuati e quindi la rata in ogni caso aumenterà. Speriamo che le misure adottate dal governo siano efficaci e che davvero ne potremmo trarre beneficio”.

Coronavirus, l’estetista: situazione tragica

A parlare è una giovane imprenditrice del settore estetico, che da poco si era messa in proprio con la sua attività dopo tanti anni di gavetta anche “sotto padrone”.

“La situazione è tragica perché in fin dei conti ci hanno ‘mollato’ senza nessun tipo di garanzia di aiuto, calcolando che è passato un mese ancora non sappiamo di che morte moriremo con la mia categoria”, spiega al Capoluogo.

“Ancora non abbiamo capito, confrontandoci anche con altre colleghe, come funzionerà a seguito dell’emergenza Coronavirus  per estetiste e parrucchieri. Il nostro è un lavoro che ti mette a contatto anche fisico con i clienti per alcuni trattamenti come cerette, massaggi o manicure, siamo quelli un po’ più a rischio. Era necessario chiudere per il Coronavirus, adesso sarà indispensabile mettersi a norma con guanti e mascherine a lavoro, che io uso da sempre per una questione di igiene“.

Ho un finanziamento, per ora sono riuscita a pagare tutto, gli affitti non sono stati bloccati se non appellandosi l buon cuore del padrone del locale. Se avessero bloccato affitti e bollette non ci saremmo potuti lamentare ma non possiamo pretenderlo, qualcuno in questo momento con il nostro affitto ci campa una famiglia perchè a sua volta è fermo a causa del Coronavirus”.

In conclusione, “a fare un calcolo delle perdite non è indifferente. Avevo cominciato a respirare adesso che avevo ammortizzato le spese per l’apertura e stavo cominciando a marciare”.

di per www.ilcapoluogo.it