capture 184 23042020 121122I tedeschi ci odiano perché malgrado tutti i nostri difetti siamo più ricchi di loro. E va bene. Ma gli olandesi? Perché il premier Mark Rutte e il suo fedele ministro delle Finanze Wopke Hoekstra si ostinano a non voler sganciare un euro all' Italia attraverso i coronabond? Semplice, abbiamo meno debiti. Impossibile, direte voi. In effetti, messa così l' affermazione sembra poco credibile. Basta digitare la parola debito su Google per scoprire quello che non è un segreto: il nostro rosso di bilancio è al 136 e rotti per cento del pil, il loro supera di poco il 47. Meno della metà. Se l' occhio si sposta dalle casse pubbliche alle tasche delle famiglie, però, il panorama cambia. E non di poco.

C' è chi dà la colpa alla voracità delle banche, chi alla scarsa lungimiranza degli olandesi. Sta di fatto, però, che nella terra dei tulipani il debito privato complessivo ammonta, dati Bankitalia di qualche mese fa, al 266% del pil. Volete sapere il nostro?

Quello in capo alle famiglie è al 41,3%, quello delle imprese al 68,9%. Adesso siamo noi che non raggiungiamo neanche la metà della somma. Dov' è il trucco? Forse è una questione di stipendi. Gli olandesi hanno tanti debiti perché hanno molte entrate. E allora andiamo a vedere qual è il rapporto tra le pendenze da restituire a istituti di credito e finanziarie e il reddito lordo disponibile delle famiglie. Attenzione, perché qui le cifre sono clamorose. Secondo i dati relativi al terzo quadrimestre del 2019, meticolosamente raccolti dalla Bce e dalla Commissione europea, la percentuale in Olanda è del 220%. Ed ecco la nostra: un misero 55% per cento. Il calcolo, ricordandosi qualche tabellina, può essere fatto ad occhio, i debiti privati dei cittadini dei Paesi Bassi sono più di quattro volte quelli degli italiani.

 

ALCOL E DONNE
Se glielo andate a dire a Rutte e Hoekstra vi diranno che è un dato di poca importanza, un orpello statistico che non sminuisce le loro virtù, né allevia le nostre colpe. E, soprattutto, che non modifica di una virgola il principio secondo cui il disciplinato Nord Europa non può regalare quattrini a chi, come ebbe a dire l' ex presidente dell' Eurogruppo, l' olandese Jeroen Dijsselbloem, «spende tutti i soldi in alcol e donne».

Eppure, l' anomalia dell' Olanda, che nel Vecchio continente è battuta nel suo record negativo solo dalla Danimarca, non è passata inosservata alle istituzioni internazionali. Secondo gli esperti del Fondo monetario internazionale, che definiscono quello degli olandesi il secondo debito privato al mondo tra i Paesi Ocse, l' alto livello di mutui e prestiti contratti limita la capacità delle famiglie di evitare un calo dei consumi di fronte ad uno choc economico. E costituisce una bomba ad orologeria per l' intero sistema bancario. A nulla sono serviti gli allarmi lanciati a più riprese dall' European systemic risk board. E neanche gli avvertimenti della stessa Banca centrale olandese, secondo cui «le ponderazioni del rischio assegnate ai prestiti ipotecari olandesi sono tra le più basse della Ue». E questo aumenta enormemente il «rischio sistemico». In altre parole, nei Paesi Bassi si ottengono prestiti troppo facilmente e le famiglie si sono lasciate prendere la mano: ci sono quasi 720 miliardi di euro in mutui rispetto ai 380 dell' Italia.

SPENDACCIONI
Insomma, spendaccioni, poco accorti e sull' orlo del baratro. Sono questi che, con lo zampino non trascurabile di Angela Merkel, stanno tenendo in scacco l' Europa. E che domani faranno saltare l' ennesimo vertice Ue per fronteggiare l' emergenza pandemica. È infatti già chiaro che la riunione dei ventisette leader Ue non riuscirà neanche stavolta a chiudere la partita. L' unico accordo possibile è quello sul fondo per il rilancio dell' economia (il recovery fund), ma solo in linea di principio: dimensioni finanziarie, uso delle risorse, ruolo delle garanzie degli Stati e durata dello strumento andranno negoziati nelle prossime settimane nel quadro della nuova proposta di bilancio al quale il fondo sarà strettamente collegato.

La presidente von der Leyen presenterà la proposta con tutta calma il 29 aprile. Di fatto, quindi, non si discuterà di emissioni di debito mutualizzato, ma di bond comunitari sulla scia di quanto la Commissione già fa da tempo. In sostanza, si tratta del piano B francese che corrisponde, manco a dirlo, al piano A tedesco-olandese.