capture 200 24042020 122238La Regione Emilia Romagna è seconda per numero di decessi in assoluto dopo la Lombardia, in testa in proporzione agli abitanti. Gli operatori: «Ci obbligavano a togliere le mascherine». Ma i dirigenti attaccano i lavoratori.

Solo tre esempi ma la lista sarebbe lunghissima.

La Procura di Bari ha aperto una indagine esplorativa sulle residenze per anziani del territorio provinciale nelle quali, fino a questo momento, si sono verificati decessi e decine di contagi di coronavirus tra gli ospiti e anche tra il personale. Il fascicolo, senza indagati né ipotesi di reato, è coordinato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi. Gli accertamenti sono delegati ai carabinieri del Nas che stanno acquisendo documentazione in quattro strutture dell’area metropolitana e negli uffici della Asl di Bari, incaricata dei tamponi. In particolare l’attenzione degli inquirenti è al momento concentrata sul centro per anziani Don Guanella e sulla Rssa Villa Giovanna di Bari, sul centro Nuova Fenice di Noicattaro e sul centro di riabilitazione Giovanni Paolo II di Putignano. I pm vogliono accertare se siano state rispettate le misure di prevenzione e di sicurezza sanitaria per evitare la diffusone del contagio e se il personale era dotato di adeguati dispositivi di protezione individuali.

 

Epidemia colposa e omicidio colposo.
Sono queste le ipotesi di reato sulle quali la procura di Enna ha aperto un fascicolo contro ignoti riguardante la vicenda dell’Oasi Maria Santissima di Troina. All’istituto di ricerca e cura, che ospita 160 pazienti e nel quale lavorano 150 operatori, sono 102 i ricoverati contagiati e 60 i lavoratori sanitari anch’essi contagiati, mentre 4 sono già le vittime del coronavirus tra gli ospiti disabili.
La polizia giudiziaria, incaricata dal procuratore di Enna, Massimo Palmeri, ha depositato, stamani, una informativa conoscitiva sulla vicenda. Nella struttura la Regione ha inviato un commissario per l’emergenza e sono arrivati i medici dell’esercito. Si attende ancora l’esito di circa 190 tamponi.

Tutto chiuso a partire dal 14 aprile 2020. Siamo di fronte all’Istituto Auxologico di Milano, una delle strutture private che rappresentano l’eccellenza della Sanità lombarda, dove, secondo una ricostruzione del Corrire della Sera, nel corso dell’emergenza coronavirus Sars-Cov2, si sono registrati 50 decessi su un totale di 150 ospiti della residenza per anziani superlusso del complesso; in pratica un paziente su 3 è morto.Dalla struttura bocche cucite sull’accaduto, parla però il cartello affisso sui cancelli di via Mosé Bianchi, 90 a Milano che recita “Chiusura totale”. E soprattutto parlano quei 50 morti che si aggiungono alla lunga lista delle persone anziane, ospiti delle Rsa lombarde, le residenze per anziani – come il Pio Albergo Trivulzio, o il Don Gnocchi o ancora la Sacra famiglia – che si sospetta abbiano perso la vita proprio a causa della pandemia di Covid-19.”Medici e dipendenti – scrive il Corsera – ripetono che gli ambulatori sono rimasti aperti per settimane dopo l’inizio dell’epidemia e che s’è continuato a lavorare senza protezioni”.Poi le colonne del quotidiano riportano la testimonianza di un familiare”Quando le cose sono iniziate a precipitare, è stato sempre più difficile avere informazioni – si legge – nessuno rispondeva al telefono, abbiamo passato giorni di angoscia. A un certo punto hanno detto: Trattiamo tutti come Covid, stiamo facendo spostamenti, isolamenti. Poi abbiamo saputo che avevano iniziato a fare i tamponi, e quando mi ha chiamato una dottoressa, le ho chiesto: Mia madre è positiva?. No, è morta”.

Purtroppo lo scoppio di un’epidemia in un luogo chiuso dove concentri decine e decine di anziani è quasi inevitabile. A meno di impedire ogni contatto con l’esterno. Sono i soggetti a rischio, e se li metti tutti insieme, il risultato è quasi scontato.

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