capture 062 07052020 172631L’avvocato Carlo Taormina Una denuncia è stata presentata contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo la polemica scoppiata per le dichiarazioni del consigliere del Csm Nino Di Matteo nel corso della trasmissione ‘Non è l’Arena’ sulla sua mancata nomina a capo del Dap nel 2018 da parte del Guardasigilli, una scelta che sarebbe stata condizionata da alcune esternazioni in carcere di mafiosi detenuti che temevano la sua nomina.

Taormina nella denuncia sporta in una stazione dei carabinieri di Roma, ritiene che «sia necessario stabilire per quale ragione e su indicazione di chi il ministro Bonafede decise di nominare il magistrato Basentini a capo del del Dap e si tratta anche di stabilire – si legge nella denuncia – quali interconnessioni vi possono essere con le recenti e numerose scarcerazioni di boss mafiosi».

Secondo Taormina «appare inevitabile che la questione debba essere giudiziariamente affrontata e che l’autorità giudiziaria disponga già di tutti gli elementi per l’attivazione di un procedimento penale nei confronti del ministro Bonafede con riferimento al reato ministeriale di favoreggiamento di organizzazioni mafiose ovvero concorso esterno” per “far conseguire ad esse vantaggi carcerari relativi ad appartenenti alle associazioni o capi».

 

Per l’avvocato, «l’autorità giudiziaria dovrà farsi carico di accertare al fine di eliminare ogni possibile ombra se l’operazione diretta ad allontanare Di Matteo dalla direzione del Dap non implicasse una trattativa del Ministero della Giustizia con persone o esponenti mafiosi, così consumando reati ministeriali che non intendo nominare ma tanto noti alle cronache politiche e giudiziarie di cui proprio Di Matteo è stato protagonista dai banchi dell’accusa».

Taormina chiede quindi all’autorità giudiziaria «di procedere a tutti i rigorosi accertamenti del caso onde stabilire se Di Matteo sia un diffamatore o un destabilizzatore delle istituzioni ovvero se Bonafede abbia risposto a istanze non rigoriste nei confronti della mafia carceraria, salvo a dover prendere semplicemente atto della sua inadeguatezza istituzionale».

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