capture 070 08052020 121231Un rapporto dell'Interpol del 2016, sempre però attuale, parla di almeno sei miliardi di euro di guadagni per le associazioni criminali: quello dei migranti è un affare con cifre sempre più da capogiro

Si parla spesso di come quello dell’immigrazione è, in primo luogo per le organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi della speranza, un business redditizio ed in grado di far guadagnare prestigio e potere ai gruppi che immettono nel Mediterraneo decine di barconi.

Ma, effettivamente, quanto vale l’aberrante traffico di esseri umani tra Africa ed Europa? L’Agi di recente riporta una nota dell’Interpol del 2016 ritenuta però attuale ancora oggi: secondo gli inquirenti che allora provano a quantificare il reale guadagno delle associazioni criminali, la cifra ha parecchi zeri. Si parla, in particolare, di sei miliardi di Euro.

È il fatturato trimestrale di una multinazionale come Starbucks, si fa notare sull’Agi, quello dell’immigrazione clandestina è un business capace di generare un’economia criminale in grado di abbracciare più paesi, più ambiti ed attrarre di conseguenze sempre più adepti.

Anche perché è proprio quest’ultimo aspetto a preoccupare maggiormente: in una Libia senza Stato e con una popolazione senza prospettive, così come in diversi strati delle società di altri paesi africani dove la povertà appare sempre più dilagante, quello di entrare nel circuito della gestione dell’immigrazione clandestina è un’attrattiva con pochi eguali.

 

I gruppi criminali che da anni tengono in piedi questo disumano business, sono del resto molto collaudati ma hanno bisogno di ogni genere di “manovalanza”: da chi fornisce documenti falsi a chi gestisce i centri dove vengono rinchiusi i migranti, passando per coloro che materialmente devono guidare le carovane lungo il deserto o fare da guardiani alle barche preparate sulle spiagge delle partenze.

Una vera e propria rete che parte dal paese di partenza del singolo migrante, per arrivare in Libia e financo poi in Italia, dove i gruppi criminali godono di appoggi e manovalanza all’interno di alcune comunità africane.

Un’organizzazione tanto precisa quanto spietata, che si mantiene grazie a guadagni che a volte superano anche il Pil semestrale di intere regioni africane. Questo dà ai gruppi criminali la possibilità di ramificarsi anche nelle istituzioni di alcuni paesi del vecchio continente, parte dei guadagni viene infatti anche investita nella corruzione di funzionari pubblici o di addetti alle frontiere.

Ma, è la domanda a questo punto che esce fuori automaticamente, da dove arrivano questi guadagni a più zeri? La risposta risiede in primo luogo nel numero di coloro che ogni anno intraprendono i viaggi dall’Africa verso l’Europa: più migranti ovviamente ci sono, più soldi entrano nelle casse dei criminali. Ma non è soltanto il costo del viaggio in sé a permettere ai trafficanti di guadagnare: i migranti infatti sborsano, in media, circa 800 Euro a testa per percorrere la tratta dalle coste nordafricane all’Italia.

Poi vi sono i soldi che occorrono per pagare la traversata nel deserto, che costa in media dai duemila ai tremila Euro, sempre per ogni migrante. In più, tutti i servizi durante il viaggio devono essere pagati dagli stessi migranti: dal cibo da portare sul barcone, passando anche per il semplice giubbotto di salvataggio da indossare mentre si attraversa il Mediterraneo.

Ecco quindi che, complessivamente, il viaggio può arrivare a costare circa seimila Euro. Costi enormi per ogni singolo migrante, che invece per le organizzazioni criminali si traducono in ricavi altrettanto enormi.

Un business che genera un giro di soldi che appare anche sempre più semplice da gestire, in quanto le “strutture” organizzative messe in piedi dalle organizzazioni criminali sono oramai sempre più collaudate dopo tanti anni di esperienze maturate sul campo.

La tratta di migranti dall’Africa all’Europa, non genera solo soldi ma anche prestigio e potere per i cartelli che hanno in mano questo criminale affare, soprattutto in una Libia rimasta senza alcuna vera istituzione. Debellare questo business non è impossibile, ma è difficile e soprattutto non sembra in questo momento in cima alle preoccupazioni dei responsabili sia africani che europei.

di Mauro Indelicato per www.ilgiornale.it