Che rischi corrono i consumatori se mangiano pane e pasta prodotti con grano di provenienza estera coltivato in modo intensivo con contaminanti e pesticidi. Come vengono salvaguardati i produttori di grano italiano?
Sono stati questi gli argomenti affrontati durante l'articolato e partecipato convegno che ho promosso sabato scorso, 11 marzo, a Genzano di Lucania.
L'iniziativa, che aveva come tema: "Mercato del grano in Italia, Puglia e Basilicata. Politiche europee, sicurezza alimentare e sanità pubblica", ha visto la partecipazione di autorevoli esperti del settore e di specialisti del mondo accademico che si occupano di alimentazione e salute pubblica, nonché la presenza di produttori agricoli lucani e pugliesi.
Particolare attenzione è stata data all'importazione di grano duro proveniente dal Canada, che è il più grande produttore di grano al mondo. E’ un grano - è stato detto in vari interventi - che non dovrebbe essere dato nemmeno agli animali, perché è pieno di micotossine, in quanto è stato fatto maturare artificialmente con l'utilizzo di pesticidi come il glifosato. Un'assurdità che ha portato il grano nei Paesi freddi dove la neve lo fa crescere avvelenato dalle muffe, a discapito del grano duro di alta qualità maturato grazie al caldo sole delle regioni italiane del Sud.
La presenza di micotossine e di glifosato nel grano rappresenta un serio rischio per la salute pubblica dei consumatori, ancor di più se riferita ai più giovani ovvero ai bambini con età inferiore a tre anni. Gli italiani assumono quantità di micotossine superiori a qualsiasi altro consumatore europeo, perché consumano fino a 30 chili di pasta all'anno, contro i 5-6 chili di pasta consumata dei cittadini europei. La soglia di 750 ppb (quantità di sostanza nociva) per noi italiani, soprattutto per chi vive nel Sud Italia, è tossica e bisognerebbe invocare il principio di precauzione, così come è previsto dalle normative europee.
Grano buonoSu questa specifica questione ho detto che il M5S Europa si sta battendo anche per il grano, affinché venga applicato il principio di precauzione e cioè l'obbligo che non si possa mettere in commercio un prodotto se ci sono dubbi che riguardano la salute dei cittadini. Negli Stati Uniti, in Canada, in Cina non viene applicato il principio di precauzione e i prodotti possono essere commercializzati fin quando non viene dimostrato che siano dannosi. Purtroppo, la Ue ha siglato un trattato commerciale chiamato Ceta che consente al Canada di esportare prodotti agricoli, e quindi anche il grano duro trattato con i pesticidi. Rispetto all'utilizzo del glifosato, - ho spiegato - che viene utilizzato per il grano non italiano, in quanto la Ue, essendo condizionata dal potere delle lobby, sta prendendo tempo nonostante lo Iarc, l'Agenzia per la ricerca sul cancro, abbia detto che probabilmente il glifosato può provocare tumori. Entro il 2017 si dovrà esprimere l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, e solo dopo verrà presa la decisione definitiva. Inoltre, per offrire ai consumatori più informazioni possibili, il M5S ha chiesto che ci sia l'obbligo di etichettatura della provenienza per tutti i prodotti, a partire dalla pasta e dalle farine. Le aziende, però, non vogliono che ciò avvenga perché dovrebbero sottostare a più controlli e sostenere costi aggiuntivi.
Che dovrebbe fare, allora, la grande industria della pasta? Dovrebbe - è stato evidenziato nel corso del convegno - fare quello che è stato fatto per l’olio di palma: e cioè dichiarare di non volere più alcun tipo di residuo di micotossine nella pasta, a prescindere dalle soglie stabilite per legge. Oltre poi a indicare l’origine del grano. Se è italiano bisogna dire che è italiano e da dove arriva; se è estero, bisogna scrivere in etichetta che è grano estero, indicando da quale Paese del mondo arriva.
Non a caso - è stato sottolineato - la dieta mediterranea è iscritta nelle liste del patrimonio mondiale dell’umanità e tra i suoi pilastri portanti vede inclusi proprio la pasta e il pane di qualità: cibo quotidiano per i nostri bambini e per le nostre famiglie.
E' pertanto inaccettabile - hanno precisato i rappresentanti dei produttori lucani e pugliesi presenti al convegno - che il grano duro canadese venga fatto passare come grano italiano. Grazie a questi raggiri, il prezzo del grano duro del Sud Italia è basso a fronte di una domanda molto sostenuta. La produzione di grano duro canadese, quest’anno, si attesta sui 7-8 milioni di tonnellate. Di questa produzione, solo il 10% rientra nella cosiddetta prima classe (ovvero un prodotto di alta qualità). Nel 2015 l’Italia ha importato 2 milioni e 372 mila tonnellate di grano duro e ne ha esportato 435 mila tonnellate. Come si può notare il saldo, per il nostro Paese, è sempre negativo. Da questi numeri viene fuori un paradosso: l’Italia importa grandi quantitativi di grano duro, ma non fa nulla per potenziare la produzione del grano duro nel Sud Italia (Puglia, Sicilia, Basilicata in primo luogo) che è considerato, sotto il profilo della qualità, uno dei migliori del mondo.
Ma alle industrie della pasta non interessa il grano duro buono. Interessa il grano duro con un’alta percentuale di glutine: perché un’alta percentuale di questa sostanza proteica riduce i tempi di essiccazione e abbassa i costi di produzione.
Durante il convegno è intervenuto anche il deputato pugliese del M5S Giuseppe L'Abbate, membro della Commissione Agricoltura. L'Abbate ha presentato la proposta di legge del M5S depositata alla Camera dal titolo “Disposizioni concernenti l’etichettatura delle farine di grano duro non raffinate o integre e dei prodotti da esse derivati e misure per la promozione della loro vendita e del loro consumo”.
Gli altri relatori intervenuti al convegno sono stati: il prof. Ruggiero Francavilla dell'Università di Bari, su "La sicurezza alimentare nel bambino: il problema delle micotossine nel grano"; la dottoressa Alba Capobianco, oncologa presso l'ospedale Crob di Rionero (Potenza), su "Il mercato del grano: è in pericolo la nostra salute?"; il dottor Andrea Di Benedetto, agronomo e micologo su "I tossici del grano attuale e la dieta mediterranea"; Saverio De Bonis, presidente dell'associazione GranoSalus di Foggia, su "Il mercato del Grano nel villaggio globale".

di Piernicola Pedicini  da Facebook

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