capture 031 13052020 155338Di fronte ai fallimenti del governo Conte è ora che il Quirinale faccia sentire la sua voce

Ma in tutto ciò, Sergio Mattarella? Nella formula “tutto ciò” è possibile, se non doveroso, racchiudere l’insieme dell’inerte agonia che sta vivendo la controfigura del governo italiano. Dall’incresciosa gestione del fantasmatico “decreto aprile” che avrebbe dovuto rimpannucciare le voragini economiche inevase dai precedenti provvedimenti, all’umiliante gestione comunicativa del caso Aisha-Silvia Romano, esibita come un trofeo istituzionale e lasciata disgraziatamente in pasto alle tifoserie mediatiche più accanite; passando per il sempre più insostenibile cumulo di contraddizioni interne alla maggioranza che rendono l’esecutivo ostaggio di veti incrociati e personalismi di bassissimo conio (su tutti quello dell’inquilino di Palazzo Chigi).

Se l’inventario delle inadempienze sta colmando le pagine dei giornali e dei siti pur generalmente corrivi rispetto all’esperimento giallorosso, l’attitudine al silenzio del Quirinale diventa invece oggetto di curiosi retroscena che rappresentano il capo dello Stato come una sorta di polizza assicurativa sia contro un eventuale voto anticipato – a dire il vero non semplice, nella convalescenza nazionale da Covid-19, ma neppure inimmaginabile se si dovessero aprire a breve le urne per le regionali – sia come un convinto deterrente a eventuali manovre parlamentari per modificare l’assetto della maggioranza. In campo, ormai è noto, vi sarebbero due ipotesi: il così detto “governo Ursula”, dal nome della presidentessa dell’Eurocommissione eletta da una maggioranza liberal-popolar-socialista, che in Italia s’incarnerebbe nell’ingresso di Forza Italia come rimpiazzo dei pentastellati indisponibili; oppure un governissimo sotto la diretta tutela quirinalizia, con un uomo di fiducia alla presidenza del Consiglio (da Mario Draghi in giù) e un pezzo maggioritario dell’arco costituzionale a far da contrafforte nelle Camere. Per quanto acrobatiche possano apparire, entrambe le prospettive hanno una loro consistenza al cospetto dello stallo penoso al quale stiamo assistendo sul limitare della più grave depressione economica, civile, morale e finanziaria della storia repubblicana.

 

Tanto basta per domandarsi se Mattarella abbia o no in mente di prendere una posizione forte al riguardo. Anche senza voler aggiungere retroscenismo a retroscenismo, limitandoci qui a raccogliere la voce fededegna di una crescente e “attiva” preoccupazione serpeggiante al Quirinale, ci domandiamo se all’Italia non convenga che il capo dello Stato si pronunci con nitore sull’insostenibilità della situazione. Che batta un colpo, insomma, come usa dire in queste circostanze, per sollecitare l’infelice amalgama di maggioranza a rilanciare con tempestività la propria iniziativa politica ovvero a prendere atto del sopraggiunto fallimento. Piuttosto che tacere, prestandosi controvoglia alle più fantasiose e amletiche ricostruzioni giornalistiche, è sperabile che Mattarella s’intesti un ruolo di supplenza mettendo il governo e il Parlamento di fronte alla responsabilità di rispondere con chiarezza ed energia alle esigenze lancinanti degli italiani flagellati dagli effetti della pandemia. Se il governo Conte, fatte salve alcune rarissime eccezioni, è ancora quello che abbiamo visto all’opera nella Fase 1, nonché quello non visto all’opera nella Fase due, è inimmaginabile che possa essere lo stesso governo tenuto a salvare la Nazione dalla bancarotta.

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