capture 112 19052020 104648L’emozione di chi ce l’ha fatta, nonostante l’assenza di aiuti e i clamorosi ritardi nelle linee guida. Ma anche la rabbia di chi non ha potuto, perché particolarmente abbandonato a se stesso o letteralmente dimenticato. Il primo giorno della Fase 2 non è stato solo festa in giro per l’Italia, come dimostrano le proteste di due città simbolo: la Capitale e Milano.

Serrata e proteste intorno a San Pietro

A Roma, oltre alla contestazione dei commercianti di Ostia a Virginia Raggi, in apertura della Fase 2 si è registrata un’altra protesta eclatante. Nell’area intorno a San Pietro hanno lasciato le saracinesche abbassate e sono scesi in piazza gli esercenti di “circa 150 attività classificate come esercizi di vicinato, la cui sopravvivenza è strettamente legata al turismo religioso, oggi equivalente a zero”. “Qui siamo allo scontro sociale”, ha avvertito Giulio Anticoli, presidente dell’associazione Botteghe Storiche. “Il fondo di garanzia è uno strumento che ci fa indebitare ulteriormente. Qui – ha aggiunto – è in corso una guerra fra poveri: noi contro i nostri creditori. Manca una visione illuminata. Ma se muoiono le imprese, muore il Paese”. Tra le misure contestate anche gli orari differenziati decisi dal sindaco per evitare intasamenti in città, ma poco rispondenti alle reali esigenze dei negozianti. Tra richieste al governo, invece, “proroga della Cassa in deroga per i dipendenti; codice Ateco in riconoscimento della valenza turistica dei nostri esercizi”, ha spiegato poi Ilaria Bussiglieri, presidente dell’Associazione commercianti via della Conciliazione, a cui sono associate anche le attività di piazza San Pietro, Porta Angelica e Borgo Pio.

 

Fase 2: ambulanti in piazza a Milano

A Milano, invece, dopo le proteste dei ristoratori dei giorni scorsi, sono stati gli ambulanti a farsi sentire maggiormente. “Senza soldi, senza speranza, senza futuro: governo assassino”, hanno scandito nel corso della manifestazione sotto Palazzo Marino, alla quale hanno partecipato in centinaia, tutti con la mascherina. In piazza è stato anche srotolato uno striscione con un “avvertimento” al sindaco Sala. “Caro sindaco, oggi qui in pace domani chi lo Sto arrivando!”, vi si leggeva con la firma “Invisibili”.

“Oggi hanno riaperto tutti: le vie dello shopping, i centri commerciali. Noi non si capisce perché siamo discriminati. È incredibile, è razzismo commerciale, siamo esclusi da tutto”.”Sono finiti i soldi. Il sindaco si deve vergognare. Non abbiamo stipendi d’oro come questi qua. Viviamo di lavoro, con 60 euro al giorno e questi ci hanno dissanguato perché hanno interessi personali”, ha spiegato uno dei manifestanti.

FdI dalla parte degli “italiani dimenticati”

“Ci sono ancora troppi italiani dimenticati, a cui non viene data possibilità di lavorare pur nel rispetto delle prescrizioni e a cui non viene dato alcun sostegno economico”, ha commentato l’eurodeputato di FdI, Carlo Fidanza, che ha portato la solidarietà del partito agli ambulanti milanesi. “Pensare che centinaia di migliaia di micro-imprese a conduzione familiare possano andare avanti con 600 euro, che spesso non sono nemmeno arrivati, è una follia. Bisogna intervenire anche per annullare tasse e balzelli di varia natura, a cui ovviamente questi autonomi non possono fare fronte”, ha aggiunto Fidanza, spiegando che “Fratelli d’Italia sostiene le rivendicazioni della categoria e si muoverà in ogni sede per dare loro voce”.

di Federica Parbuoni per www.secoloditalia.it