reddito cittadinanza minimoDopo la prima proposta di Sel, sono stati i Cinque Stelle a fare del reddito minimo una bandiera. E, anche se non moriremo finlandesi, di certo ora ci pensano un po’ tutti. Nell’Italia dell’arte di arrangiarsi l’idea di un sussidio universale e incondizionato sconta un pregiudizio culturale ex ante. E anche sulla sua efficacia gli esperti restano divisi. C’è chi sostiene che, oltre a pesare sui bilanci, il reddito di base avrebbe effetti depressivi sull’economia e disincentiverebbe la ricerca di un impiego. Ma c’è anche chi pensa l’esatto contrario, vale a dire che i meccanismi di inclusione che si innescherebbero aiuterebbero sia la ripresa che il mercato del lavoro. Fatto sta che aumento della precarietà e crisi del ceto medio hanno riacceso il dibattito anche dalle nostre parti. Costringendo tutti gli attori politici, pur se tra distinguo e formule spesso ambigue, a posizionarsi.

Intanto va detto che il “reddito di cittadinanza”, quello dell’esperimento finlandese di cui si parla in queste pagine, in Italia sembra non volerlo nessuno. Anche le proposte più hard in tal senso subordinano il sussidio a precise condizioni. E perfino il Movimento 5 Stelle, che sul tema si è mosso con largo anticipo, dopo una partenza col botto – mille euro per tutti – oggi lega il reddito minimo alla soglia di povertà e all’accettazione della terza proposta di lavoro (al massimo).

Ai pentastellati va comunque il merito di aver colto con anticipo l’importanza strategica della questione e di aver saputo imporla
Reddito cittadinanza in Europa nel discorso pubblico. Più di quanto sia riuscita a fare Sel, che fin dal 2011 aveva preso iniziative sul tema, riassumendole in un ddl depositato in Parlamento nel 2013, pochi giorni prima di quello dei Cinque Stelle: 600 euro per chi sta sotto i 7.200 euro l’anno, costo complessivo 23 miliardi a fronte dei 15 miliardi necessari al nuovo welfare immaginato dal Movimento (fonte Istat). Entrambe le proposte non possono definirsi reddito di cittadinanza in senso stretto, ma sono comunque universali e permanenti, a differenza di quella low budget (due miliardi) depositata da alcuni esponenti del Pd a inizio legislatura, che  ha carattere temporaneo e interessa una platea più ristretta.

Anche se nessuna di queste proposte arriva in aula, con il farsi cronico della crisi il tema rimane sottotraccia. Anzi, il movimento a sostegno del reddito minimo cresce nella società civile. Il presidente dell’Inps Tito Boeri, per esempio, sembra non disprezzare l’idea, tanto da “rovesciarla” con la recente proposta di un sussidio per gli over 55 indigenti.

.........................

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna