GENOVA - "Dall’inizio di questa settimana c’è stato da noi un solo ricovero per Covid-19 e in tutto l’ospedale abbiamo circa 50 persone positive mentre nel momento peggiore dell’emergenza siamo arrivati ad averne ricoverate in un solo giorno 370". Così il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, traccia un bilancio dei primi 18 giorni di fase 2.

Sul fatto che il virus stia diventando effettivamente meno aggressivo la comunità scientifica ha diverse opinioni. Bassetti è stato tra i primi a dire che qualcosa era cambiato pur con le cautele del caso.

“Gli ultimi pazienti che dal pronto soccorso sono andati in terapia intensiva intubati risalgono a quattro settimane fa – spiega Bassetti – chi ha visto il virus da vicino e l’ha guardato in faccia come me ha la sensazione che ci sono meno casi e quei pochi che arrivano sono meno gravi e questo è un dato di fatto non un opinione, se questo legato al fatto che il virus ha mutato ce lo potranno dire solo i laboratori di virologia ma questa è la realtà che viviamo noi oggi”.

“Bisogna tornare a una vita normale – spiega Bassetti - perché ci stanno tornando tutti come i tedeschi e gli spagnoli e non possiamo essere i primi ad aver chiuso e gli ultimi ad aprire ovviamente lo dobbiamo fare in sicurezza”.

“Giorno dopo giorno stiamo continuando a vedere i danni del lockdown – sottolinea Bassetti - che forse sono maggiori di quelli che potrebbe avere causato il virus: abbiamo danni economici, sociali, psicologici e sanitarie perché noi in questi tre mesi ci siamo dimenticati di tutti gli altri, oggi noi abbiamo una lista arretrata di visite prenotate, visite ambulatoriali che dobbiamo necessariamente fare perché il nostro dovere è curare tutti quindi. Oggi sembra che il covid si sia preso tutto e per un certo periodo è stato così ora è venuto il momento di dare importanza anche a tutte le altre patologie”.

Bassetti da settimane ripete che con il Covid-19 dobbiamo imparare a conviverci e che l’estate non farà sparire ‘magicamente’ il virus. In vista dell’autunno c’è da preoccuparsi?

“Mi preoccupo nel momento in cui non conosco ed ero molto preoccupato quando è arrivato perché ci eravamo fatti delle idee che probabilmente erano diverse da quello che poi è arrivato - conclude - oggi questo virus lo conosciamo e siamo più preparati quindi se per caso dovesse tornare a settembre io sono convinto che con i tamponi, la sierologia, i reparti che non verranno smantellati mi sento più tranquillo certo è una eventualità che potrà capitare”.

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