capture 281 01062020 104825Un problema centrale, forse il problema centrale americano è la differenza nei tassi di criminalità razziali. E’ interessante analizzarlo, perché ci permette di capire quale società i nostri politici hanno in mente per noi.

Stimare i tassi di criminalità di gruppi razziali è semplice naturalmente, basta analizzare il tasso di arresto. Ma gli antirazzisti hanno gioco facile ad accusare la polizia di “razzismo”, rovesciando sulla discriminazione del sistema di controllo, i motivi dell’enorme disparità razziale negli arresti. Dicono: se la polizia ha più (o meno) predisposizione ad arrestare un criminale di una determinata razza, il tasso di arresto tenderà a sovrastimare (o sottostimare) il vero tasso di criminalità di quel gruppo razziale.

Per capire se questa tesi è vera ed infici le statistiche, i ricercatori hanno confrontato il numero di delinquenti denunciati dalle vittime in base all’identità razziale, con il numero di quelli effettivamente arrestati dalla Polizia. Non trovando alcuna differenza significativa, indipendentemente dal fatto che la vittima fosse bianca o nera.

 

Questo suggerisce che, benché il razzismo può esistere nella polizia (come in tutti gli altri aspetti della vita americana, anche perché è naturale privilegiare il proprio simile), questo non spiega la differenza nel tasso di arresto tra Bianchi e Neri. Il tasso di arresto, quindi, è una ragionevole approssimazione del tasso di criminalità.

Gli uomini neri commettono omicidi a un tasso di circa otto volte superiore a quello degli uomini bianchi. Questa disparità non è nuova, ma è esistita per oltre un secolo. Quando lo storico Roger Lane, ha studiato il tasso di omicidi di Philadelphia, ha scoperto che dal 1839 il tasso dei Neri è stato molto superiore al tasso dei Bianchi. Questo divario esisteva molto prima dell’invenzione della televisione, l’ampia distribuzione di pistole, o l’accesso a farmaci pericolosi (tranne che per l’alcool).

L’America, che è un paese multietnico, è una nazione violenta. Il tasso di omicidi stimato in quel paese, escludendo tutti quelli commessi dai Neri, è comunque più di tre volte superiore al tasso di omicidio degli altri sei principali paesi industriali. E questo tasso scende, al salire del grado di omogeneità dei paesi.

Ma di particolare gravità è il tasso di omicidi commesso dai Neri americani, che è molto più alto.

Nel corso del 1980 e all’inizio del 1990, meno di uno su ogni 2.000 uomini neri avrebbero ucciso una persona nel corso di un anno, e la maggior parte delle loro vittime erano altri neri.
Per i giovani neri l’omicidio è la prima causa di morte. E le possibilità di un Bianco di essere ucciso da un Nero piuttosto che da un altro Bianco è molto superiore.

Come ha scritto all’inizio del nuovo secolo James Q. Wilson, il pià grande esperto di crimine e scienza sociale:

Se i Bianchi a piedi lungo la strada, sono più nervosi quando incontrano un uomo di colore che quando incontrano uno bianco; e sei Neri a piedi lungo la strada hanno più probabilità dei Bianchi di essere fermati e interrogati da un agente di polizia; dipende da dati reali.

Le differenze nei tassi razziali per crimini contro la proprietà, anche se meno grandi rispetto a quelli per reati violenti, sono ancora notevoli. Il tasso stimato in cui i Neri commettono furto con scasso è tre volte superiore a quello degli uomini bianchi; per lo stupro, è cinque volte superiore.

Questi fatti, al di là del razzismo, spiegano il differente comportamento dei Bianchi con i Neri rispetto ad individui di altri gruppi razziali: sono naturalmente più propensi alla violenza.

Se fosse solo “razzismo”, non si spiegherebbe come mai, ad esempio i giapponesi, pur riconosciuti come fisicamente distinti, sono visti anche con profondo rispetto dagli europei.Una ragione ovvia è che hanno tassi di criminalità notevolmente bassi.

Il tasso di omicidi dei neri americani, oltre ad essere molto superiore al tasso per i bianchi o gli asiatici, ha anche una variazione indipendente rispetto a quelli di altri gruppi razziali.
E benché il divario si allarga e si restringe a seconda dei periodi storici, i tassi di omicidi bianchi e neri tendono a rimanere diversi. Con quello dei Neri che ha oscillato da un massimo di 18 a 1 rispetto a quello dei Bianchi, fino ad un minimo di 6 a 1, per poi stabilizzarsi al dato odierno di 8 a 1.

Il calo rispetto alla divaricazione massima degli anni ’70 è da ascriversi a due fattori convergenti: aborto e pene detentive.
L’aborto – molto più alto tra i Neri, soprattutto la fascia più disgraziata – ha infatti diminuito la presenza di giovani maschi neri dediti al crimine. Diminuzione resa possibile anche dall’aumento delle pene detentive e dalla maggiore severità istituita negli Usa dopo gli anni ’70: oggi, il 33% dei giovani neri tra i 16 e i 24 anni sono in carcere. Questo ne frena, ovviamente, la possibilità di commettere reati.

Tutto questo cosa significa? Che la maggiore predisposizione al crimine degli africani non dipende da fattori socioeconomici, quanto piuttosto dalla loro natura (del perché la loro natura li porti a commettere più atti violenti, parleremo un’altra volta).
E che una società multietnica con molti africani – gli Stati Uniti – è costretta ad un sistema carcerario fortemente penalizzante per sopportarne l’impatto e garantire una certa sicurezza. Il mix “società multietnica” e “pene lievi”, quello oggi esistente in Italia ed in Europa, e calibrato su una società omogenea, è il mix peggiore.

La società multietnica può esistere solo attraverso metodi coercitivi. In ogni ambito. Perché è innatamente violenta. Soprattutto se, una componente rilevante di questa, è formata da africani.

Se vuoi i Kabobo in strada, poi devi essere pronto alla sedia elettrica. Fate la vostra scelta, non potrete avere il Kabobo ubriaco e le celle vuote.

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