capture 314 02062020 163701San Gallo, 75mila abitanti, è l’ottava città della Svizzera, sede del cantone e della diocesi omonima. Qui, a partire dal 1996, vescovi e cardinali progressisti cominciarono a riunirsi per determinare un cambiamento radicale in seno alla Chiesa Cattolica: una vera rivoluzione, per portare avanti un’agenda che finisce per sconfessare il cristianesimo cattolico come lo si è sempre conosciuto. Perché San Gallo? Qui nel 1995 fu nominato vescovo Ivo Fürer, su invito del quale si costituì un gruppo operativo di lavoro, vera e propria “lobby” all’interno della Chiesa. Niente di segreto: l’esistenza del gruppo era diffusamente nota in Vaticano. Tuttavia, all’atto pratico, l’azione di questa “cordata” si rivelò efficace portando al soglio pontificio un uomo loro gradito, il cardinale argentino primate di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio.

L’esistenza di questa lobby sarebbe probabilmente stata dimenticata se il cardinale progressista Godfried Danneels, nel settembre 2015 non avesse illustrato nella sua biografia ed in una intervista televisiva ad una rete belga, che Bergoglio era stato eletto in seguito ad una «mafia» liberale[1]: un gruppo di vescovi  e cardinali ultra-progressisti che ha agito nell’ombra per portare al soglio di Pietro proprio Jorge Mario Bergoglio. Danneels parlava sapendo il fatto suo: lui aveva avuto un ruolo di protagonista in quelle riunioni, che avvenivano a San Gallo, in Svizzera. «In realtà chiamavamo noi stessi e quel gruppo: ‘la mafia’», precisò il cardinale.

 

Di queste riunioni parla il noto e dettagliatissimo volume dal titolo Il papa dittatore, firmato da un enigmatico Marcantonio Colonna, personaggio che sembra davvero molto addentro alle cose vaticane: il libro, che analizza i primi quattro anni del pontificato dell’Argentino, toccandone tutti gli aspetti controversi, riassume in modo esaustivo anche i giochi che portarono all’elezione di Francesco. «Danneels aveva rilasciato l’intervista per promuovere la sua biografia autorizzata e ha aggiunto che il gruppo San Gallo vantava vescovi e cardinali, “troppi da elencare”. Ma tutti avevano lo stesso obiettivo comune: l’attuazione di un programma “liberale/progressista” in opposizione a Papa Benedetto e all’orientamento di un moderato conservatorismo dottrinale. Sebbene più tardi si sia negato che il gruppo fosse segreto, Danneels aveva detto: “si discuteva molto liberamente; non si faceva mai nessuna relazione di modo che tutti potessero sfogarsi”»[2].

Nel gruppo Danneels fu uno dei più accesi sostenitori di Bergoglio al conclave 2013, nel tentativo di riformare la Chiesa in senso apertamente progressista. Ma non fu il solo. Altri cardinali di primo piano parteciparono alle riunioni, tra i quali spiccano i cardinali Karl Lehmann, José da Cruz Policarpo, Basil Hume, Cormac Murphy-O’Connos, Achille Silvestrini e soprattutto Carlo Maria Martini e Walter Kasper[3].

Il cardinal Carlo Maria Martini

Si tratta di due nomi di grande importanza. Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano per ventidue anni, fu una delle personalità religiose più influenti della seconda metà del Novecento. Giovanni Paolo II lo creò cardinale il 2 febbraio 1983. Ricordato per il grande impegno nel dialogo interreligioso, Martini è stato un biblista ed esegeta che ha lasciato il segno: trattò con frequenza i temi del lavoro, della sessualità, del matrimonio, anche se le sue posizioni spesso fortemente progressiste furono oggetto di discussione e considerate come una rottura rispetto al magistero di papa Wojtyla. Così, al conclave del 2005, anche se poteva disporre di un numero considerevole di voti, non venne eletto.

Walter Kasper gode di vasta fama all’estero, più che in Italia. Allievo del discusso teologo Karl Rahner, teologo, membro della Congregazione per la dottrina della fede, Kasper è riconosciuto come uno dei “grandi elettori” di Bergoglio. Che vi sia un filo rosso che lega le idee di Kasper a quelle dell’attuale pontefice è confermato dall’aperto apprezzamento che questi fece del porporato tedesco nel corso del primissimo Angelus in piazza San Pietro. Un Angelus seguito da tutto il mondo: «Ho potuto leggere un libro di un Cardinale – il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo – sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene»[4].

Il cardinal Walter Kasper

E Danneels? A capo della diocesi di Bruxelles, nel suo incarico trentennale si è sempre battuto per campagne che lo facevano sembrare più un politico della sinistra progressista che un cardinale di Santa Romana Chiesa. Diverso il caso del Vaticano, dove il suo ruolo nel cercare di sovvertire l’ordine cattolico in senso progressista era già noto ai tempi del conclave 2005. Il gruppo di San Gallo riuscì a raggiungere il successo nel conclave del 2013, dopo le storiche dimissioni di Benedetto XVI i cui reali motivi ancora oggi restano una incognita. La “firma”, se così vogliamo, è nella presenza di Danneels la sera dell’elezione di Bergoglio al soglio pontificio con il nome di Francesco: lo si vede a fianco al neoeletto pontefice sul balcone delle benedizioni, mentre la stragrande maggioranza dei cardinali resta indietro.

Ed ecco dunque la sera del 13 marzo 2013, quando il cardinale Jorge Mario Bergoglio fu eletto pontefice. Un volume dettagliato, uscito negli USA, The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History, realizzato dal vaticanista Gerard O’Connell, ricostruisce i contatti avuti dal Gruppo di San Gallo e fornisce un tracciato di come, probabilmente, andarono le quattro votazioni. Il candidato forte, Angelo Scola, non ottenne voti a sufficienza per poter contrastare il cardinale argentino. Scola parve una scelta debole. Ma, ancora prima dell’Extra Omnes, secondo il vaticanista americano il Gruppo di San Gallo aveva già avviato i lavori per portare Bergoglio al pontificato. E, dopo il fallimento del conclave del 2005, la “mafia” riuscì nel suo operato. Eppure, secondo il diritto canonico, un gruppo precostituito di cardinali quale quello di San Gallo, sarebbe scomunicato latae sententiae: nella costituzione apostolica Universi Domenici Gregis di papa san Giovanni Paolo II, al §79, leggiamo: «Confermando pure le prescrizioni dei Predecessori, proibisco a chiunque, anche se insignito della dignità del Cardinalato, di contrattare, mentre il Pontefice è in vita e senza averlo consultato, circa l’elezione del suo Successore, o promettere voti, o prendere decisioni a questo riguardo in conventicole private»[5]. E ancora, ai §81 e §82: «I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d’ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto. Non intendo, tuttavia, proibire che durante la Sede Vacante ci possano essere scambi di idee circa l’elezione. Parimenti, vieto ai Cardinali di fare, prima dell’elezione, capitolazioni, ossia di prendere impegni di comune accordo, obbligandosi ad attuarli nel caso che uno di loro sia elevato al Pontificato. Anche queste promesse, qualora in realtà fossero fatte, sia pure sotto giuramento, le dichiaro nulle e invalide».

Di: Giorgio Enrico Cavallo per http://www.altrastoria.it