capture 063 15062020 094130Indossarla per interi turni di lavoro può comportare qualche disturbo. Sconsigliato l'utilizzo durante esercizi sportivi aerobici

Indossare a lungo la mascherina fa male? Nella fase 2 è questa la domanda che si sta affacciando con maggiore frequenza, in considerazione del fatto che lavoratori e lavoratrici ne dovranno fare un uso prolungato. In base al Dpcm del 26 aprile è obbligatorio metterla in tutti i luoghi chiusi accessibili al pubblico. In genere un cliente non passa molto tempo al supermercato, quindi il problema non si pone. Viceversa può esserlo per gli operatori degli esercizi commerciali - anche in vista delle riaperture previste per il 18 maggio - che devono indossare la mascherina tutto il giorno. Lo stesso vale per gli altri posti di lavoro. La fisiologia umana non è ovviamente concepita con un dispositivo posticcio interposto alla funzione respiratoria. Un uso prolungato, per molte ore al giorno e sul lungo periodo, potrebbe comportare qualche effetto collaterale in particolare a carico dell'apparato respiratorio e della cute.

Quando e perché il respiro si fa più faticoso

 

Le mascherine sono di diverso tipo. Come ormai si sa, quelle più leggere, o chirurgiche, equiparate per l'emergenza coronavirus alla categoria DPI (dispositivi di protezione delle vie respiratorie), sono soprattutto un dispositivo di protezione di comunità, ovvero servono a proteggere gli altri dalla propagazione del coronavirus perché trattengono la dispersione verso l'esterno. Nel caso di soggetti asintomatici, ignari di esser contagiosi, sono un mezzo di contenimento del contagio, ma sono molto meno efficaci nel filtraggio del virus che viene dall'esterno. Il virus – che è molto piccolo e può transitare attraverso le mascherine di comunità, senza contare la loro scarsa aderenza al volto - trova invece barriere più efficaci in quelle di tipo FFP2 e FFP3. Queste ultime sono considerate un mezzo di protezione individuale più efficace e anzi quelle con la valvola hanno una ridotta capacità di filtraggio verso l'esterno (solo il 20%), quindi non andrebbero usate da contagiati Covid che rischierebbero di diffondere il virus (attraverso la valvola) pur indossandole. Solo che mentre nelle prime, quelle chirurgiche, la resistenza alla respirazione é molto bassa, con le altre si può presentare qualche problema. Specie se sprovviste di valvola, rendono più faticoso il respiro e tendono a trattenere l'aria espirata seppure la capacità filtrante, in entrata e in uscita, è molto alta (circa il 94% le FFP2, il 99% le FFP3). Respirare a pieni polmoni, come si dice, è quindi più complicato come avrà potuto constatare per esperienza chi abbia usato mascherine FFP2 e FFP3. Le prime sono ben tollerate dalla maggior parte delle persone mentre le seconde potrebbero causare una sensazione di affanno e fame d’aria se utilizzate per molto tempo dal momento che l’aria espirata – e quindi l'anidride carbonica – tende a fermarsi al loro interno, inumidendo peraltro con la condensa da scambio tra aria più calda e più fredda il materiale. Il risultato è una respirazione più affannosa. L'uso protratto accresce il quantitativo di anidride carbonica che viene introdotta nei polmoni con l'inspirazione (se non c'è valvola che la lascia uscire). Questa problematica è praticamente assente nella mascherina chirurgica o di comunità che peraltro è utile a quanti soffrono di patologie allergiche (come rinite o asma) perché trattiene i pollini. Con l'arrivo del caldo, e l'aumento dell'umidità, le cose andranno a peggiorare anche con la mascherina chirurgica fatta di TNT (tessuto non tessuto), e ancora di più con le altre in fibre sintetiche.

Sport aerobici e mascherina

In generale, come ci ha detto anche il professor Bassetti, la mascherina è imprescindibile nei luoghi chiusi ma molto meno all'aperto purché si mantenga il distanziamento. Un discorso a parte va fatto per lo sport. Per chi fa esercizi aerobici o sotto sforzo massimale (come la corsa) la mascherina non è indicata, anzi é sconsigliata perché andrà a respirare progressivamente un quantitativo crescente di anidride carbonica la cui inalazione può causare capogiri, mal di testa, svenimento. Sono sintomi da intossicazione perché viene inalata una quantità di CO2 maggiore di quella presente nell'aria: si va dal fiato corto all'aumento della pressione, alla tachicardia. Da Wuhan, iniziale focolaio del coronavirus, è partita la notizia del caso di un runner 26enne ricoverato in ospedale con fiato corto e dolori al petto dopo una corsa di circa 3 chilometri con mascherina (non è dato sapere di quale tipo): i medici del Wuhan Central Hospital hanno postato su Weibo il comunicato con allerta avendo riscontrato un collasso del polmone del 90%, una condizione nota come pneumotorace, che ha portato il runner in sala operatoria. Anche se i medici di Wuhan hanno precisato che il paziente avrebbe avuto una predisposizione fisica al pneumotorace, hanno attribuito il collasso polmonare alla corsa prolungata con mascherina. Viceversa la problematica tende ad essere molto meno significativa negli sport sottomassimali e negli esercizi anaerobici (come i pesi) che risentono in misura ridotta dei cambiamenti dell'ossigenazione e dello scambio gassoso indotti dall'uso della mascherina.  

Come evitare problemi cutanei

Per quanto riguarda i problemi cutanei è consigliabile utilizzare una crema come barriera lenitiva almeno nella zona delle orecchie e nei punti più critici per assorbire l’umidità in eccesso e mantenere la pelle asciutta. L'uso prolungato può determinare arrossamenti, reazioni simil-allergiche nella zona di attrito, specie quando vi é umidità e/o sudore. Molto comune é il dolore alle orecchie causato dalla pressione dell'elastico. Una volta rimossa la mascherina inoltre è importante detergere e idratare la zona della bocca e del naso con dei prodotti specifici.

di Marco Perisse per www.gqitalia.it