Tecnici puri o d'area, pare che tutto si giochi sulla proporzione di esperti e figure terze - ma non estranee alla politica - nella lista dei ministri del governo di centrodestra che sarà guidato con tutta probabilità da Giorgia Meloni. Secondo un retroscena della Stampa, la leader di Fratelli d'Italia ha l'obiettivo di presentare una squadra di qualità che convinca tutti, principio che secondo il quotidiano viene letto dagli alleati come la possibilità che alla fine Meloni pensi anche a dieci tecnici in squadra su 15 ministeri con portafoglio. "Si tratterà di tecnici di area", è la frase attribuita dal quotidiano a fonti di FdI dopo le parole di Silvio Berlusconi che aveva chiesto un governo basato su forze parlamentari.
Tanti i nodi da sciogliere egli equilibri da trovare, a partire dal ruolo di Matteo Salvini nell'esecutivo. Nei giorni scorsi si era parlato, per il leader della Lega, in caso sfumasse il sogno del Viminale, del ministero dell'Agricoltura o del Lavoro, e in parallelo la possibile nomina a vicepremier. La Stampa aggiunge alla lista "le Infrastrutture e forse anche lo Sviluppo Economico".
Chi pensa che le belle donne non possano essere intelligenti trova in Rula Jebreal una clamorosa conferma, un autentico spot anti-femminista semovente: è come fare una campagna per dire che i calciatori possono essere acculturati e prendere come testimonial Antonio Cassano. Il quale, però, un dono ce l'ha: è scafato, è consapevole, conosce i propri limiti, si è fatto largo nonostante i propri difetti e non espressamente grazie ai propri difetti. Non siamo sicuri che per Rula Jebreal si possa dire altrettanto.
Questo che leggete però sarebbe un ritratto, perché a Libero piace vincere facile e perché la Jebreal è rimbalzata alle cronache per una scemenza che ha scritto. Se ne parla qui a fianco, quindi non infieriamo: notiamo solo che la signora 49enne ha attaccato Giorgia Meloni scrivendo che suo padre «è un famigerato trafficante di droga criminale condannato», sicchè, considerando che questo padre ha abbandonato la figlia Giorgia quando lei aveva un anno, e che lei non l'ha più visto da quando di anni ne aveva 11, l'unica correlazione colpevolizzante a questo punto sarebbe una condivisione del patrimonio genetico, una responsabilità razziale odi sangue: non male per appartenere alla penna di una signora con cittadinanza israeliana, cresciuta espressamente in Israele prima di trasferirsi in Italia, dove ha fatto una carriera in stile Alan Friedman: probabile che nel paese d'origine non se la sarebbe filata nessuno. È solo un'opinione.
Laura Boldrini è tornata in piazza, dopo essere stata cacciata dalle femministe qualche giorno fa, per provare a recuperare lanciandosi sul tema dei diritti delle donne iraniane, con slogan inneggianti alla vita e alla libertà. Tutto bene se non fosse che il web ha memoria lunga e non perdona le ipocrisie. E’ spuntata così una foto dell’ex presidente della Camera che durante un incontro ufficiale alla Moschea di Roma esibiva la testa con il velo, non esattamente un elemento di emancipazione femminile per le donne islamiche con le quali si è schierata la Boldrini. E quelle due ragazze, Mahsa Amini e Hadis Najafi, nel cui nome la Boldrini è scesa in piazza, sono state uccise proprio per quel velo…
Gaffe della Boldrini ancora una volta in piazza…
“Donna, vita, libertà. Alla manifestazione ‘The Time Has Come’ per il popolo dell’Iran, oppresso da un regime che cancella diritti e libertà fondamentali. È importante essere qui, a unire le forze con i ragazzi e le ragazze iraniani che nel loro paese, così come in molte capitali, stanno protestando contro il regime che li opprime. La loro voce deve essere ascoltata. E il pensiero va a Mahsa Amini, Hadis Najafi e tante altre: sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto, il primo bersaglio delle dittature. Finché esisterà anche un solo posto nel mondo in cui le donne sono oppresse, non ci sarà piena parità per nessuna di noi”, scrive sui social la Boldrini, deputata del Partito democratico. Le reazioni dei suoi follower, però, non sono tenere: “Ipocrita , sfacciatamente ipocrita. Ma nn erj quella, ‘la loro cultura sarà la nostra’- Come faccia a votarti la gente è un mistero”, scrive un utente. “Apperó ..dopo più di 40 giorni..si è ricordata delle repressioni che stanno subendo le #donneiraniane…”, è il giudizio acido di una donna. “Lei è senza pudore. Neanche davanti alla morte di una povera ragazza. #MahsaAmini”, fa notare una ragazza, postando la foto della Boldrini col velo. Poi l’ironia: “Mica come quelle sottone che mettono il velo per diplomazia…”.
Due liceali quindicenni vittime di molestie da una parte. Dall’altra, due adolescenti egiziani, di 14 e 15 anni, che ora devono rispondere all’accusa di violenza sessuale di gruppo. Si fa luce sul gravissimo fatto di cronaca accaduto a Milano nel marzo scorso. Si tratta di migranti senza genitori, già in comunità e che frequentano una scuola della zona.
Violenza sessuale dopo la mattinata a scuola
Le ragazzine stavano tornando a casa dopo la scuola. Erano sul tram della linea 24 a Milano. I due aggressori le videro e immediatamente iniziarono ad agire. Le spinsero, le palparono le parti intime, le molestarono sessualmente. Non erano soli, c’erano altre tre persone: due sono indagate e un terzo giovane non è ancora stato identificato. Nonostante i pianti e le urla, nessuno era intervenuto. Al capolinea le vittime scesero ma lì vissero la seconda parte dell’incubo. Furono accerchiate, cercarono di scappare ma non ci riuscirono. Una delle due studentesse fu costretta a baciare l’aggressore sulla bocca mentre gli altri continuavano a palpare.
“Una signora nessuno“. Un Alessandro Sallusti indignatissimo dedica un editoriale vibrante all’intervento infame di Rula Jebreal che ha avuto l’effetto di attirarsi strali ovunque, dai social, dai suoi follower, persino dai suoi “amici”, da politici di sinistra ed editorialisti. “Ma sei scema?”, è il titolo scelto da Libero, che, siamo pronti a scommettere, qualche anima bella troverà eccessivo. Giorgia Meloni ha trovato la solidarietà di tutti (poche, però, le voci delle donne di sinistra). Sallusti spera che la leader di FdI non si faccia troppo ferire da tutto questo scempio che arriva a chiamarla in causa sui precedenti penali di un padre morto e da lei mai più rivisto, volutamente, dall’età di 11 anni. “Tutti la stanno ferendo e tanti altri lo faranno da qui in avanti”, scrive il direttore, che dedica alla vicenda squallida che sta tenendo ancora banco parole di fuoco.
Sallusti ,Rula Jebreal “icona di quella spazzatura umana che è la sinistra elitaria”
Un colpo di coda del governo Draghi, verrebbe da dire, un soccorso “rosso” transitato per una decisione del Dap che fa capo al ministero della Giustizia. Un provvedimento che cambia lo “status” del terrorista rosso Cesare Battisti e non modifica la sua pena, ma dal significativo impatto simbolico (e sulle misure collaterali) ora che sta per insediarsi un governo di centrodestra. Proprio una delle vittime di Battisti, Alberto Torregiani, ha da sempre combattuto la sia battaglia di giustizia al fianco della destra e da FdI, mentre l’assassino ha sempre cercato e spesso trovato sponda a sinistra. Difficile credere che quella decisione del Dap di declassificare Battisti da “alta sicurezza” a “detenuto comune” sia un mero atto burocratico visto che arriva a distanza di tempo dalla richiesta avanzata dal difensore dell’ex leader dei Pac.
La decisione apre a Battisti la strada dei “benefici di legge
Il provvedimento non cambia nulla rispetto alla pena che Battisti deve ancora scontare ma aumenta la possibilità di accedere ai benefici di legge. L’unica novità, che non ha a che fare col provvedimento, è che l’ex protagonista della lotta armata potrebbe essere trasferito dal carcere di Ferrara a quello di Parma. Quello che cambia è lo stato d’animo delle vittime. Non a caso, da Fratelli d’Italia si fa notare la strana coincidenza di tempi con la prossima fine del governo Draghi.
Bonus sociali confermati, oneri di sistema azzerati e nuovo metodo di calcolo del gas
Non c'è il raddoppio della bolletta elettrica. Ma la stangata resta pesante. Dal primo ottobre il conto sarà più salato del 59%. Con un intervento straordinario, ritenuto necessario per le condizioni di eccezionale gravità della situazione, l'Arera (l'Autorità di settore dell'energia) ha limitato l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica per le famiglie ancora in tutela. A limitare il rincaro l'intervento eccezionale dell'Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del Governo.
«I prezzi all'ingrosso del gas, giunti a livelli abnormi negli ultimi mesi a causa del perdurare della guerra in Ucraina, dei timori sulla sicurezza dei gasdotti e delle tensioni finanziarie, avrebbero portato ad un incremento del 100% circa, nonostante l'intervento del Governo con il decreto Aiuti bis» spiega l'ente guidato da Besseghini che, per limitare ulteriormente gli aumenti dei prezzi su famiglie e imprese, ha deciso di posticipare eccezionalmente il necessario recupero della differenza tra i prezzi preventivati per lo scorso trimestre e i costi reali che si sono verificati, anch' essi caratterizzati da aumenti straordinariamente elevati. Nel terzo trimestre 2022, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell'elettricità (PUN) infatti è pressoché raddoppiato rispetto al secondo trimestre 2022 e quasi quadruplicato rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2021.
Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli chiarisce ruolo e progettualità del governo che sta per formarsi e dei rapporti interni al centrodestra e con l’opposizione. Così come quello che sarà l’approccio con cancellerie e osservatori stranieri. Ribadendo, in un’intervista a La Stampa in edicola oggi, quanto detto ancora ieri nello studio di Uno Mattina. E lo fa smantellando, uno ad uno, etichette e allarmi lanciati dalla sinistra, in Italia e all’estero. «Ancora oggi la stampa internazionale ci cataloga come “estrema destra” (far right wing) o “destra dura” (hard right), spiega l’esponente di Fdi. Ma, aggiunge a stretto giro, «in Italia tutti sanno che noi non siamo né l’una né l’altra. E che è il Pd che ha divulgato questo messaggio anti italiano che potrebbe scoraggiare gli investitori stranieri a venire da noi».
Rampelli, vi spiego ruolo e sfide del governo che verrà
Mentre, prosegue, «potrebbe ancora lanciare un segnale. Spiegare a cancellieri e ministri che Enrico Letta è andato a incontrare, che la sinistra ha perso le elezioni. Ma che la destra italiana non è né «estrema», né «dura», e che governa da decenni Regioni e Comuni». Dando prova, ancora una volta, «che sarà un avversario leale delle socialdemocrazie europee. Anche questo potrebbe essere un modo per restaurare un bipolarismo buono. Ripristinare l’alternanza. Lavorare per modernizzare lo Stato e varare una qualche forma di presidenzialismo», suggerisce tra le righe dell’intervista al quotidiano di Torino, Fabio Rampelli. Poi, una volta sgomberato il campo da equivoci e paletti, spiega che la composizione del governo non sarà un problema: «Già governiamo in Regioni e Comuni e la quadra l’abbiamo sempre trovata». E di non essere preoccupato per le richieste degli alleati: «Non mi pare una cosa particolarmente difficile mettere d’accordo i partiti della coalizione in base ai pesi elettorali».
Venerdì 30 settembre sarà una data importante per i bilanci di famiglie e imprese. Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, comunicherà infatti l’aggiornamento delle tariffe dell’energia elettrica. Tariffe che saranno in vigore dal giorno successivo, primo ottobre, e per i successivi tre mesi, con i consumatori che andranno incontro "a una variazione estremamente rilevante, in un quadro rilevante di variazione di tutto il sistema", come affermato dallo stesso presidente di Arera, Stefano Besseghini, all'Italian Energy Summit organizzato a Milano dal Sole 24 ore. Gli aumenti, stima una rilevazione di Facile.it, potrebbero arrivare fino al 120% per una famiglia tipo.
Ma non si tratta dell’unica novità in arrivo. L'aggiornamento stavolta riguarderà solo l'elettricità, mentre per il gas bisognerà aspettare il 30 ottobre: troppo volatile il prezzo, che verrà calcolato sui prezzi medi mensili del Punto di scambio virtuale del mercato italiano. Sempre dal primo ottobre le compagnie potranno recapitare ai consumatori una bolletta mensile, invece che bimestrale. Una decisione su cui si dividono i giudizi delle associazioni di tutela dei consumatori. Se per Assoutenti "non apporterà alcun contributo alla lotta al caro-energia”, per l’Unc i consumatori "potranno sapere prima a quanto ammonterà la stangata, scoprendolo a novembre invece che a dicembre", e in tal modo “potranno intervenire prima per porvi rimedio, ad esempio riducendo i consumi".
Le femministe scendono in piazza. Per le donne iraniane? No, contro la vittoria di Giorgia Meloni. Un fatto esilarante e drammatico nello stesso tempo. Esilarante perché questo spezzone di mondo della sinistra, incurante del messaggio che è arrivato dagli italiani e dalle italiane, persegue fanaticamente il racconto della “Meloni cattiva” che vuole togliere il diritto all’aborto. Drammatico perché questa gente non rispetta libere elezioni democratiche. E così con l’appello alla mobilitazione di “Non una di meno” (le stesse che avevano parlato di centinaia di alpini stupratori a Rimini) hanno in varie città dato vita ai primi cortei contro il governo Meloni che ancora deve nascere. La scelta del 28 settembre non è stata casuale: si tratta della giornata per il diritto all’aborto libero e sicuro. Scelta che in Italia nessuno ha mai messo in discussione.
Nei loro cortei le femministe contestano il modello Dio-patria-famiglia. Lo spiega Il Manifesto, gongolando per il risveglio delle piazze “resistenti”: “Dio, patria, famiglia? No, grazie. Non Una Di Meno ha intenzione di rispedire al mittente il modello di società che ha in testa Giorgia Meloni. Da subito. Non è un caso che la prima mobilitazione nazionale dopo la vittoria delle destre sia del movimento femminista, che da sei anni riempie le piazze e si batte per la conquista di nuovi diritti di donne e persone lgbtqi+”. Sono scese in piazza in 17 città. Roma, Torino, Milano, Verona, Bologna, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e molte altre. Tutte fiere di uno slogan contro la prima donna che potrebbe essere premier in Italia: “Meloni non cantar vittoria, ti cacceremo fuori dalla storia”.
«Donne, giovani e operai», titola il Messaggero presentando l’identikit dell’elettorato di Fratelli d’Italia. Sì, anche operai. Anzi, soprattutto operai. Ben il 30 per cento di chi domenica ha votato il partito di Giorgia Meloni proviene dalle antiche tute blu, un tempo perno inossidabile del voto di sinistra. Nessun altro partito riesce a fare altrettanto. Neppure il Pd, che pure ha eletto Susanna Camusso, già leader della Cgil. In quel partito la “classe operaia” non va infatti oltre uno striminzito 13,4 per cento, ben al di sotto di autonomi (16) e – soprattutto – dei pensionati (29,1). Uno vera rivoluzione sociologica, che racconta un’Italia diversa da quella di alcuni decenni fa, quella riunita intorno ai sindacati di massa, vera cinghia di trasmissione del consenso politico.
La Camusso: «Colpa di una sinistra non credibile»
Oggi quelle stesse sigle – a cominciare dalla Cgil – trovano il proprio baricentro rappresentativo più nei pensionati che negli operai. Non stupisce perciò che chi l’ha guidata tenda a non vedere la mutata realtà. È il caso proprio della neo-senatrice Camusso, secondo cui non è cambiato proprio nulla. «I voti al centrodestra sono sempre gli stessi, immancabili negli anni il cui peso varia a seconda dei modelli elettorali e soprattutto dell’andamento dell’astensione. Nulla di strutturale direi», risponde all’Adnkronos. Il problema, rimarca, «è che manca la sinistra credibile». E detto da una che è con la sinistra è stata appena eletta, fa un certo effetto.
Matteo Salvini dopo Antonio Tajani. Nel centrodestra continuano gli incontri in vista della preparazione della squadra di governo. Oggi Giorgia Meloni ha incontrato a Montecitorio il leader della Lega. Nessuna dichiarazione da parte di quest’ultimo al termine dell’incontro, durato circa un’ora. In compenso è arrivata una nota stampa. «Presso gli uffici di FdI a Montecitorio – vi si legge – si sono incontrati questo pomeriggio il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il colloquio, primo dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche, si è svolto in un clima di grande collaborazione e unità di intenti.
Meloni e il leader leghista si sono visti alla Camera
«Entrambi i leader – prosegue la nota – hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta. Meloni e Salvini – conclude il comunicato – hanno fatto il punto della situazione e delle priorità e urgenze all’ordine del giorno del governo e del Parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l’Italia sta vivendo». Nel frattempo, com’è normale che avvenga in situazioni come questa, fioriscono le voci e le ipotesi intorno alla squadra di governo.
Modificare la Costituzione, "senza stravolgerla e con la collaborazione di tutti". Lo dice Francesco Lollobrigida, capogruppo uscente di Fratelli d’Italia, in una intervista a Repubblica. "Nessuno vuole stravolgere la Costituzione", assicura Lollobrigida, "non intendiamo toccare i valori fondanti contenuti nella prima parte. Non siamo i primi a chiedere che altre norme vengano riviste: basti pensare al titolo V o alla riforma di Renzi bocciata dal referendum. Noi crediamo che occorra una rivisitazione. A partire dal presidenzialismo". Per quanto riguarda lo strumento da mettere in campo per arrivare alla riforma della Carta. Lollobrigida ipotizza una Costituente o una commissione bicamerale, "si può trovare la formula. Basta che raggiungiamo l’obiettivo".
Tra le altre riforme a cui pensa il partito di Giorgia Meloni c’è il rafforzamento "del principio di sussidiarietà" per dare più poteri ai sindaci "e rivedere le Province: dopo la riforma Delrio sono creature ibride, restituiamo agli elettori la possibilità di rivedere i vertici. Oggi i presidenti nascono da intrugli fatti dai partiti. E la norma su Roma Capitale: occorre dare più competenze all’assemblea capitolina su materie come energia e rifiuti", continua Lollobrigida. Sul tema della sovranità del diritto europeo, poi, l’esponente di Fratelli d’Italia sottolinea che "il principio della sovranità del diritto europeo su quello nazionale è oggetto di dibattito anche in altri Paesi. È un concetto che dovrebbe essere oggetto di riflessione. Sì, la sovranità del diritto Ue va rivista, discutiamone". Infine parla anche del Pnrr
Durante la puntata di Fuori dal Coro in onda su Rete 4, Vittorio Feltri analizza il delicato momento che sta vivendo Matteo Salvini all'interno della Lega. "Esistono pericoli per Salvini - spiega il direttore editoriale di Libero - la cui leadership viene messa in discussione in questi giorni. La cosa mi dispiace perché lui ha portato la Lega dal 4% al 34% alle Europee, è stato capace di una cosa prodigiosa. Non si capisce come mai, quando si è messo nel governo gialloverde e ha fatto bene da Ministro dell'Interno. Poi è nato un governo e un altro ancora, nel quale è entrato insieme non solo al Movimento Cinque Stelle che aveva lasciato per motivi polemici, ma anche con Forza Italia, questo va bene, e addirittura con gli ex Comunisti, il Partito Democatico. Questo ha sconcertato l'elettorato, che non ha capito più nulla e ha perso stima e fiducia in Salvini".
Poi Feltri parla dei rapporti di forza all'interno del centrodestra. "Tensioni con Meloni? Lei non c'entra in questa cosa, ha raccolto i voti che gli italiani le hanno dato e non può essere accusata di qualcosa. La Lega adesso ha tutto l'interesse di rimanere agganciata a Fratelli d'Italia per fare un governo che possa funzionare. Solamente in questo caso può rimontare di molti punti. Certo è che bisognerà che i leghisti importanti, come i governatori, sostengano Salvini altrimenti sarà costretto a mollare l'osso e tornare a casa. Ma non sarebbe giusto, quando le cose vanno bene il merito è di tutti, mentre se vanno male la colpa è solo sua e viene presi a calci nel c... ".
“Giorgia Meloni è una avversaria politica. Ovvio che non festeggio la sua vittoria anche se sono certa che se l’è meritata: noi donne fatichiamo di più, siamo più empatiche, più capaci di comunicare, meno ingessate nel gergo astratto e iniziatico della politica. Più dirette. Più libere anche, se non scimmiottiamo gli uomini, se non facciamo ‘le uome‘. Probabilmente sono tutti fattori che hanno influito sullo straordinario successo di Giorgia Meloni: dal 4% fino ai fasti del 25 settembre”. Parola della scrittrice Lidia Ravera, storica femminista sessantottina, comunista mai pentita, autrice del best seller generazionale “Porci con le ali”. La Ravera commenta così, all’Adnkronos, i risultati delle elezioni che hanno assegnato la vittoria al partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, con una posizione sorprendente, senza lagne sulle fantomatiche modifiche della legge 194 e senza processi alle intenzioni sui diritti delle donne messi a rischio dalla Meloni, secondo il main streaming della sinistra.
La Corte dei Conti del Lazio, in seguito all’esposto della consigliera regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, sulla fornitura di mascherine anti-Covid, accusa il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, candidato al Parlamento, insieme con il responsabile della Protezione civile, Carmelo Tulumello, di un danno erariale del valore di 11,1 milioni di euro.
È la Verità a svelare quelli che sono gli esiti della denuncia presentata da Chiara Colosimo in relazione alla vicenda della fornitura di mascherine anti-Covid.
Per i pm contabili, il governatore e il dirigente avrebbero causato quel buco con gli affidamenti alla cieca alla Ecotech Srl di Frascati per la fornitura di milioni mascherine. Contratti in gran parte pagati in anticipo e che – scrive La Verità – alla fine non sono stati onorati”.
“Adesso – rivela il quotidiano – la Corte dei conti sembra pronta a chiedere la restituzione del denaro direttamente ai due ‘indagati’, visto che la Ecotech non è mai riuscita a restituire gli anticipi incassati e subito girati ai subfornitori, la svizzera Exor Sa e l’inglese Giosar Ltd, società straniere, ma con titolari italiani”.
Festeggerremo una nuova liberazione. Data, 25 settembre. Liberazione dai comunisti. Un Vittorio Feltri che si lascia trasportare dal clima di euforia per la vittoria storica della destra di Giorgia Meloni, verga anche un inno ad hoc, con la complicità dell’addio di Letta alla segreteria del Pd, sia pure in differita. “Una mattina mi son svegliato, o Letta ciao, Letta ciaio, Letta ciao ciao ciao…”. Ironia e non solo. “Benvenuti tutti nel paese reale. Finalmente i comunisti sono sconfitti”, esordisce dalle colonne di Libero. “Le elezioni ci hanno affrancato -speriamo per sempre- dai cosiddetti progressisti. Quelli che combattono i morti di settant’anni orsono, ossia i fascisti: gente ignota alle ultime tre o quattro generazioni. Evidentemente prendersela con i defunti porta scalogna”.
Feltri: “Per la prima volta ho visto itlaiani sorridenti dopo un’elezione”
Feltri racconta la sua giornata, dopo avere appreso la definiva e larga vittoria del centrodestra a trazione FdI. La gente al bar Basso di Milano fgli si è fatta incontro per “celebrare con me il trionfo della destra politica. Un po’ imbarazzato sono stato al loro gioco e alla fine mi sono pure divertito. Forse ho esagerato nella esultanza, ma la mia città era scossa da un’aria frizzantina, fresca, che incitava all’allegria”. C’era aria di nuovo – racconta- un clima inedito. “Per la prima volta dopo tanti anni i conservatori nella nostra Nazione, in cui non c’è nulla da conservare se non l’ottimismo, sono riusciti a sorridere dopo una elezione”. Così, prima un po’ in imbarazzo, poi si è lasciato trascinare, si è unito ai festeggiamenti. Non prima di avere mandato una messaggino a Giorgia.
Niente panico sui mercati perla vittoria del centrodestra guidata da Fratelli d'Italia. I mercati hanno fatto spallucce e gli analisti hanno spiegato che «non c'è un caso Italia». Gli investitori hanno al contrario apprezzato più il fatto che dalle urne sia uscita una maggioranza chiara. Dunque lo spauracchio dello spread e della fuga dei capitali, brandito dalla sinistra a corto di argomenti concreti, non ha sortito alcun effetto. Milano (con Londra) proprio ieri è stata l'unica piazza finanziaria a chiudere con il segno più (Ftse Mib +0,67%) mentre il resto d'Europa è rimasto in negativo preoccupata da una possibile recessione causata dalla crisi energetica e dalla politica aggressiva della Bce, confermata dalla presidente Christine Lagarde. E sono state proprio le parole del capo di Eurotower ad aver provocato tensioni nel mercato dei titoli di Stato e ad aver spinto all'insù lo spread tra Btp e Bund che ha chiuso in rialzo a 242 punti, ai massimi da maggio 2020, rispetto ai 229 dell'apertura. Tradotto: sul mercato secondario significa che il tasso del decennale si è attestato al 4,516% rispetto al 4,41% dell'apertura dopo aver toccato il livello più alto da settembre 2013. Movimenti più legati alla situazione internazionale, ai timori di recessione e alle parole del capo della Banca centrale europea, che ha mandato un alert ai mercati con la possibilità di nuovi rialzi dei tassi di interesse.
Se, insieme con le elezioni politiche, si fosse votato domenica scorsa anche per le regionali nel Lazio, il centrodestra avrebbe stravinto. Dati alla mano, la coalizione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ha ottenuto il 44,82%, contro il 26,12% del centrosinistra. Una partita senza storia. Per quanto riguarda il voto di lista, Fratelli d’Italia ha preso il 31,44%, Forza Italia il 6,87%, la Lega il 6,11%. Quanto al centrosinistra, il Pd ha ottenuto il 18,32%.
I dati però dicono anche altro. A Lazio 1, comprendente Roma città, il centrodestra ha ottenuto il 37,6% contro il 31,5 del centrosinistra. Mentre a Lazio 2 - le province del Lazio - il centrodestra ha superato quota 50%, attestandosi sul 53,14% contro il 20,64% della sinistra. Il Pd, però, andava in coalizione con Alleanza Verdi e Sinistra (3,89%), +Europa di Emma Bonino (3,33%) e Impegno Civico di Luigi Di Maio (0,58%). Fuori dalla coalizione di centrosinistra, il movimento 5 Stelle (14,8%) e il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi (media regionale dell’8,54%: 11,09 a Lazio 1 e 5,95 a Lazio 2). Se tutti i partiti dell’area progressista andassero uniti la partita per le elezioni regionali sarebbe apertissia e si risolverebbe con una sfida all’ultimo voto. Il tema delle alleanze tiene banco in un Partito democratico dilaniato da polemiche e scontri interni che coinvolgono anche il gruppo capitolino.
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Il Brasile è uno dei paesi più grandi del mondo, vanta un patrimonio naturale e culturale di tutto rispetto e ogni anno ospita migliaia di visitatori...
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Ponza è un’isola meravigliosa, la più grande e turistica tra le Isole Pontine. È anche uno dei Borghi più belli della Provincia di Latina e del Lazio,...
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Scopri il mare più bello d'Europa, #iorestoinitalia In Italia abbiamo davvero tutto, si mangia bene, si spende poco (seguendo i nostri consigli!), si...
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Rio de Janeiro sta per accogliere le Olimpiadi. Una buona occasione per scoprire uno dei Paesi più belli dell'America Latina. 10 cose da vedere in Bra...
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La Florida è uno degli stati americani più famosi e più visitati dai turisti, grazie soprattutto alla città di Miami e alla sua vicina Miami Beach. La...
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Un viaggio in una terra tutta da scoprire Estate 2019: I Viaggi di Maurizio Levi propone un viaggio in Alaska, per immergersi nella natura selvaggia e...
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Oltre 200 imprese di sei Paesi europei coinvolte in iniziative per ridurre l’impronta ambientale di...
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La multinazionale francese Lactalis punta dritto verso il Parmigiano, dopo essersi già comprata Parm...
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