Matteo Salvini contro Ursula Von der Leyen. La presidente della Commissione europea ha minacciato malcelate ritorsioni nei confronti dell'Italia nel caso in cui le elezioni del 25 settembre porteranno il Paese in una situazione difficile. «Se l’Italia andrà in una situazione difficile - ha detto Von der Leyen - ci sono gli strumenti come nel caso di Polonia e Ungheria».
Le parole della presidente della Commissione europea hanno mandato su tutte le furie Matteo Salvini che ha attaccato frontalmente l'esponente Ue. «Quelle di Ursula Von der Leyen sono parole disgustose - ha tuonato Salvini ai microfoni di Radio Capital - Cosa vuol dire "se le cose vanno in una direzione difficile?" Se non vince la sinistra? Questa signora rappresenta tutti cittadini europei. Pensi piuttosto a mettere un tetto al prezzo del gas».
Il leader della Lega ha parlato anche ai microfoni di Mattino 5. Tema la futura squadra di governo e la lista dei ministri: «Squadra di governo? - ha risposto Salvini - Aspetto il voto degli italiani. Qualche nome comunque» per i ministri «ce l’ho. Penso che un avvocato come Bongiorno sarebbe una garanzia. È una donna con gli attributi». Salvini ha affrontato anche il tema delle imminenti elezioni e del futuro del centrodestra al governo. «Il centrodestra penso sia in vantaggio di oltre 15 punti e la Lega farà un ottimo risultato, specialmente dove governa - ha detto Salvini a Radio Capital - E il centrodestra avrà l’onore e l’onere di governare questo Paese e aiutarlo finalmente a risollevarsi. Cambiare la Costituzione? Vediamo cosa votano domenica gli italiani. Per la Lega, prima di pensare a una modifica che, per essere attuata, necessita 2 o 3 anni, ci sono altre priorità, come le bollette. Serve un decreto per bloccare il caro bollette subito». Il leader della Lega ricorda anche che «la Costituzione riguarda tutti e dovrà essere cambiata coinvolgendo tutte le forze politiche».
Covid, Letta si turba perché Meloni parla contro il «modello cinese». Bassetti: «Ha ragione lei»
A guai a chi glieli tocca. Enrico Letta prende malissimo le critiche alla gestione del Covid e a Roberto Speranza che ne è stato l’artefice. Del resto, in questa campagna elettorale il segretario dem ha più volte rivendicato che lui, Speranza, «è una delle nostre risorse più importanti», che è «il nostro punto di riferimento». Va da sé, che ieri, quando Giorgia Meloni ha avvertito che «l’Italia non sarà più un esperimento del modello cinese per il Covid» e ha detto «basta con il ”modello Speranza”», Letta si sia sentito colpito nel vivo.
Letta prende d’acido quando gli toccano Speranza
«E così, a 3 giorni dal voto, Meloni getta la maschera sul Covid. Parole agghiaccianti sul modello cinese. I vaccini e la gestione Speranza hanno salvato decine di migliaia di vite. Questa sera in un colpo solo la destra offende i nostri morti e si butta in pasto ai novax», ha scritto Letta su Twitter. Per la verità Meloni le critiche al “modello Speranza” le esprime da sempre e non ora, a tre giorni dal voto. Da quelle fatidiche prime giornate, in cui si chiusero i voli dalla Cina, ma non quelli che vi arrivavano facendo scalo, fino a poche settimane fa, quando ancora si parlava di come rientrare a scuola e ricordava la prolungata sordità del governo sulla ventilazione meccanica. Tra questi due estremi temporali, c’è tutto il resto: la vigile attesa; le chiusure; il Green pass; i soldi spesi non per la campagna vaccinale, ma per un numero di dosi di entità incomprensibile; il paragone con gli altri Paesi per il numero di morti straordinariamente alto a fronte di restrizioni straordinariamente forti.
Mascherine fantasma, Zingaretti sotto inchiesta. La Corte dei Conti: "Deve restituire 11 milioni"
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sarebbe accusato dalla Corte dei Conti di un danno erariale di oltre 11 milioni di euro. Il segretario del Pd e candidato al Parlamento, insieme al responsabile della Protezione Civile Tulumello, avrebbero provocato la voragine nei conti pubblici affidando alla Ecotech Srl di Frascati la fornitura di milioni di mascherine. I contratti sarebbero stati pagati in anticipo ma in larga parte non onorati. Di tutto questo si parla nell'articolo pubblicato da Giacomo Amadori su La Verità. Per questo la Corte dei Conte sarebbe pronta a chiedere la restituzione del denaro direttamente a Zingaretti e Tulumello.
In passato i riflettori sulla vicenda erano stati accesi anche da Chiara Colosimo di Fratelli d'Italia. E' una storia fatta di affidamenti, revoche e nuovi affidamenti di contratti. Sulle colonne de "La Verità" parla anche il coordinatore dell'avvocatura della Regione Lazio che conferma: «Queste cose sono cose personali eh, sono investiti personalmente Zingaretti e Tulumello, la Regione come ente non c'entra nulla. Si difendono con avvocati privati. La responsabilità per danno erariale è personale di Zingaretti e Tulumello».
Boldrini, Murgia e le altre mute sulle donne iraniane: sono troppo prese ad attaccare la Meloni
La morte di Mahsa Amini massacrata di botte e uccisa perché dal suo velo spuntava una ciocca di capelli, “intollerabile” per i precetti islamici, ha infiammato le piazze reali e virtuali: le donne iraniane hanno inscenato proteste senza precedenti. Una pagina drammatica ed eroica dei diritti delle donne, che tuttavia non interessa alle nostre “sinistre” paladine. Come scrive Libero, «lorsignorine sono impegnate da settimane a spiegarci il rischio di un’affermazione del fascismo patriarcale immaginario nel caso in cui vinca le elezioni l’unica donna leader di partito in Italia. È un compito che le assorbe a tal punto, da far loro perdere per strada le gesta delle donne iraniane, che contro l’effettivo patriarcato nazislamico mettono in gioco la vita». Le donne iraniane non interessano alle donne del Pd. Non una parola a distanza di oltre 48 ore da parte di Laura Boldrini. L’emerita presidente della Camera dei deputati, candidata con il Pd alle elezioni del 25 settembre, è troppo presa dalle contestazioni contro la Meloni e dalla campagna elettorale. «Meloni, auspicando la vittoria di Vox, getta la maschera di moderata», ha twittato la Boldrini. Le donne iraniane non la appassionano.
Ucraina, Michele Santoro a valanga a L'aria che tira: su cosa ha ragione Putin
Michele Santoro torna a L'aria che tira nel giorno in cui il presidente russo Vladimir Putin annuncia una nuova fase nella guerra in Ucraina con la "mobilitazione parziale" e il richiamo dei riservisti. Il giornalista che si batte da mesi contro l'invio di armi all'Ucraina commenta gli ultimi sviluppi del conflitto nella puntata di mercoledì 21 settembre del programma condotto da Myrta Merlino su La7. Innanzitutto il discorso di Putin è più che altro un messaggio "interno" rivolto all'ala "più guerrafondaia" del potere di Mosca, dice Santoro secondo cui molti "falchi" in patria imputano al presidente la colpa non aver chiuso il conflitto quando c'era l'opportunità. Un discorso di propaganda, è vero, ma "c'è un elemento di verità. Non è la guerra tra Ucraina e Russia, ma è la terza guerra mondiale come ormai dice solo Papa Francesco dove anche la controffensiva ucraina viene pianificata dagli Stati Uniti". Per Santoro l'America c'è dentro con tutte le scarpe, basti pensare ai missili a medio raggio che hanno cambiato il corso della guerra nelle ultime settimane. "I cannoni ucraini colpiscono grazie ai satelliti e alle analisi dei flussi telefonici", tutte attività coordinate dagli americani. "In Ucraina per la prima volta si sta facendo una guerra senza la presenza in campo degli Usa ma gli americani questa guerra la stanno combattendo", argomenta l'ex volto di tanti programmi Rai.
Enrico Letta, il ladro di concetti: poco serio (e poco patriottico)
Ma «dire queste tre parole, Dio, Patria, Famiglia» non «significava intendere una sola, patriarcato»? Almeno questo sosteneva Letta l'altro giorno, prima di cambiare idea all'indomani. Intervistato da Il Sole 24 Ore, Enrico (non esattamente un patriota come quell'altro Enrico, Toti) riscopriva d'emblée il patriottismo, ma a modo suo. E diceva che bisogna votare il Pd per due ragioni: la prima è «il patriottismo, quello di chi persegue l'interesse della nazione ben sapendo che esso passa dall'Europa. Europeismo è patriottismo. Credibilità è patriottismo. Reputazione internazionale è patriottismo». Detto da uno che il giorno prima era andato in Germania a chiedere sostegno a un Paese che fa alla grande i propri interessi e mica i nostri, a cominciare dal gas, non pare esattamente la strada migliore per difendere gli interessi nazionali. Ma la verità è che Letta è talmente a corto di idee e di parole d'ordine che finisce per rubarle agli altri. Prima le critica, anzi le demonizza, e poi le fa proprie, rovesciandone il significato. Ci aspettiamo che ora Letta adotti anche i concetti di Dio e di Famiglia, intendendo il primo come sinonimo di Ateismo e il secondo come Unione esclusiva tra persone dello stesso sesso.
Giorgia Meloni fulmina la giornalista: "Quando mi candiderò in Ungheria...". Risposta da ko
Una risposta lapidaria. Giorgia Meloni congela le polemiche riesplose dopo il voto contrario di Fratelli d'Italia e della Lega ad una relazione del Parlamento europeo che contro l'Ungheria, ritenuta non più una democrazia. A margine di un comizio elettorale a Bari, una giornalista inviata della trasmissione In Onda su La7, chiede a Meloni un chiarimento riguardo la sua posizione su Viktor Orbán.
#inonda "Quando mi candiderò in Ungheria..."
— La7 (@La7tv) September 17, 2022
La reazione a sorpresa di Giorgia Meloni dopo le domande della giornalista di In Onda Ludovica Ciriello https://t.co/P2AvZKeVQA
Per Meloni bagno di folla a Bari. L’urlo finale: “Emiliano, guarda un po’ la Stalingrado d’Italia”
Bagno di folla per Giorgia Meloni a Bari. Un’accoglienza calorosa e entusiasta tanto che alla fine del comizio la leader di FdI mostrando la piazza gremita grida: “Emiliano, guarda un po’ la Stalingrado d’Italia“. Così Meloni ha fatto riferimento a quanto detto dal presidente della Puglia secondo cui Bari sarebbe stata per la destra come Stalingrado durante la seconda guerra mondiale. Invece la città non ha fatto mancare partecipazione, sorrisi, applausi.
Meloni ha anche chiarito ai giornalisti: “Va bene tutto ma io la campagna elettorale la sto facendo in Italia, mi fate parlare tutto il giorno dell’Ungheria. Ma secondo lei mi devo candidare in Ungheria?“. “La gente non ce la fa con le bollette – ha aggiunto – non ha il posto di lavoro, non sa che fare a scuola e sono tre giorni che parlo dell’Ungheria“, ha aggiunto. “Quando mi candiderò in Ungheria, risponderò sull’Ungheria. A Letta non gli andate a chiedere dell’Ungheria”.
Poi ha toccato tutti i temi su cui FdI ha insistito in questa campagna elettorale: andare avanti per il merito e non perché si ha la tessera del Pd, abolire il reddito di cittadinanza per non tenere i giovani sul divano e per aiutarli davvero a lavorare e a risollevare le sorti dell’Italia, aiutare il made in Italy. Si può fare ma non sarà facile: Giorgia Meloni ha sottolineato che FdI è cresciuta così tanto perché “io non accetto scorciatoie”. Perché – ha detto – per me la politica significa anche saper dire di no e non solo fare promesse.
È vero, Mosca ha finanziato i partiti italiani: per anni il Pci ha intascato milioni di dollari dal Kgb
Nelle ore calde delle notizie dei fondi da Mosca all’indirizzo di partiti e politici stranieri, nella quale l’Italia risulta ufficialmente esclusa dal dossier di Washington, si torna a parlare della storia dei finanziamenti da Mosca per l’Italia. La memoria del pesce rosso dei media ai tempi dei Social ha relegato nel dimenticatoio i fatti passati alla storia.
Fatti che riguardano ad esempio i vecchi dirigenti del Partito Comunista Italiano, alcuni divenuti dirigenti del Pds, Ds, Pd. Dirigenti che per mezzo secolo hanno beneficiato di un fiume di rubli infinito, illecito, da parte di servizi segreti stranieri. Erano i tempi della guerra fredda, del Muro di Berlino. E loro avevano scelto la parte sbagliata della storia, senza mai fare ammenda. Senza che nessuno abbia mai chiesto loro di fare abiure.
Con grande onestà intellettuale, l’ex segretario del Pd Walter Veltroni intervistando il dirigente del Pci, Aldo Tortorella gli aveva fatto parlare anche di quella pagina oscura. Ma soprattutto ne fanno cenno numerosi atti in commissione Stragi e in Commissione Mitrokhin. Atti ufficiali, non veline buttate in pasto ai media o interviste taroccate in campagna elettorale.
Silvio Berlusconi, indizio prima del voto: "Qualcosa si sta muovendo"
I leader hanno solo pochi giorni per convincere gli elettori. E così ecco che la campagna elettorale cambia radicalmente. Un esempio? Silvio Berlusconi. Prima titubante sul reddito di cittadinanza, ora più convinto che mai di volerlo addirittura aumentare. "Estenderlo a tutti i cittadini che sono in povertà: 4,7 milioni di italiani", ha detto il numero uno di Fratelli d'Italia. Un'uscita non passata inosservata ad Antonio Polito, che sulle colonne del Corriere della Sera commenta così il cambio di rotta: "Qualcosa si sta muovendo. Forse tradisce il fatto che uno spostamento elettorale è in corso al Sud, nell'area di confine tra l'astensionismo e i destinatari del reddito di cittadinanza? E magari che Forza Italia ha bisogno vitale di una trasfusione di sangue meridionale per non cedere di schianto? Se ci abbiamo visto giusto, e qualcosa sta succedendo nel Mezzogiorno, chi ne è il beneficiario?". L'indizio arriva dalle parole di Giuseppe Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle, con i sondaggi che lo davano in forte crescita, appare più sicuro di sé. Il merito? Proprio il reddito di cittadinanza, su cui l'ex premier sta basando la sua campagna elettorale. Ma non solo, perché Polito ricorda la promessa fatta a Giorgia Meloni di una "guerra civile" se viene abolito il cavallo di battaglia a Cinque Stelle.
Raffaele Fitto, la confessione: "Ecco perché FdI ha difeso Orban in Europa"
«Quando Giorgia Meloni dice "è finita la pacchia" sottolinea un fatto: che è giunta l'ora, e noi ci auguriamo che sia il 25 settembre, di un governo autorevole perché legittimato dagli elettori. Un governo che dopo oltre dieci anni torni in Europa per puntare i piedi in difesa degli interessi italiani ma anche per costruire una comunità europea forte e capace di correggere i suoi errori. Cambiare non contro l'Europa. Dentro l'Europa». È un fiume in piena Raffaele Fitto - europarlamentare e copresidente di Ecr, sherpa meloniano a Bruxelles, candidato al rientro a Roma nel plurinominale di Lecce-Brindisi. In questi anni ha affiancato la numero uno di Fratelli d'Italia nella costruzione della leadership di Ecr. Adesso il percorso è un passo da un traguardo clamoroso: i "conservatori" potrebbero arrivare a guidare la terza economia d'Europa.
Gli avversari agitano lo "spettro continentale" di un governo di centrodestra a guida Meloni. Per i vostri partner europei che cosa sarebbe invece?
«La Meloni guida i Conservatori europei: una delle più antiche e prestigiose famiglie della politica internazionale. Oltre ad essere presente in quindici Paesi Ue, il partito attualmente ha la responsabilità del semestre europeo con il premier ceco Petr Fiala. I nostri alleati del PiS esprimono il primo ministro in Polonia. Il recente boom dei Democratici svedesi segnala la forte crescita di tutti i membri del gruppo Ecr. Le proiezioni sulle elezioni italiane sono ottime, così come quelle del 2023 per la Spagna. Dall'altra parte c'è solo il vano tentativo di provare a fermare con gli insulti un trend più che positivo che vede gli europei dare sempre più fiducia alle idee della grande comunità guidata da Giorgia».
Lollobrigida: «Draghi? Nel 2021 ha dato del dittatore a Erdogan, l’anno dopo si è seduto accanto a lui»
Basta con la campagna d’odio contro la destra che sta avvelenando la campagna elettorale, giunta ormai agli sgoccioli. “Consideravamo il ministro Lamorgese poco capace di interpretare il suo ruolo. Lo abbiamo detto in più occasioni. Però una campagna elettorale è una cosa seria. Si deve garantire il rispetto della legge”. Così Francesco Lollobrigida, in una lunga intervista ad Adnkronos Live, dopo le ennesime provocazioni ai comizi di Fratelli d’Italia. Che fortunatamente non sono degenerate grazie al comportamento civile dei militanti, ha aggiunto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Che ha passato in rassegna tutti i temi caldi dell’attualità. Smentendo le fake news sulla collocazione internazionale del partito di Giorgia Meloni e sul Pnrr.
Lollobrigida: siamo con l’Occidente in un quadro europeo
FdI è dalla parte dell’Occidente in un quadro europeo. “Un comportamento che abbiamo già interpretato dall’opposizione. “Certo – puntualizza Lollobrigida – in Europa dobbiamo riuscire a fare quello che hanno fatto le altre Nazioni. Cioè difendere anche gli interessi del nostro popolo”. Sulle sanzioni nessun dubbio. Sono utili ma Bruxelles deve ‘risarcire’ gli Stati che pagano un prezzo più alto. “Abbiamo chiesto un fondo perequativo sul modello della Brexit. Oggi noi siamo più danneggiati di altri. E quindi chiediamo alle Nazioni occidentali di mettere mano al portafoglio. Per aiutarci a sopportare i danni che le nostre aziende subiscono”.
Escalation di violenze, l’affondo di Meloni: «Parlano di Europa, ma il loro modello è Ceaușescu»
L’anomalia italiana sta nel plotone d’esecuzione messo in piedi da settimane contro Giorgia Meloni. Costretta a ribattere quotidianamente alle accuse più disparate, tutte accomunate dal rappresentare un pericoloso mostro per la democrazia, che gli piovono addosso da avversari, mainstream e stampa. Con buona pace del pluralismo delle idee.
Meloni: parlano di Ue ma il loro modello è Ceaușescu
“In nessuna democrazia evoluta l’unica opposizione al governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di ministri, cariche istituzionali e grandi media”, scrive sui social la leader di Fratelli d’Italia dopo l’escalation di contestazioni ignorate dal Viminale. “E, soprattutto, in nessuna democrazia occidentale il governo consente scientificamente provocazioni. Che potrebbero facilmente sfociare in disordini – durante la campagna elettorale – nelle manifestazioni politiche dell’opposizione. Questa gente parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceaușescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare”.
Annalisa Chirico inchioda Lamorgese: "La situazione rischia di degenerare"
"Lamorgese si conferma un ministro unfit": Annalisa Chirico ci va giù pesante e parla in questi termini dell'attuale ministra dell'Interno. Nel suo tweet, poi, la giornalista ha continuato: "I comizi di Fdi sono diventati un tiro al bersaglio con insulti e atti di prevaricazione che rischiano di degenerare". Il riferimento è al clima d'odio nei confronti della leader Giorgia Meloni. Lei stessa tra l'altro ha denunciato l'accaduto.
"Una signorina che mi dava della pu****a in piazza è finita a La7 intervistata come grande riferimento della sinistra - ha denunciato la Meloni -. Stamattina, alla quinta volta, ho chiamato il ministro Lamorgese e ho detto: mai lei si rende conto che significa far arrivare dei contestatori che ti insultano, non viene il dubbio che a un certo punto qualcuno possa innervosirsi, che possano esserci dei problemi? Io ringrazio Dio, ringrazio Fratelli d'Italia, ringrazio il nostro popolo, perché fin qui nessuno ha risposto alle provocazioni".
Lamorgese si conferma un ministro unfit. I comizi di Fdi sono diventati un tiro al bersaglio con insulti e atti di prevaricazione che rischiano di degenerare. Meloni dice: l’ho avvisata direttamente ma niente. Il ministro non fa. Perché? Qualcuno vuole l’incidente?
— Annalisa Chirico (@AnnalisaChirico) September 18, 2022
Quarta Repubblica, Giorgia Meloni: "Neanche una volta in due anni", come umilia Letta
Giorgia Meloni è stata ospite in studio a Quarta Repubblica, la trasmissione di Rete4 condotta da Nicola Porro. La leader di Fratelli d’Italia è partita dalle recenti dichiarazioni di Enrico Letta, secondo cui la sinistra negli ultimi dieci anni quando ha governato ha dovuto rimediare ai “casini” combinati dalla destra nel 2011. “Vediamo quanto li ringrazieranno gli italiani per il lavoro straordinario, sento dire a Letta cose abbastanza ridicole”, ha dichiarato la Meloni.
“Stanno giocando a dire che noi non siamo in grado di governare - ha aggiunto - mettono in mezzo i poteri internazionali, loro ormai sono convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani perché più interessati alla protezione di alcuni poteri. Io sono presidente dei conservatori europei da due anni, eppure non ho mai fatto un’intervista internazionale prima della caduta del governo: questo perché ero all’opposizione e non andavo in giro a parlare male dell’Italia”.
Crosetto prefigura la disfatta della sinistra: «FdI? Può arrivare anche al 30%». E non è solo un’ipotesi
«In questi ultimi dieci anni, dimostrando coerenza, Giorgia Meloni è riuscita ad assumere una credibilità che adesso la porterà a essere il primo partito». Guido Crosetto non ha dubbi sull’imminente affermazione elettorale del centrodestra, e della leader di Fdi in particolare. E pregustandone già il sapore che si profila (forte dei sondaggi degli ultimi mesi soprattutto) dimostra di non temere di apparire spavaldo o scaramanzie di sorta. Tanto che, a sette giorni dal voto, ai microfoni di Rtl 105 il co-fondatore di Fratelli d’Italia affida il suo pronostico sulle urne. Quanti voti prenderà Giorgia Meloni? Previsioni? «Il 28% o 30%», risponde l’imprenditore piemontese, fiducioso negli elettori. Crosetto sente odore di vittoria: «Fratelli d’Italia può arrivare anche al 30%» Ma anche convinto del buon operato di Fratelli d’Italia, e confortato dai pregressi storici e politici del Belpaese. «Conosco la storia dell’Italia – spiega infatti Crosetto –. Abbiamo avuto il primo governo che metteva insieme il M5S e la Lega. Abbiamo avuto governi in cui c’erano partiti che si odiavano, si contraddicevano. E però li abbiamo avuti e sono andati bene a tutti. Ora il centrodestra, che ha dei punti di differenza, che i suoi leader sono comunque riusciti a limare, sta costruendo un programma su cui tutti si riconoscono. Perché mai dovrebbero fare più paura? Mi sembrerebbe una contraddizione»…
Omnibus, bufera Rixi-Romano: “soldi a Letta dai francesi”, “conseguenze pesantissime”
La faida elettorale continua tra le forze di centrodestra e centrosinistra. Siamo agli sgoccioli della campagna, fra pochi giorni ci saranno le elezioni e i partiti sono chiamati a sparare le ultime cartucce a disposizione per accaparrarsi i voti degli ultimi indecisi. Nella puntata di Omnibus, trasmessa su La7 nella mattinata di lunedì 19 settembre sotto la conduzione di Gaia Tortora, è andato in scena un botta e risposta tra il parlamentare del Partito Democratico Andrea Romano e il membro della Lega Edoardo Rixi.
“Sull’Europa bisogna essere molto chiari, e per quanto riguarda il Pd il programma per migliorarla è altrettanto chiaro” afferma il dem, che poi attacca la coalizione avversaria: “E’ un rischio alto quello che l’Italia corre. Una destra formata da Meloni e Salvini, con Berlusconi che pattina, che dice che il modello è Orban deve preoccupare tutti gli italiani. Perché le conseguenze anche materiali di un eventuale isolamento italiano, se vincesse la destra, sarebbero pesantissime. Dobbiamo lanciare un allarme per le tasche degli italiani”. La parola passa quindi all’ex Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti nel Conte I, che replica: “A me quello che dispiace di questa campagna elettorale è che il Pd invece di avere delle idee per governare il Paese continua ad incitare l’odio sulla destra. Noi vorremmo capire cose normali, che normalmente si discutono in una campagna elettorale, e che non riguardano la posizione nel mondo dell’Italia. Il nostro Paese è geograficamente in Europa e ci resterà, così come nella Nato e cercherà di difendere le sue posizioni a livello geopolitico”.
Roma, le educatrici protestano in Campidoglio: "Nidi allo sbando e graduatoria farlocca"
"Dopo due anni di emergenza sanitaria e di impedimenti legati alla possibilità di esprimere il nostro dissenso il "Coordinamento Contro la Precarietà" è pronto a scendere in piazza domani mattina per ribadire a gran voce che la “storia dell’ultimo Concorso pubblico per educatori di asilo nido del Comune di Roma è diventata una lunga triste storia, vissuta dai precari, maggiormente donne, madri, educatrici ed educatori’’ spiegano Alessandra Pelonero, Daniela Olivieri, Gabriella Rossi e Romina Abruzzetti del Coordinamento Contro la Precarietà (CCP).
‘’Si tratta di professionisti - spiegano le maestre precarie di lunga data - che si sono visti azzerare i sacrifici di anni di supplenze giornaliere con una procedura concorsuale messa a bando senza ascoltare la voce dei lavoratori, a colpi di prepotenti accordi tra il Dipartimento Risorse Umane, la ex Giunta 5 Stelle e la consenziente firma della parte sindacale. Accordo che non ha visto l’avallo da parte del Coordinamento. Contro la Precarietà che nel suo ruolo di Rsu, richiedeva di inserire a verbale la propria Nota di Dissenso. Tale Nota, con un anticipo di quattro anni, già denunciava le criticità ad oggi emerse palesemente. Nonostante aver presagito tutto quello che oggi è accaduto, siamo state confinate nell’isolamento e nel silenzio insieme agli intenti di giustizia contro ogni convenienza. Ad oggi vogliamo ringraziare in particolare quei Consiglieri Comunali che con voto trasversale approvavano il 5 aprile scorso una mozione importantissima, madre dell’attuale Memoria di Giunta Capitolina. Questo è stato il primo segno di ascolto attivo che vede i rappresentanti di diverse forze politiche unirsi per accogliere il grido disperato delle educatrici ed educatori, impegnati, ormai da anni, nel richiedere una graduatoria di merito, ripulita da eventuali mendacità ed errori sui punteggi assegnati. Il Coordinamento Contro la Precarietà ricorda che la Delibera di Giunta Capitolina del 28/07/2022 QM3318, votata da maggioranza e opposizione, suggellata con un impegno politico espresso chiaramente dal Sindaco e dall’Assessore Pratelli durante la Conferenza Stampa del 29 luglio 2022, è direttamente applicabile in quanto atto supremo. Durante la suddetta conferenza, il Sindaco e la Giunta Capitolina presentavano il piano assunzionale del settore educativo scolastico con l’emanazione di due atti paralleli ma consequenziali:
Giorgia Meloni attacca Luciana Lamorgese: non tutela i nostri comizi
Le minacce di morte, gli attacchi social, gli assalti ai banchetti. E, soprattutto, le continue contestazioni ai comizi. Al culmine di una campagna elettorale ad altissima tensione Giorgia Meloni non tiene più la rabbia e si sfoga sui social, chiamando in causa direttamente la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. «Mi aspetto delle risposte - scrive su Facebook - perchè manca una settimana al voto, il clima sta salendo e io non consentirò che si rovini la campagna elettorale di Fdi perché qualcuno non sa fare il suo lavoro». «Sono di ritorno da una manifestazione partecipatissima a Caserta - dice- ma devo denunciare qualcosa che non funziona. È la sesta manifestazione di Fdi nella quale ci ritroviamo all’interno della piazza dei contestatori. Ora, di media sono quattro gatti, insomma niente di preoccupante, il punto però è che devo capire come funziona la gestione dell’ordine pubblico perchè se consenti di insultare Fdi e Giorgia
Meloni in mezzo ai nostri sostenitori non viene in mente a nessuno che possa esserci il rischio che qualcuno a un certo punto innervosirsi e che questo possa produrre degli incidenti?». «Ho chiamato il ministro Lamorgese - riferisce - e le ho detto "scusi, non le viene il dubbio che facendo arrivare dei contestatori che insultano possono esserci dei problemi?". Ringrazio Dio, Fdi e il nostro popolo perché nessuno fin qui ha risposto alle provocazioni, però voglio capire dal ministro Lamorgese, da chi gestisce l’ordine se qui si sta cercando l’incidente per poi ringraziare che noi siamo inaffidabili, per poi scaricare su di noi e farci un po’ di campagna elettorale».
Salvini a Pontida con 100mila persone lancia l’affondo: abolire finalmente il canone Rai
Dal palco di Pontida Matteo Salvini abbraccia i centomila intervenuti e si dice orgoglioso di avere organizzato “la più grande manifestazione di questa strana campagna elettorale”. Quindi lancia la proposta: “Se anche la Rai tirasse un po’ la cinghia – dice – potremmo abolire quel canone che è finito in bolletta, come fanno tante televisioni pubbliche”. Una proposta che nessuno aveva mai sentito dal leghista e che qualcuno scambia quasi per la promessa sorpresa, annunciata nelle scorse ore.
I sei impegni della Lega
L’impegno della Lega e dei suoi dirigenti si racchiude in sei punti: stop bollette, autonomia, flat tax, Quota 41, decreti sicurezza e giustizia giusta. Prima si deve risolvere il problema che rischia di schiacciare il tessuto economico e sociale del paese, quello delle bollette. Ma poi arrivano in fila le bandiere leghiste. A partire dall’autonomia, che resterà a Pontida 2022 la parola più usata. A rivendicarla come una clava è Luca Zaia, che parla di necessità inderogabile, spiegando che “l’autonomia vale anche la messa in discussione del governo. Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione, chiunque vada a governare non avra’ scelte”.
Salvini: “Da Pontida mandiamo un bacione a Letta”
Con il segretario dem, Enrico Letta continuano le schermaglie, dopo la sfida portata dal dem a Monza, dove riunisce i suoi, non distante da Pontida. “Mi dicono che c’è Enrico Letta molto nervoso perché sta vedendo 100mila persone, gli mandiamo il bacione di Pontida, siamo gente per bene e accogliente”, dice a un certo punto. Poi avvisato del fatto che il leader del Pd ha definito Pontida una provincia ungherese replica: “Quelli di sinistra hanno una passione per la geografia, oggi è l’Ungheria, ieri la Russia, o la Finlandia….”.
Francesco Storace: tutti gli affari della sinistra con Cina e Putin
Ma quanto sono ipocriti a sinistra. Si riparano dai venti fragorosi sui finanziamenti russi al Pci con l'alibi del tempo trascorso («Siamo un'altra cosa»), dicono adesso. Come se sull'ambiguità delle relazioni internazionali dei figliocci di quel partito si debba solo risalire al tempo del Togliattismo. No, anche gli idoli di adesso hanno peccati da farsi perdonare e persino i loro cuginetti a Cinque stelle. Nel gioco delle relazioni pericolose spiccano tutti, a sinistra, e suscita davvero indignazione il loro accanimento su colpe inesistenti a destra. Spesso si sono fatti fare anche fessi da Mosca. Accadde a Romano Prodi e Massimo D'Alema, per la crisi energetica del 2007. All'epoca fu siglata un'intesa Eni-Enel con Gazprom, che in realtà ci mise in condizioni di sudditanza verso Mosca. E la partita la condusse con mano di spregiudicato mazziere l'ex cancelliere tedesco Schroeder. Sai che gliene fregava della fratellanza progressista...Venne poi il tempo di Enrico Letta.
Elezioni, Roy De Vita azzera lo spauracchio fascismo: la frase che infiamma i social
Incetta di mi piace e commenti positivi per Roy De Vita dopo un commento su Twitter. Il primario della Divisione di Chirurgia Plastica dell'Istituto Nazionale Tumori di Roma “Regina Elena” sta di frequente intervenendo sulle questioni legate alla politica italiana in vista delle elezioni del 25 settembre e stavolta si sofferma sul pericolo fascismo, un termine di cui abusano molti esponenti della sinistra, che additano troppo facilmente chi ha idee diverse dalle loro. “A furia di abusare della parola ‘fascista’ le si è fatto perdere il suo connotato. Ora serve semplicemente a definire una persona che non ti piace” la citazione pubblicata sul social network dal noto medico.
Anche Giorgia Meloni, ospite del Tg di La7, ha dovuto rispondere a una domanda sul tema dei presunti legami con la tradizione fascista: “Non è sostenibile la tesi che un partito che ha fatto tutte le battaglie per la libertà di lavoro, di pensiero, di voto, di impresa, e altro, battaglie che abbiamo fatto noi, possa essere considerato un partito che voglia portare un regime in Italia. Bisogna interrogarsi perché invece si vuole creare un mostro”.
Papa Francesco sconfessa la sinistra e loda l'Ungheria di Orban: colpo da ko al Pd
Papa Francesco ha ricevuto in udienza Katalin Novak, presidente dell’Ungheria ed ex ministro della famiglia, e l’esito dell’incontro non fa altro che far storcere la bocca alla sinistra a meno di trenta giorni dalle elezioni politiche in Italia. “Il Santo Padre si è particolarmente interessato alla politica della famiglia ungherese. Ha accolto con favore il fatto che i matrimoni siano raddoppiati e gli aborti dimezzati. Ha ringraziato per la difesa di famiglie tradizionali e cristiani perseguitati” le parole di Novak, che ha ricevuto i complimenti dal Santo Padre.
Come riferisce Libero si tratta di una vera e propria sconfessione pubblica per la sinistra, che cerca di trasformare ogni azione del Pontefice in un assist alla propria politica. Ma così non è, a partire dall’incontro in sé dopo le pesanti critiche alla nazione dell’est. “Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni bilaterali. Ci si è quindi soffermati su alcune questioni di comune interesse, quali la famiglia, la promozione della cultura della vita, i giovani e la situazione dei Cristiani in Medio Oriente” la nota del Vaticano. Quindi “famiglia” e “cultura della vita” non sono concetti così assurdi come vogliono far passare dal Pd. Che spesso tratta da mostro l'ungherese Viktor Orban.
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