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Visita allo stabilimento dove il destino dei lavoratori è assistere i robot che rubano loro il posto. E' stata la loro prima macchina capace di muoversi su tre assi, conquistando la profondità per etichettare milioni di evidenziatori gialli e mettere loghi rosa fucsia su cofanetti di pongo. Per cui le è un po’ affezionato, Andrea, «oggi però è lenta, perde mezzo secondo a sequenza, vediamo che ha».

Mentre il robot trascina cocciuto i suoi cuscinetti nelle guide ad aria compressa, così, l’operaio cerca sul monitor dove potrebbe annidarsi la causa di quella stanchezza. Vicina invece trema senza intoppi una macchinotta grigia e corpulenta: «è cartesiana, una tecnologia ormai arci-consolidata, a livello industriale, quindi molto affidabile», spiega l’operaio indicando i bracci d’acciaio che si incrociano continui: «qui l’innovazione è stata nel dialogo: l’elettronica permette a un hardware semplicissimo di muoversi con una precisione prima impensabile».

Rufina, borgo di vitigni, Chianti e colline a venti chilometri da Firenze. Qui si trova la produzione italiana di Fila, la fabbrica dei pennarelli Giotto (il pittore nato a pochi chilometri da qui), del Tratto-Pen, del Das da modellare o della paste farinose che migliaia di bambini impastrocchiano al nome di didò.

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dall'articolo di FRANCESCA SIRONI per espresso.repubblica.it