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ROM serifSi riapre il dibattito dopo il caso delle sorelle bruciate: solo il 4,6 per cento dei ladri viene scoperto. "La condizionale è un diritto". Un orribile caso di cronaca nera, la morte delle tre sorelle rom bruciate vive in un camper di Centocelle, torna a interrogare il sistema giudiziario italiano. Perché uno dei presunti autori della strage, il bosniaco Serif Seferovic arrestato a Torino giovedì, non più tardi del febbraio scorso era stato condannato a due anni di carcere per lo scippo della studentessa cinese Yao Zhang, conclusosi nel peggiore dei modi: la ragazza investita da un treno mentre cercava di recuperare la borsetta. Serif Seferovic si è fatto ventuno giorni di carcere, poi è tornato in libertà. Perché? Sembra il fallimento di un intero sistema,

che prima acciuffa il ladro e poi subito lo libera, ma in realtà lo prevede la legge per chi è incensurato. Quando strappa la borsa della studentessa cinese lungo la ferrovia romana, il 5 dicembre scorso, Seferovic ha la fedina penale linda. Non ha neanche precedenti di polizia. Dopo che si sparge la notizia della morte dì Yao Zhang, l'avvocato Gianluca Nicolini lo convince a consegnarsi ai magistrati di Roma. Cosa che avviene il 23 dicembre, nel pomeriggio. In quel momento Seferovic è ancora un uomo libero, ma dopo l'interrogatorio viene portato nel carcere di Regina Coeli. Dove rimarrà fino al 13 gennaio, giorno in cui viene liberato dal Tribunale del Riesame perché il suo legale e il pm si sono accordati sul patteggiamento. "Due anni di prigione - racconta Nicolini - una pena alta per uno scippo. Il giudice poi ci ha concesso la sospensione della pena perché non c'erano pericoli di fuga e Serif era incensurato". A febbraio, dunque, è tornato in libertà. La cella l'ha vista solo per ventuno giorni.