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Il bivio per Matteo Salvini si fa sempre più stretto, più problematico, tra le esigenze tattiche e gli obiettivi strategici: il leader della Lega vorrebbe continuare per un certo periodo a sostenere il governo gialloverde, che permette di lucrare consensi sul piano elettorale ("I 5 Stelle li ho sottomessi, con loro faccio quello che voglio"); sull'altro versante, però, ha paura che la parabola negativa di Di Maio investa alla fine anche il Carroccio.

 "Dobbiamo andare avanti il più possibile con quest'alleanza" sono i ragionamenti a cui si lascia andare il leader leghista secondo i suoi consiglieri più fidati ma dobbiamo staccarci prima di essere trascinati anche noi nel gorgo".

Fino a qualche settimana fa il "time limit" più probabile erano le elezioni europee: lo schema immaginato da Salvini era quello di aspettare lo stravolgimento degli equilibri nel Parlamento di Strasburgo, sotto la spinta elettorale dell'avanzata sovranista-populista, prima di riaprire i giochi in Italia. Solo che gli ultimi avvenimenti hanno creato le premesse per cui l'avvitamento della crisi grillina potrebbe subire un'accelerata: la sceneggiata sul condono fiscale; la tempesta sullo spreade le liti di Di Maio con il governatore della Bce, Mario Draghi; la commedia sul Tap; lo scontro tra Salvini e il sindaco Raggi sul governo di Roma; il "revanchismo" contro le banche, che ha creato una divaricazione con la Lega; il tentativo del vicepremier pentastellato di dire no alla Tav per sedare la rivolta della base grillina per il sì al Tap; l'insofferenza dell'anima grillina più ortodossa verso le campagne salviniane su immigrazione e sicurezza. Sono tutte questioni che dimostrano come nella politica 5 Stelle ci sia una sorta di ritorno ad un'ideologia minore, basata sulle parole d'ordine arcaiche della sinistra del '900.

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dall'articolo di Augusto Minzolini  per panorama.it