In Francia manca poco più di un anno alle elezioni presidenziali e, nonostante abbia alle spalle anni molto difficili sul versante politico, Marine Le Pen è ancora schierata ai nastri di partenza con ottime possibilità di potersi giocare nuovamente l’ingresso all’Eliseo dopo la sconfitta del 2017 contro Emmanuel Macron.
Il Rassemblement National ha doppiato da prima forza di Francia le elezioni europee del 2019, nell’anno della pandemia ha tenuto botta nell’appuntamento elettorale a lui maggiormente sfavorevole, le amministrative, conquistando la città di Perpignan, nei Pirenei Orientali, prima città con più di 100mila abitanti ad avere un sindaco della destra sovranista, l’ex compagno della Le Pen Louis Aliot. E oggi, con una forbice compresa tra il 24 e il 27% dei consensi Macron e la Le Pen avrebbero, in vista delle presidenziali, quote di consenso molto simili e la possibilità di sfidarsi nella rivincita del ballottaggio del 2017. In vista della quale la Le Pen intende completare il processo di dedialisation del suo partito trovando nuovi temi su cui sfondare a livello popolare e su cui evolvere la tradizionale piattaforma sovranista del partito. Uno dei più promettenti, in tal senso, è l’ambientalismo.
La batttaglia ecologica divide la Francia
Le rivendicazioni dei Gilet Gialli, le ecotasse proposte da Macron e la repentina ascesa dei Verdi, protagonisti dell’ultimo turno di amministrative in cui hanno conquistato le città di Lione, Marsiglia e Bordeaux segnalano da tempo una ripresa di importanza del tema ambientale in terra transalpina.
Silvio Berlusconi contro la magistratura: "In 27 anni 86 processi, infiltrazioni ideologiche e opacità del sistema di potere"
"In questi 27 anni, dieci dei quali al lavoro come presidente del Consiglio, ho subito ben 86 processi, per un totale di 3672 udienze": Silvio Berlusconi racconta le ingiustizie subite nel corso degli anni in un'intervista al Giornale e invoca la separazione dei poteri su cui si fonda ogni società liberale. A tal proposito aggiunge: "Da molti anni ho subito e denunciato le infiltrazioni ideologiche e le opacità del sistema di potere che caratterizzano una parte della magistratura, alcune procure e i vertici delle correnti organizzate".
Il leader di Forza Italia, comunque, non se la prende con tutti i magistrati. Anzi crede che si debba fare una distinzione: "Tutto questo non riguarda i tanti magistrati che subiscono questo sistema e ne sono vittime, anzi getta un immeritato discredito anche sul lavoro di giudici integerrimi e coraggiosi". Secondo Berlusconi, quello che gli è accaduto non solo ha rovinato la sua vita per oltre 20 anni, ma ha anche "arrecato pena e danni ai miei familiari, ai miei amici, alle aziende che ho fondato", continua nell'intervista.
E non è tutto. Perché secondo l'ex premier le ingiustizie subite hanno finito per danneggiare anche "i cittadini italiani, gli elettori di tutti gli schieramenti politici, perché ha alterato la rappresentanza democratica". Parlando dei numerosi processi subiti, poi, il leader azzurro spiega: "Mettendoli tutti in fila, si avrebbe un processo infinito, con udienze tutti i giorni, per dieci anni. Neanche Kafka avrebbe immaginato un incubo come questo. Credo siano un record assoluto, certamente in Italia e probabilmente nel mondo". Insomma, Berlusconi al fianco di Marta Cartabia per una immediata e profonda riforma del sistema giudiziario.
Vaccino, altri guai per Andrea Scanzi. L'ex sottosegretario alla Salute: "Non è di una categoria prioritaria"
Non si è ancora spento il caso riguardante la vaccinazione di Andrea Scanzi, sottoposto ad inoculazione di un vaccino AstraZeneca quando non ne aveva diritto. A rincarare la dose sul giornalista è Monica Bettoni, ex sottosegretario alla Salute quando ero ministro Rosy Bindi, che da subito mette in chiaro le cose, che conosce in maniera diretta occupandosi delle inoculazioni nel Centro Affari di Arezzo: “Qui non si sono mai buttate le dosi di AstraZeneca che, peraltro, può essere conservato per 48 ore fra 2 e -8 gradi in un frigorifero normale”.
La dottoressa prodiana, che è stata anche insignita della croce di Cavaliere al merito per l’opera di volontariato prestata nell’aprile 2020 (piena pandemia) nell’ospedale a Fidenza, non accetta il comportamento da furbetto: “A quello che mi risulta - le sue parole a Il Tirreno - nell’Asl Sud Est non è mai stata sprecata una dose di vaccino. E anche prima che venisse creata la lista d’attesa di chi è disponibile a una chiamata dell’ultimo minuto, nel caso fossero avanzate dosi veniva scorsa la lista dei pazienti compilata per priorità di rischio. Perciò mi piacerebbe conoscere il medico di medicina generale che ha inserito Scanzi nella lista dei vaccinabili e quante segnalazioni analoghe ha presentato”.
Matteo Bassetti, i monoclonali funzionano davvero contro il Covid: "Ricoveri e decessi ridotti dell'85 per cento"
Che gli anticorpi monoclonali fossero un'arma potente contro il Covid Libero lo scrive da mesi, non sulla base di teorie precostituite ma sentiti gli esperti e osservate le statistiche. Le ultime sono della britannica GlaxoSmithKline e dell'americana Vir Biotechnology: certificano che nel caso del farmaco Regeneron, basato sugli anticorpi "casirivimab" e "imdevimab", se i monoclonali vengono somministrati nella fase iniziale della malattia (in Italia il protocollo prevede entro 10 giorni) riducono i ricoveri e i decessi dell'85%. L'efficacia dell'altra cura approvata, quella col farmaco "Bamlanivimab" dell'azienda Eli Lilly, è del 70.
Il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova, ha iniziato a curare alcuni malati con gli anticorpi monoclonali Insomma: guariscono 3 pazienti su 4. La sperimentazione è stata fatta su un campione di 583 pazienti e i dati sono stati verificati da un ente indipendente. Le statistiche sono importanti, ma la quotidianità rende l'idea ancora meglio. Ieri il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha fatto sapere che assieme alla propria equipe in meno di una settimana ha cominciato a curare coi monoclonali 9 persone. «Stanno tutte bene e per il momento sono tutte a casa. La sensazione nella pratica clinica», ha sottolineato, «è che funzionino davvero bene. Qui la situazione ospedaliera è tranquilla, come sempre durante questa terza ondata in Liguria, che oggi si potrebbe definire un'ondina».
Bassetti ha informato anche sulla tipologia dei pazienti già trattati al San Martino, «soprattutto persone tra i 70 e gli 80 anni e con altre patologie». Poi ha aggiunto: «I monoclonali sono una sorta di paracadute rispetto al ricovero». I primi ospedali a ricevere la prima parte delle 150mila dosi comprate dal commissario all'emergenza Figliuolo sono stati quelli della Lombardia, del Veneto, delle Marche, della Campania, del Lazio, e appunto della Liguria. Ma la cura divenuta celebre, con annesse stucchevoli polemiche, dopo la guarigione lo scorso autunno dell'allora presidente americano Trump è ormai cominciata in tutt' Italia. Ieri il Policlinico Sant' Orsola di Bologna ha preso in carico il primo paziente, trattato col Bamlanivimab.
Via libera al mausoleo Graziani: per la Cassazione non è apologia, annullata la condanna
Un mausoleo al generale Rodolfo Graziani non rappresenta apologia di fascismo. L’incredibile pretesa di Nicola Zingaretti e soci per criminalizzare il comune di Affile reo di aver reso onore al suo cittadino più illustre è finita male. Perché – e ne demmo notizia – il sindaco Ercole Viri con i suoi assessori sono stati «riabilitati» a settembre dalla Corte di Cassazione, che ha rinviato alla Corte d’appello gli atti. Le precedenti condanne «cestinate» dalla suprema magistratura. Ed ora se ne conoscono le motivazioni, depositate dopo ben sei mesi, ma comunque sufficienti a spiegare una decisione assolutamente razionale.
«L’apologia del fascismo, per assumere carattere di reato, deve consistere non in una difesa elogiativa, ma in una esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del patito fascista»: parole della Cassazione riprese pari pari dalla Corte Costituzionale. E certamente né la delibera relativa al mausoleo, né la cerimonia di inaugurazione, poteva costituire una forma di riorganizzazione del Pnf.
Viri e i suoi assessori – assisti da un collegio di difesa composto dagli avvocati Ignazio La Russa, Alessandro Palombi e Vittorio Messa, erano stati condannati ad otto mesi di reclusione in primo e secondo grado. Ma la Cassazione ha spazzato via ogni dubbio riordinando il processo ad una diversa sezione della Corte d’appello di Roma. Il nuovo giudizio dovrà valutare la sussistenza o meno di carattere di esaltazione della figura del generale Rodolfo Graziani nelle condotte imputate all’amministrazione di Affile al punto che si possa davvero ingenerare «il pericolo di ricostituzione» del Pnf, alla luce delle puntuali motivazioni esposte dalla Corte Suprema.
Guido Bertolaso dice no e si tira fuori dalla corsa a sindaco: "Roma città bella e martoriata, ma non mi candido"
Non usa mezza termini per ribadirlo ancora una volta: “Come ve lo devo dire che non sono candidato?”. Guido Bertolaso, intervistato da Stasera Italia su Rete Quattro nella puntata del 26 marzo, si chiama ancora una volta fuori dalla corsa a sindaco di Roma: "Chi dice che non mi candido perché la Meloni non mi appoggia non conosce il mio rapporto con Giorgia Meloni. Io non mi metto a fare queste valutazioni. La mia è una scelta di vita, ho fatto molto per il mio Paese e ho avuto molto. Ma a un certo punto della propria vita bisogna dedicarsi ad altro”. Quello di Bertolaso è un no assoluto e il consulente della Lombardia per il piano vaccinale non si candiderebbe “neanche se glielo chiedessero tutti”. “Davvero, nessuno ci crede, questo mi lusinga. Ma ci sono tanti bei candidati. L’importante è liberarsi di chi ha condotto Roma nella direzione pietosa in cui si trova la città più bella del mondo. Ci sono - dice Bertolaso - nomi prestigiosi, a destra e a sinistra, potranno fare molto meglio di me per una città così bella e martoriata”.
“Al contrario dell’anno scorso - analizza Bertolaso sulla pandemia di Covid - sono molto più ottimista, sono convinto che entro l’estate usciremo da questa situazione così drammatica, riusciremo anche a fare qualche bagno in pace. Ho grande fiducia nel Governo e ho grande stima - aggiunge - del generale e commissario Figliuolo, c’è un bel lavoro di squadra, con la Protezione civile di nuovo in gioco. Arriveranno i vaccini, già ne stanno arrivando di più. L’importante è usarli bene”.
Palamara vuota il sacco al Csm. E adesso la magistratura trema
Luca Palamara è stato ascoltato per oltre un'ora e mezzo dalla Prima commissione del Csm ma l'audizione è stata secretata
Luca Palamara è stato convocato ieri a sorpresa davanti alla Prima commissione del Csm per questa mattina
Un'audizione secretata ma che è stata incentrata su specifici episodi relativi alle chat con i suoi colleghi, che sono emerse durante l'indagine della procura di Perugia. Luca Palamara è stato ascoltato per oltre un'ora e mezza. Il magistrato ha dato in diverse occasioni la sua totale disponibilità al Csm per raccontare quanto in sua conoscenza e far luce sul sistema giudiziario italiano. Le vicende al centro del libro Il sistema, scritto insieme ad Alessandro Sallusti, sono da settimane al centro dell'interesse per le importanti accuse mosse dall'ex presidente dell'Anm, che ha rivelato dinamiche e consuetudini dal backstage della magistratura italiana.
"Al Csm ho parlato di fatti specifici e in particolare degli uffici giudiziari di Roma e Milano", così Luca Palamara all'Ansa dopo essere stato ascoltato dalla Prima commissione del Consiglio superiore di magistratura. Il magistrato ha rivelato alcuni dettagli del suo colloquio: "Al Csm ho parlato di quanto emergeva dalle chat, ma il discorso si è poi allargato anche al trojan". Il riferimento è la spia digitale inserita nel suo telefono cellulare per ordine della procura di Perugia, che ha permesso di registrare incontri e cene ma anche le chat che Luca Palamara si è scambiato con colleghi e non durante il periodo dell'indagine. "Parlo di fatti e vicende documentati e documentabili, altrimenti non li avrei affrontati. So quello che ho fatto e che il mio impegno deve essere chiarire come sono andate effettivamente le cose", ha detto all'uscita dopo l'audizione.
Il bianco e il nero, Rotta: "Linciaggio sulla Boldrini", Montaruli: "Cosa sarebbe successo a parti invertite?"
Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo sentito l'opinione della meloniana Augusta Montaruli e della democratica Alessia Rotta sul caso che ha coinvolto Laura Boldrini
In questi giorni l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, è finita al centro delle polemiche dopo lo scoop di Selvaggia Lucarelli.
Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo sentito l'opinione della meloniana Augusta Montaruli e della democratica Alessia Rotta.
Questa vicenda segna il crollo mito della Boldrini?
Montaruli: "L’onorevole Boldrini semplicemente non è un mito. Una parte della sinistra l’ha presa come riferimento delle politiche da storpiatura dell’italiano e dell’a finale, purtroppo è tutto vero".
Rotta: "Credo che una storia di battaglia e difesa dei più deboli come quella di Laura Boldrini non si mette in discussione. Pensiamo alla difesa dei migranti e dei diritti delle femministe. Ha passato la sua vita a sostenere sia prima nel lavoro sia dopo in Parlamento a difendere i più deboli e, quindi, non credo vi sia alcun segno del mito. E, invece, leggiamo delle parole che vanno sulla scia del linciaggio come aguzzina e padrona maschilista che non mi sembra si addicano alla Boldrini".
Giallo AstraZeneca, il venditore di vaccini svela il business delle dosi
La puntata di Piazzapulita su La7 punta i riflettori sul giallo delle 29milioni di dosi di vaccino AstraZeneca trovate nel magazzino di una multinazionale ad Anagni, nel Lazio. Perché erano lì? A chi erano destinate? Il conduttore Formigli ricorda che AstraZeneca, nel subbuglio di cui si è resa suo malgrado protagonista in questi giorni, aveva promesso all’Europa 300 milioni di dosi di cui ne verranno consegnate - nella migliore delle ipotesi - 200 milioni. Dove sono gli altri?
Per spiegare come funziona il “giro dei vaccini” Piazzapulita intervista un grosso venditore di vaccini, Paolo Balossi - presidente della eXor Holding Spa con sede in Svizzera - che dà una chiave di lettura per comprendere cosa potrebbe essere successo ad Anagni. Innanzitutto spiega che “si tratta di una quantità "importante" per quello che è poi il mercato reale dei vaccini”, visto che lui con la sua azienda - tra le maggiori - sposta al massimo 500mila/1 milione di dosi: “Queste sono le grandezze d’ordine che i fornitori al di fuori della Comunità europea, dove è concesso acquistare vaccini, sono in grado di fare”. E soprattutto, sottolinea Balossi, “mai tutte in una volta”.
L’imprenditore racconta di essere anche stato contattato da società private extra UE che gli hanno proposto quote di vaccini che si trovano nel territorio dell’Unione europea - e che quindi rientrano già negli accordi di acquisizione dei Paesi membri - affinché lei potesse venderli a sua volta all’estero a prezzi gonfiati. Tra queste una società con sede in Egitto che poi, ha spiegato l’imprenditore - dicevano che i vaccini acquistati potevano poi essere ritirati in un Paese UE. I vaccini acquistati dai paesi africani, in questo caso, a prezzi più bassi, non sono stati dunque utilizzati per vaccinare la popolazione locale ma per essere rivenduti a prezzi molto più alti in Europa.
"Abbiamo contratto esclusivo": Londra svela il disastro dell'Ue
L'intervista di Matt Hancock sulle forniture di vaccini AstraZeneca ha scatenato le polemiche in Europa per la validità dei contratti
Le forniture di vaccini in Europa sono da giorni al centro della discussione, anche dopo il ritrovamento di 29milioni di dosi di vaccino AstraZeneca ad Anagni, in uno stabilimento da cui erano pronte per partire verso destinazioni non del tutto note.
In queste ore di grande confusione, il ministro della Salute britannico al Financial Times ha posto alcuni paletti alle polemiche, rivendicato il ruolo prioritario del Regno Unito sull'Unione Europea nella fornitura dei vaccini AstraZeneca.
Per Matt Hancock, infatti, la legge in questo caso è tutta dalla parte del Regno Unito, che con AstraZeneca ha un "contratto di esclusiva". Una soluzione ben diversa rispetto a quella raggiunta dall'Unione europea con la casa farmaceutica, visto che il contratto Ue è semplicemente basato sui "migliori sforzì". Pertanto, Hancock ha sottolineato che "il nostro contratto prevale sui loro. Si chiama diritto contrattuale. È molto semplice". Sulla base di queste diversità, che metterebbero l'UK in una situazione di vantaggio, AstraZeneca sarebbe legalmente vincolata ad offrire la priorità nelle forniture proprio al Regno Unito, per la grande soddisfazione di Matt Hancock che ha definito come "assolutamente brillante" l'atteggiamento fin qui tenuto dalla casa farmaceutica anglo-svedese.
"Nessun obbligo di dire la verità nell'autocertificazione". Il gup di Milano ribalta tutto
La sanzione per chi dichiara il falso nell'autocertificazione non è legittima: lo ha stabilito una gup di Milano che ha assolto un 24enne
Da oltre un anno chi si sposta sul territorio nazionale è obbligato a esibire l'autocertificazione su richiesta delle forze dell'ordine consegnate al controllo sul territorio per il rispetto delle norme contro il contagio da coronavirus.
Il cittadino deve compilarla indicando la ragione del suo spostamento, l'esatto indirizzo di partenza e quello di destinazione, oltre a eventuali soste inermedie. Una pratica attiva solo nel nostro Paese, che ha causato non poche lamentele e proteste. Sono tante le sanzioni che sono state emesse ai cittadini che sono stati colti in fallo per aver dichiarato il falso nelle loro autocertificazioni. Oggi, però, una gup di Milano ha messo un punto importante nella questione, sollevando i cittadini dall'eventuale responsabilità per aver dichiarato il falso.
La gup Alessandra Del Corvo, nella sentenza con la quale ha assolto un 24enne, finito a processo per aver dichiarato il falso nella sua autocertificazione controllata a Milano, ha dichiarato che "un simile obbligo di riferire la verità non è previsto da alcuna norma di legge". La motivazione d'assoluzione da parte del gudice è molto chiara, scritta neso su bianco nella sentenza: "È evidente come non sussista alcun obbligo giuridico, per il privato che si trovi sottoposto a controllo nelle circostanze indicate, di dire la verità sui fatti oggetto dell'autodichiarazione sottoscritta, proprio perché non è rinvenibile nel sistema una norma giuridica".
Perugia, immigrato tunisino arrestato due volte nello stesso pomeriggio per furto aggravato
Un cittadino tunisino è stato arrestato due volte nello stesso pomeriggio. L’immigrato 36enne, già noto alle cronache giudiziarie locali, è stato arrestato dai carabinieri di Perugia. Intorno alle ore 17, i carabinieri lo hanno arrestato in flagranza quale presunto autore di furto aggravato. Successivamente alle ore 20, gli stessi militari, hanno arrestato l’immigrato in flagranza del reato di evasione.
Tunisino arrestato due volte nello stesso pomeriggio
Il tunisino è stato trovato con 14 confezioni di crema per l’igiene personale, per un valore complessivo di 210,16 euro. I militari sono intervenuti su chiamata del personale del supermercato, che aveva notato il giovane aggirarsi tra gli scaffali ed uscire velocemente dal negozio. Senza fermarsi alle casse. I militari, ricevuta la telefonata e notato che l’uomo a piedi si dirigeva verso l’ufficio postale, lo hanno inseguito. Riuscendo a bloccarlo. Durante la perquisizione personale, hanno trovato, occultate nel giacchetto, le 14 scatole di crema, risultate non pagate. La merce, ancora sigillata e integra, è stata restituita al direttore del punto vendita.
Sondaggi, l’effetto Letta sul Pd: i dem perdono un altro punto. E il centrodestra vola oltre il 51%
Continua a crescere il consenso per il centrodestra, che stacca ormai il centrosinistra di ben 15 punti. Se si votasse oggi, infatti, la coalizione di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia otterrebbe il 51,5% dei consensi a fronte del 36,5% del centrosinistra. A rivelarlo è il sondaggio realizzato per la puntata di stasera di Porta a Porta da Antonio Noto, che conferma anche con l’effetto Letta sul Pd sia tutt’altro che positivo.
I sondaggi registrano “l’effetto Letta” sul Pd
Nel dettaglio la Lega resta primo partito, stabile al 24,5% dei consensi. Il Pd scende al 18%, perdendo un punto rispetto a febbraio. Dunque, anche la rilevazione di Porta a Porta, in linea con i precedenti sondaggi, conferma che l’approdo di Enrico Letta alla segreteria Pd non ha giovato ai dem, che non arrestano la loro discesa. Al terzo posto si trova Fratelli d’Italia al 16,5%. Stessa percentuale per il M5S che beneficia davvero poco del deciso ritorno in campo di Giuseppe Conte. I vertici con Letta, le difese muscolari contro Rousseau, le voci di prossima investitura dell’ex premier a leader valgono per il M5S appena il 2%. Un risultato che, da un lato, smentisce i poteri salvifici attribuiti a Giuseppe e, dall’altro, conferma lo stato di prostrazione del Movimento.
È contro il lockdown e «piace al centrodestra»: ecco perché il Fatto ce l’ha con Bassetti
Il virologo Matteo Bassetti nel mirino del Fatto Quotidiano. Non si capisce bene come e perché, tra i tanti virologi che imperversano in tv, il quotidiano diretto da Marco Travaglio abbia scelto la sua vittima da sacrificare sull’altare della polemica strumentale proprio nell’esperto ligure. Già, perché nel profluvio di virologi e chimici e medici tout court che imperversa in tv, il Fatto si accanisce particolarmente contro l’infettivologo del San Martino di Genova, reo agli occhi della testata di apparire e dispensare analisi e consigli dal piccolo schermo. Cioè, accusato di fare esattamente quello che altri illustri colleghi fanno al pari della vittima predestinata. E un dubbio sorge spontaneo: non è che a fare al differenza potrebbe essere il pedigree politico di appartenenza? È
Il Fatto Quotidiano contro Bassetti
Già, perché nulla quaestio sul competitor professor Galli, apripista già in epoca non sospetta della sfilata mediatica di virologi in tv. E che dire del pacato professor Burioni, addirittura premiato come ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio su Raitre? Per non parlare poi del caso Crisanti. Ma di tanti altri ancora. Tanto che, di esempio in esempio, potremmo procedere all’inverosimile, fino a stilare un lungo cahiers de doleances che però evidenzierebbe solo la parzialità della campagna del Fatto Quotidiano contro Bassetti. E allora la domanda torna ad essere: perché lui? O meglio: perché solo lui?
CartaBianca, l'ospitata a mister vaccino Andrea Scanzi? Bianca Berlinguer denunciata: un grosso caso in Rai
Si ingigantisce il caso Scanzi. Nella bufera ora non c'è solo il giornalista del Fatto Quotidiano, reo di essersi vaccinato saltando la fila, ma anche Bianca Berlinguer. Tutta colpa dell'ospitata a Cartabianca, dove Andrea Scanzi ha detto la sua in merito alla vicenda. A puntare il dito è il Codacons che ha denunciato la conduttrice di Rai 3 all'Ordine dei Giornalisti. "Mezzi e risorse della Rai, pagate dai cittadini, messe a disposizione di Andrea Scanzi per una difesa privata e senza contraddittorio", è la sostanza dell'accusa. Secondo l'associazione per la tutela e difesa dei consumatori è "grave il comportamento della Rai che ha ceduto il servizio pubblico ad un privato giornalista per farlo difendere".
Ma la Berlinguer è in buona compagnia. Il Codacons ha infatti preso provvedimenti, anche in questo caso con un esposto, ai danni della Asl Toscana Sud Est e contro la Regione Toscana. Il Codacons ha chiesto l'intervento delle autorità per verificare come Scanzi potesse rientrare nella "lista dei panchinari" in veste di caregiver - che si occupa dei genitori anziani - quando in realtà andava in tour con il suo spettacolo teatrale con oltre 150 repliche.
"Le disposizioni del Ministero della salute - si legge nella nota - prevedono infatti il diritto alla vaccinazione solo per chi si prende cura in modo continuativo e costante di disabili o soggetti fragili: come può conciliarsi tale requisito con l'attività di Andrea Scanzi". L'associazione ha inoltre sollecitato alla Procura una verifica sull'iniziale inesistenza della lista dei soggetti riservisti, il cui modulo di iscrizione sarebbe stato pubblicato on line dalla Asl Toscana Sud Est solo sabato scorso, ovvero il giorno dopo la vaccinazione di Scanzi. Dalle dichiarazioni rilasciate dal giornalista a Cartabianca "sarebbe stata l'Asl a telefonare ripetutamente al giornalista per invitarlo al vaccino e non agli ultraottantenni aretini".
Coronavirus, bollettino del 25 marzo: boom di casi ma ricoveri e decessi stabili. Vaccino Pfier prodotto anche a Monza
Aumento sensibile dei contagi, ma leggero calo dei ricoveri ordinarie in terapia intensiva e stesso numero di decessi di ieri. Il bollettino del 25 marzo sull'epidemia di coronavirus in Italia fotografa una situazione ancora grave ma sostanzialmente stabile. Gli attualmente positivi sono 562.856, I morti nelle ultime 24 ore sono 460 (in totale dall'inizio dell'epidemia, 106.799), mentre i dimessi o guariti 21.673 nell'ultimo giorno. Per quanto riguarda la pressione sugli ospedali, i ricoverati sono 18 in più di ieri, 32 in terapia intensiva, a fronte di 349.472 tamponi effettuati (tsso di postività oltre il 6%). In totale, sono 23.696 i casi in più nelle ultime 24 ore (+0,69%).
Intanto, importanti novità sul fronte vaccini anti-Covid. Quelli di Pfizer Biotech verranno prodotti anche in Italia e sarà l'azienda Thermo Fisher, spiega una nota della stessa società, a fornire "servizi di riempimento sterile e preparazione del prodotto finito nel proprio stabilimento di Monza nel corso del 2021". Previsto l'arrivo entro l'ultima settimana di marzo di oltre 4,5 milioni di dosi tra quelle di Pfizer, AstraZeneca (la cui somministrazione settimana scorsa, come noto, era stata bloccata per alcuni giorni per averte certezze che non ci fosse un nesso tra la vaccinazione e l'insorgere di trombosi cerebrali in alcuni soggetti vaccinati) e Moderna. Se non ci saranno intoppi, si tratta del maggiore incremento di carichi dall’inizio della campagna vaccinale.
Virus e pandemia, sapevamo già tutto: quel dossier datato 2007
Spunta un opuscolo di 14 anni fa. Le previsioni sui virus e la crisi economica. Perché allora ci ha travolto?
Sapevamo tutto, o quasi. Eravamo consapevoli che l’onda pandemica sarebbe arrivata, forse non esattamente quando. Ma lo sapevamo. Da tre lustri viviamo con la certezza che il virus ci avrebbe colpito, avrebbe ucciso, avrebbe affossato le economie locali e mondiali, eppure non ci siamo preparati a dovere.
“Fondamentale risulta la cosiddetta ‘preparedness’, ovvero la capacità di reazione e gestione degli effetti di un evento pandemico”, si leggeva in un corposo opuscolo pubblicato da fior fior di esperti qualche anno fa. Era il 2007.
Il dossier spunta da una vecchia cantina ed è l'emblema di come il mondo non abbia ancora imparato a trarre lezioni dal passato. Corsi e ricorsi storici, diceva Gian Battista Vico. Anche per le pandemie funziona un po’ così. Era l'11 ottobre di 14 anni fa a Milano, Centro Congressi Fondazione Cariplo, quando venne organizzato un convegno talmente attuale da far paura. Titolo: “Pandemia influenzale, Salute, Economia, Sicurezza”. Tra i relatori svettavano alcuni degli autori dell'inserto (“Pandemia: dall’influenza epidemica all’influenza pandemica”) pubblicato in quello stesso periodo dal Sole24Ore sul ruolo, i rischi e le responsabilità delle imprese in caso di una “probabilità concreta, anche se non desiderabile” che il mondo venisse investito da una pandemia. Ad ispirare quella ricerca erano state le notizie circolate un anno e mezzo prima, quando sui media non si parlava d'altro che del virus H5N1, più comunemente noto come “influenza aviaria”, un agente patogeno con un “tasso di mortalità superiore al 60% nei contagiati” (dunque molto più dell’attuale Sars-CoV-2) e senza “che sia possibile produrre un vaccino”. Le aziende erano così preoccupate dagli “oscuri presagi” provocati da quello spauracchio, poi “caduto nell’oblio”, da iniziare a pensare che forse il mondo avrebbe dovuto prepararsi al peggio.
Vaccini, ora gli attori sgomitano. Gassman: noi lavoriamo senza mascherina. E i parlamentari intanto…
Vaccini, ogni giorno spunta una nuova categoria che pretende di saltare la fila. Mettersi al sicuro con il siero anti Covid è l’aspirazione di tutti. Ma c’è sempre qualcuno che si sente più vulnerabile degli altri. E così, poiché è stato creato un precedente vaccinando prima alcune categorie rispetto ad altre, la gara a dichiararsi “a rischio” subisce un’impennata.
Vaccini, le categorie che sgomitano per avere corsie privilegiate
E proprio nel giorno in cui il presidente del Consiglio Draghi ha chiarito che prima bisogna vaccinare gli anziani e poi tutti gli altri. Senza più favorire gruppi cui finora alcune regioni hanno concesso corsie privilegiate. Ovvio che nel parlare dell’argomento tutti mettano le mani avanti: non voglio il vaccino. Però ne avrei diritto, è il non detto ma sottinteso.
Rai, furia Santanchè: “A Fratelli d’Italia solo il 5% degli spazi in tv. E’ un regime”
“Se altri partiti vogliono votare contro il rispetto del pluralismo, che comporta tra l’altro che le presidenze delle commissioni parlamentari di garanzia spettino all’opposizione a cui va anche un terzo degli spazi sulla tv pubblica, allora ci mettano la faccia e dicano apertamente no a Fratelli d’Italia”. A dirlo senza mezzi termini è la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè, La capogruppo di FdI in commissione Vigilanza Rai in un’intervista all’Ansa, ha dichiarato di aver avuto un confronto, su questo tema, con la presidente del Senato Elisabetta Casellati.
Rai, Santanchè: “Mancato rispetto della prassi di una tv pubblica”
Santanchè denuncia il mancato rispetto della prassi della tv pubblica. Per cui un terzo degli spazi spettano al governo, un terzo alla maggioranza che lo sostiene e un terzo alle minoranze”. Ecco che qui proprio i contui non tornano, rileva la senatrice. “Vedendo i dati dell’ Osservatorio di Pavia e dell’Agcom, oggi FdI ha una rappresentanza del 5%. Quindi le forze di maggioranza hanno tutto il resto degli spazi tv: Siamo al 5% contro il 95%”. Assurdo.
Ora la Raggi la dà vinta ai rom: "A loro le case popolari"
Trovata la soluzione per le famiglie a rischio sgombero del campo rom di Castel Romano: la Raggi esce dall'impasse assegnandogli in extremis gli alloggi popolari
Che il piano di superamento dei campi rom di marca grillina conducesse in un vicolo cieco era chiaro a tutti.
Sin dagli esordi. Era il luglio 2018 e le soluzioni messe in campo dall’amministrazione per agevolare la fuoriuscita degli inquilini del Camping River si risolsero in un buco nell’acqua: su 97 nuclei familiari, in 12 optarono per il rimpatrio assistito (salvo poi rientrare in Italia a stretto giro) e appena 4 riuscirono a reperire un’abitazione sul mercato immobiliare privato. Quella prima rovinosa esperienza non ha insegnato nulla.
Il Comune ha continuato a scommettere sulla stessa strategia. Così anche il tentativo di liberare l’area F del villaggio attrezzato di Castel Romano, il maxi insediamento che costeggia via Pontina, è naufragata. Il tempo stringe. Quella porzione di baraccopoli è stata sequestrata diversi mesi fa dalla magistratura nell’ambito di un’inchiesta per reati ambientali, e la Raggi avrebbe dovuto sgomberala già a settembre scorso. Chi ci abita, stiamo parlando di 70 persone, è restio a lasciare il campo. È un salto nel buio. Il Campidoglio contribuisce a pagare le spese d’affitto per due anni e poi? Solo in 35 decidono di rischiare, sottoscrivendo il "patto di responsabilità" con il Comune. Ma trovare qualcuno disposto ad affittargli una casa è un’impresa quasi impossibile. La Raggi allora ci riprova, stanziando nuove risorse per sistemarli temporaneamente in bed and breakfast e strutture ricettive svuotate dall’emergenza Covid. Anche stavolta è un nulla di fatto.
Pfizer, parte la crociata: cattolici Usa e Vaticano per fermare i manager e bloccare il prezzo delle fiale
Tre miliardi e 750 milioni di utile netto sui vaccini di quest'anno possono anche bastare per Pfizer. Invece di pensare a come fare lievitare il prezzo delle dosi per il 2022 come immaginano i top manager pregustandosi nuovi utili miliardari, è ora di mollare i brevetti per chi quelle fiale non può comprare. A sorpresa negli Stati Uniti hanno fatto cartello decine di associazioni, organizzazioni e veri propri gruppi societari cattolici assai vicini alla Conferenza episcopale americana e in qualche caso diretta emanazione del Vaticano per irrompere alla prossima assemblea generale annuale di Pfizer inc. prevista per il prossimo 22 di aprile.
Tutte insieme hanno da tempo acquistato pacchetti di azioni della multinazionale e in 17 di loro hanno costituito un gruppo per animare quella assemblea depositando anche una clausola di impegno da mettere al voto degli azionisti presenti. Fra loro c'è un istituto di diritto pontificio come quello delle suore domenicane della Congregazione del Santo Rosario, e due colossi della sanità privata cattolica come il Trinity Health (possiede 93 ospedali e 120 laboratori di analisi in 22 Stati Usa) e il CommonSpirit Health (gruppo che controlla 142 ospedali e 700 laboratori di analisi in 21 Stati, con 150 mila dipendenti e un fatturato di 29,5 miliardi di dollari), oltre a fondi etici di investimento sempre cattolici e organizzazioni di diverse chiese cristiane, come la American Baptist Home Mission Societies. Un gruppo di pressione non proprio banale anche se al momento non in grado di orientare troppo l'assemblea di Pfizer che sostiene come l'azienda debba tenere conto dei miliardi pubblici di finanziamento alla ricerca di quel vaccino mRna pagati sia dai contribuenti americani che da quelli tedeschi che hanno aiutato la partner BioNTech.
Quei gruppi sostengono che anche la stessa invenzione del vaccino contro il Covid 19 sarebbe stata impossibile senza le scoperte effettuate con fondi pubblici sia dai ricercatori della Università di Pennsylvania che da quelli dell'Istituto nazionale per la Salute (NIH) che lavoravano su analogo vaccino Zika, e che poi lo sviluppo per il coronavirus dovuto a BioNTech sia stato aiutato da 445 milioni di dollari di finanziamento del governo tedesco. Non solo, ma Pfizer ha sviluppato anche un potenziale trattamento antivirale per il Covid 19 grazie ai fondi milionari ricevuti da il Niaid guidato da Anthony Fauci, che appartiene sempre all'Istituto nazionale per la salute Usa.
Ad Anagni "scoperte" 29 milioni di dosi. Astrazeneca, Ue-Uk: "Collaboriamo"
Draghi: "Lotti ad Anagni spediti in Belgio. La sorveglianza continua"
Caso Anagni, dosi AstraZeneca nascoste in uno stabilimento: "Destinate a Europa e Covax"
29 milioni di dosi di AstraZeneca conservate nei frigoriferi nello stabilimento di Catalent, ad Anagni, sono state trovate dopo un’ispezione richiesta dall’Ue e disposta da Mario Draghi. Sabato la Commissione Ue ha chiesto al presidente del consiglio di verificare alcuni lotti di vaccini presso lo stabilimento di produzione. Draghi ha subito informato il ministro della salute Speranza, che ha avviato un'ispezione, tenutasi tra sabato e domenica a opera dei Nas.
La notizia è stata inizialmente riportata dal quotidiano La Stampa, secondo il quale la vicenda risalirebbe a inizio marzo, quando il commissario Thierry Breton ha visitato lo stabilimento di Leida, nei Paesi Bassi, gestito dalla Halix, che insieme a quello belga di Seneffe produce il farmaco sul territorio Ue per conto di Astrazeneca, mentre ad Anagni avviene l’infialamento. Ma poiché l’impianto olandese non ha ottenuto l’autorizzazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco, le dosi che produce, non sarebbero potute essere consegnate ai Paesi Ue, per cui “è molto probabile che in una prima fase siano state spedite nel Regno Unito”, ha affermato il quotidiano. Sul perché lo stabilimento che le ha prodotte non è ancora stato autorizzato dall’Ema, il quotidiano ha riferito di sospetti da parte delle istituzioni Ue secondo i quali il ritardo da parte dell’azienda nel fornire dati e documenti necessari si connetterebbe a una strategia volta a garantire al Regno Unito una corsia preferenziale alle dosi.
Un funzionario Ue ha precisato che le dosi stoccate nello stabilimento in provincia di Frosinone “non sono destinate solo all’Europa, ma anche a Covax”, parte del programma internazionale nato per portare i vaccini ai paesi poveri o in via di sviluppo. “In Italia - spiega la fonte europea - c'è uno stabilimento ad Anagni” utilizzato “per infialare le dosi per diverse aziende” come “AstraZeneca e Johnson & Johnson”. “Nel numero totale di vaccini pronti per essere esportati - ha aggiunto il funzionario - ci sono quantitativi destinati sia all’Europa che a Covax”.
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