Una violenta rissa a colpi di spranghe e tirapugni tra famiglie rom di giostrai ha seminato il panico in piazza Memmo a Lanciano. Dove, apprendiamo dai siti locali, erano in corso le operazioni di installazione del luna park delle Feste di Settembre. tutto comincia nel pomeriggio di giovedì 9, quando una furibonda disputa degenera repentinamente, e dalle parole si passa alle minacce. Dagli insulti alla violenza fisica. E così, tra mazze e mani corazzate di anelli di ferro, in una piazza popolata di passanti e prossimi avventori, si scatena l’inferno.
Far west a Lanciano: violenta rissa tra giostrai rom al luna park
Una scena da far west che è pure ulteriormente peggiorata in serata quando, cinque ore più tardi, a Montesilvano sono esplosi colpi a salve, sparati all’indirizzo del campo nomadi di via Cavallotti. Un atto, sostengono gli inquirenti al momento, per lo più dimostrativo. E che, per fortuna, non ha provocato feriti o particolari danni. Ma che le prime ipotesi investigative legano alla rissa avvenuta quello stesso pomeriggio nel luna park di Lanciano. Una ressa che si è chiusa con un bilancio di cinque feriti. Oltre che con la denuncia di un 46enne… Del resto, secondo quanto riferito in queste ore dal sito Il Centro, «l’aggressione di Lanciano era avvenuta proprio nei confronti di una famiglia di Montesilvano, impegnata a montare le giostre: 10-12 giovani, di età fra i 20 e i 40 anni e appartenenti a un’altra dinastia di giostrai nomadi lancianesi». I quali, armati di spranghe e tirapugni, si sono scagliati contro quattro montesilvanesi, per motivi che al momento sono ancora da verificare e chiarire.
Cinquantaduemila euro: è quanto costa allo Stato «creare» un posto di lavoro con il reddito di cittadinanza. «Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time», cioè 25mila euro. Lo rivela un report pubblicato dall’Ufficio studi della Cgia Mestre (Associazione artigiani e piccole imprese) che getta l’ennesima ombra — o meglio, un velo pietoso — su quell’enorme fallimento ed elefantiaco spreco di soldi rappresentato dal sussidio-elemosina di casa Cinquestelle, per il quale dalla prima metà del 2019 fino alla fine di quest’anno lo stato ha investito 19,6 miliardi.
Il reddito di cittadinanza non crea posti di lavoro
Su circa un milione di persone in difficoltà economica percettori del reddito di cittadinanza che hanno manifestato intenzione di voler lavorare, «gli ultimi dati disponibili ci dicono che solo 152 mila hanno trovato un posto di lavoro grazie al sostegno dei navigator». Nemmeno due su 10 (chi lo ha cercato). «Ipotizzando che i titolari del RdC lo abbiano ricevuto per almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo così quasi 7 mila euro, possiamo approssimativamente stimare che l’Inps abbia sostenuto, per questi 152 mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro, pari a poco più di 52.000 euro se rapportata a ogni singolo neoassunto», è la conclusione stilata nella relazione.
Il prossimo mercoledì il ministro degli Interni Luciana Lamorgese dovrà riferire in aula sul rave di Valentano. Lo rende noto il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida, annunciando che l’inquilina del Viminale «dovrà rispondere al Parlamento italiano e chiarire quanto affermato dal quotidiano La Verità, cioè se la trattativa tra lo Stato e i criminali che hanno organizzato l’evento vi sia stata».
Lamorgese non poteva non sapere
E il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro è tornato oggi all’attacco con nuovi particolari che dimostrerebbero come Lamorgese non potesse non sapere. Il rave che ha scosso le cronache ferragostane con il pesante fardello di un morto, fiumi di droga venduta e una denuncia per stupro si doveva tenere inizialmente in territorio francese. Ma le nuove, severissime misure anti Covid d’Oltralpe — divieto di raduni con più di 250 persone, sequestro e distruzione attrezzature, pieni poteri alle forze dell’ordine autorizzate a intervenire con ogni mezzo per lo sgombero dell’area — avevano convinto gli organizzatori a ripiegare più a sud. Non a Viterbo: ma a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, come pure annunciato intorno al 10 di agosto dal titolo del quotidiano tedesco Die Tageszeitung: I raver scappano in Italia.
Fra le meraviglie compiute da Domenico Arcuri durante la gestione della pandemia del governo di Giuseppe Conte ci fu un contratto da 237 milioni di euro sottoscritto dalla struttura commissariale con Fca che all'improvviso già a maggio dell'anno scorso aveva deciso di mettersi a produrre mascherine anti-Covid in due stabilimenti riconvertiti allo scopo (uno dei due era quello di Mirafiori). Per intenderci: quei 237 milioni erano pagati dagli italiani attraverso le loro tasse anche se l'accordo fu raccontato dal governo Conte come dei vertici di Fca come si trattasse di senso civico del grande gruppo industriale che si metteva così “al servizio” del proprio paese, che poi tanto suo paese non è visto che gran parte del fatturato e dei guadagni con relative tasse pagate sono realizzate fuori dall'Italia.
Quello sulle mascherine Fca è stato ed è perché nessuno l'ha disdetto nemmeno in questi mesi uno dei contratti più costosi pagati dalla struttura commissariale che ha gestito la pandemia in Italia. Gran parte di quelle mascherine acquistate sono state distribuite nelle scuole italiane ed erano destinate ad insegnanti e ragazzi. Fin dall'inizio c'era qualcosa che non quadrava in quelle forniture, dalle scuole erano arrivate numerose proteste sia per la scarsa indossabilità (le avevano ribattezzate ora “pannoloni” ora “giarrettiere”), ma pace: la questione estetica non sembrava così importante.
Ci sono dei casi nei quali emerge in modo particolarmente chiaro il grado di ipocrisia della politica e l’incapacità di chi detiene il potere decisionale di riconoscere l’erroneità delle proprie scelte. Oggi per Joe Biden è una di queste occasioni. Perché a distanza di vent’anni dall’attentato alla Torri Gemelle le scellerate scelte della politica occidentale hanno aumentato, e di molto, il potere e la risonanza mediatica a livello globale di cui godono oggi i talebani.
Il rapido fallimento di Joe Biden
Oggi l’America ha tre motivi per piangere:per le vittime di quell’11 settembre, per le vite perse nel combattere inutilmente i talebani e per l’esito della guerra, che è stato disastroso. Non solo dunque l’offesa, ma anche la sconfitta. Eppure, malgrado questo esito, niente si muove. Joe Biden ha la faccia tosta di rimanere dov’è, quando un atto non solo di correttezza ma anche di decenza politica consisterebbe nelle sue immediate dimissioni da Presidente Usa. E lo stesso dicasi delle forze alleate: quanti servizi sui canali televisivi sono già passati – e passeranno – relativi alla caduta delle Torri Gemelle, servizi strappalacrime, con la musichetta di sottofondo, con l’inquadratura degli occhi piangenti dei feriti. Tutte cose giuste per ricordare, per carità. Peccato che ci si dimentica di sottolineare che tutte quelle lacrime, quelle vite spezzate, non hanno ricevuto giustizia e non la riceveranno (almeno, in questo mondo).
“Dice bene Luca Ricolfi. La vaccinazione è importante, ma da sola non basta. Bisogna intervenire sui mezzi di trasporto aumentando le corse, mettere in sicurezza le scuole e controllare le frontiere. Questo è buon senso”. Con queste parole Giorgia Meloni rilancia un’intervista che il sociologo Luca Ricolfi ha rilasciato a Italia Oggi.
Meloni cita Ricolfi. “La vaccinazione non può bastare da sola”
L’analisi del docente di Analisi dei dati dell’università di Torino e presidente della fondazione Hume è interessante. C’entra i temi cruciali ai quali di dà meno rilievo quando di parla di contrasto al covid. La vaccinazione va bene e va effettuata. Ma sottoporsi al siero non esaurisce il contrasto alla diffusione del virus. «La vaccinazione di tutta la popolazione può essere utile per rallentare l’epidemia, ma da sola non può bastare», spiega il professore. Non gli piace che l’unica strategia adottata dal governo sia la vaccinazione senza che si proceda contestualmente a rendere altri settori della vita quotidiana il più sicuri possibile. Quali?
Nella patria delle follie politicamente corrette o della grande ipocrisia. Negli Usa, California, accade che essere inclusivi – come ordina il mainstream corrente- sia un optional quanfo il razzismo va nella direzione “giusta”: verso la destra repubblicana. Dobbiamo essere grati al Il Foglio che in prima pagina racconta l’episodio occorso a Larry Elder, il principale avversario del governatore californiano Gavin Newsom, nel voto di recall di martedì 14. Larry Elder è un candidato di destra ed è stato o vittima di un attacco a sfondo razziale. E’ afroamericano e, “nel pool dei candidati, forse quello più a destra di tutti: contrario all’obbligo di vaccino e di mascherina e assolutamente antiabortista”. Accade che durante una manifestazione a Los Angeles, Elder è stato apostrofato da una donna bianca con una maschera da gorilla. La stessa gli ha poi lanciato un uovo in testa.
In un articolo uscito il primo novembre del 2001 (che si può agevolmente trovare in rete), Edward Said, cioè il classico esempio di studioso ideologizzato all’eccesso che va sempre più di moda nei campus americani, a commento delle tesi di Huntington, e a ridosso dell’attentato dell’11 settembre, già dal titolo indicava la strada che un Occidente invertebrato, travolto da un’autocolpevolizzazione parossistica (ma ciò vale anche per l’Europa, sia chiaro), avrebbe percorso e continua a percorrere anche oggi, nel ventennale dell’attacco alle Twin Towers. Il titolo era: più che di civiltà è scontro di ignoranze.
L’11 settembre e gli abbagli di certa stampa correct
Al di là delle patetiche osservazioni sulla “rozzezza” di scrittura e “ineleganza” di pensiero che contrassegnerebbero l’opera di Huntington, l’articolo, innanzitutto e ovviamente, derubricava gli attentatori a un “piccolo gruppo di militanti usciti di senno”, a una “piccola banda di fanatici impazziti”, e quindi con evidenti “motivazioni patologiche”, per poi continuare sugli immancabili grandi servigi resi all’Europa dalla cultura islamica (con la stoccata di prammatica alle tesi di Henri Pirenne), sino al solito frasario retorico sul mondo fluido, sull’inanità dei confini, sui pacifici milioni di islamici in Europa (“che c’è di così minaccioso in questa presenza?” è la domanda rassicurante), sulla “sorprendente interdipendenza del nostro tempo”, sulla comune eredità abramitica, sul fatto che tutti, “occidentali, musulmani e altri”, nuotino, “allo stesso modo” si badi, nelle stesse acque, sul conradiano Cuore di tenebra al solito utilizzato in chiave anticolonialista, sul mischiare impunemente jihad e crociata, dimenticando (guarda caso…) che la prima sta nel Corano, ma la seconda non sta nei Vangeli, e che le crociate (a prescindere da come le si giudichi) furono comunque, e indubitabilmente, una risposta persino tardiva a cinque secoli di incessanti attacchi islamici.
Una spallata che può essere definitiva nella guerra con il Covid. Mario Clerici, docente di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore scientifico dell’Irccs di Milano Fondazione Don Gnocchi, è autore, insieme al gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale di astrofisica, di uno studio tutto italiano pubblicato oggi in preprint sul Coronavirus: “Abbiamo dimostrato che raggi Uva e Uvb del sole nel giro di poche decine di secondi uccidono completamente il Sars-Cov-2”. “Questo studio - evidenzia Clerici all’Adnkronos - è essenzialmente il seguito di un precedente lavoro che avevamo fatto l’anno scorso quando avevamo visto che i raggi Uvc che sono una componente dei raggi solari che però non arriva sulla terra, uccidevano il Sars-Cov-2 dopo un’esposizione di pochi secondi. Però gli Uvc non arrivano sulla terra, quindi quei dati erano importanti solo da un certo punto di vista. Adesso, abbiamo visto che anche gli Uva e Uvb che sono i raggi che arrivano sulla terra, ci abbronzano e ci riscaldano, nel giro di poche decine di secondi uccidono completamente il Sars-Cov-2”.
Passata la più che meritata sbornia del trionfo londinese sono tornate per gli azzurri del Mancio le fatiche di qualificazione mondiale. In seguito ai tre successi primaverili – in altrettante partite contro Irlanda del Nord, Bulgaria e Lituania – la strada dei campioni d’Europa verso Qatar 2022 si era messa in discesa. Nonostante il rallentamento dovuto al doppio pareggio, il trittico settembrino ci avvicina – anche se non quanto avremmo voluto – alla competizione che si svolgerà nella penisola araba. Sarà decisiva in tal senso la prossima sfida casalinga contro la Svizzera ma, essendo l’Italia, per forza di cose lasciamo la paura alla selezione dei naturalizzati.
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