La follia delle normative dell’Uefa lascia a bocca aperta i romani. Allo Stadio Olimpico gli steward su disposizione del massimo organo calcistico continentale hanno imposto agli spettatori presenti allo stadio con la maglia della Roma, della Lazio e della Nazionale Italiana di mettere le proprie maglie al contrario. Come confermato dagli stessi steward presenti sugli spalti, nelle partite degli Europei l’Uefa consente agli spettatori di indossare la maglie delle Nazionali impegnate nell’incontro - nella fattispecie Inghilterra e Ucraina - oppure maglie di club che militano nei campionati nazionali dei due Paesi in campo. Ieri sera, era quindi consentito l’accesso sugli spalti con le maglie di Inghilterra, Ucraina e delle squadre di club inglesi e ucraine. Tutti gli altri sono stati costretti a rigirare la maglia. Libertà, questa sconosciuta: il regime dell’Uefa è totalitario.
«Non hai capito, qui la parte sanitaria la gestiscono Speranza e i suoi. Non sono un commissario pieno, detto tra me e te». «Se mi sostituisco al governo questi mi ammazzano». «Non è una gestione mia. Ci sono Conte e Speranza, spero che tu lo capisca, ciao». I messaggi ce li riporta il collega dell'Espresso Fabrizio Gatti. Vanno dal 29 febbraio al 3 marzo 2020 e li ha inviati Angelo Borrelli a Piero Moscardini. Allo scoppio della pandemia Moscardini, da capo operativo ormai in pensione, era tra i consiglieri di Borrelli, allora capo della Protezione Civile di cui Moscardini è stato coordinatore di tante operazioni di soccorso: l'alluvione di Firenze del '66, i terremoti in Friuli e in Irpinia nel '76 e nell'80, quello in Umbria e nelle Marche del '97, poi all'Aquila.
«Quando ho cominciato a mostrare le chat di WhatsApp tra Borrelli e Moscardini» dice a Libero Gatti, autore del libro L'infinito errore. La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare (La Nave di Teseo), «il presidente Fassino mi ha tolto la parola». Piero Fassino (Pd) è il presidente della Commissione Affari Esteri alla Camera dove giovedì Gatti era sta convocato "nell'ambito (così recita il documento ufficiale) dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sullo scoppio della pandemia di Sars-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall'Oms per evitarne la propagazione".
Il cardinale Angelo Becciu a processo. A confermare la notizia, senza precedenti nella storia del Vaticano, è un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede: l'altissimo prelato finirà alla sbarra del Tribunale vaticano con l'accusa di peculato, abuso d’ufficio anche in concorso e subornazione, per decisione del presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Pignatone e su richiesta dei pm del Papa, Gian Piero Milano, Alessandro Diddi e Gianluca Perone.
La vicenda è nota e ha fatto tremare la Chiesa: 9 mesi fa monsignor Becciu è stato defenestrato da Papa Francesco dal ruolo di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e privato dei diritti connessi al cardinalato in seguito al suo coinvolgimento nelle indagini sull'acquisto del palazzo di Londra da parte della Segreteria di Stato. Il rinvio a giudizio di Becciu è un precedente storico perché Bergoglio, 12 mesi prima, aveva modificato la legge sull’ordinamento giudiziario del Vaticano consentendo al Tribunale Vaticano di poter giudicare anche i cardinali e i vescovi nelle cause penali.
Il 27 luglio è fissata la prima udienza, che vedrà in tribunale oltre a Becciu anche altri 9 imputati. "Personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e figure apicali dell’allora Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale", si legge nel comunicato stampa: René Brülhart, Mauro Carlino, Enrico Crasso, Tommaso Di Ruzza, Cecilia Marogna, Raffaele Mincione, Nicola Squillace, Fabrizio Tirabassi e Gianluigi Torzi.
Basta rimpalli tra Regione Lazio e Campidoglio sulla raccolta dei rifiuti. Di fronte alla Capitale sommersa da cumuli di immondizia Zingaretti e la Raggi non fanno che scaricare la responsabilità sull’altro. Ignorando il danno al decoro della Capitale e alla salute dei cittadini. Sulla situazione fuori controllo sono scesi in campo anche i medici della capitale chiedendo l’intervento delle Asl con l’invio di ispettori dell’Ufficio di igiene.
Rifiuti, FdI: basta con lo scaricabarile tra Raggi e Zingaretti
Fratelli d’Italia, che da mesi ha acceso i riflettori sullo scandalo rifiuti, chiede l’intervento di Palazzo Chigi. E dell’esercito. “Nonostante siano passate due settimane dalla situazione di estrema gravità in cui versa Roma. continuiamo ad assistere all’indegno balletto di responsabilità”. Così il consigliere di FdI Francesco Figliomeni. “Mentre sulle strade continuano ad esserci montagne di spazzatura putrescente, nauseabonda e infestata da animali di vario tipo. Nel giorno in cui il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma ha chiesto l’intervento delle Asl 1, 2 e 3 – aggiunge – chiediamo l’intervento immediato del governo, per il tramite del presidente Draghi, al fine di far intervenire l’esercito per far togliere i cumuli di immondizia dalle strade”.
Una Carta dei valori comune alle forze conservatrici e identitarie europee per dire no all’Ue come «super Stato» che cancella sovranità, tradizioni e strutture sociali degli Stati membri. È l’«Appello per il futuro dell’Europa», sottoscritto da partiti che fanno parte di tre diversi gruppi al Parlamento Europeo: Identità e democrazia (Id), Conservatori (Ecr) e Fidesz, il partito di Viktor Orban che dopo l’uscita dal Ppe è attualmente tra i non iscritti. Per l’Italia, dunque, l’Appello è stato firmato da FdI e Lega.
L’Appello per il futuro dell’Europa: «No al super Stato che cancella le nazioni»
«L’Ue – si legge in un passaggio dell’Appello – necessita di una profonda riforma perché oggi, invece di proteggere l’Europa e il suo patrimonio, invece di permettere il libero sviluppo delle nazioni europee, sta diventando una fonte di problemi». «L’Ue sta diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa, per arrivare alla costruzione di un’Europa senza nazioni, puntando alla creazione di un super Stato europeo, alla distruzione o alla cancellazione della tradizione europea, alla trasformazione delle istituzioni sociali e dei principi morali fondamentali», prosegue il testo, che arriva a pochi giorni dall’inaugurazione della “Conferenza sul Futuro dell’Europa”, che va esattamente nella direzione di quel super stato burocratico al quale cedere una sempre maggiore quota di sovranità.
La querelle sull’Italia in ginocchio o in piedi sconfina anche nella street art. La notte scorsa a Roma attivisti del Blocco Studentesco, il movimento scolastico di CasaPound, hanno infatti modificato il murales dell’artista Harry Greb sostituendo il giocatore azzurro inginocchiato per il Black Lives Matter con il manifesto dei Mondiali di Italia ’34.
Il murale del Blocco studentesco sostituisce quello di Harry Greb
Il manifesto rappresenta un calciatore in piedi che fa il saluto romano. Ad accompagnare l’immagine anche la scritta “resta in piedi, Italia“. “Abbiamo seguito il consiglio dell’artista – scrivono i ragazzi del Blocco Studentesco -. Chiedeva di fare la cosa giusta, no? Inginocchiarsi secondo noi non è una forma di rispetto per nessuno, meglio stare in piedi e guardarsi in faccia”.
Il dibattito dai social si allarga alla politica. Del resto era stato proprio Enrico Letta ad auspicare di vedere tutti gli azzurri in ginocchio sui campi di calcio dove si giocano gli Europei. Dal centrodestra si ribatte che si tratta di una forma di esibizionismo che non sconfigge di certo il razzismo.
La giovanissima modella yemenita Intissar al-Hammadi ha tentato il suicidio in prigione. La stella nascente della moda internazionale ha cercato di uccidersi nel carcere di Sana’a. Dove è detenuta dai ribelli Houthi, gli integralisti vicini all’Iran. Che obbligano le donne a un severo “codice morale“. La notizia è stata data dalle ong e dal suo avvocato.
Yemen, tenta il suicidio la modella arrestata dagli Houthi
La ragazza, appena 19enne, è stata arrestata il 20 febbraio mentre si recava a un servizio fotografico. È finita in manette con accuse di prostituzione e droga subito smentite dalla sua difesa. Che ritiene il suo lavoro di modella la vera ragione dell’arresto. La sua colpa: non rispettare l’Islam. Gli Houthi, ribelli vicini all’Iran che controllano gran parte del nord del Paese in guerra, compresa la sua capitale, non hanno commentato la notizia.
Mentre in Cina si festeggia il centenario de partito comunista, negli Stati Uniti invece sale la preoccupazione per l'arsenale missilistico che Pechino terrebbe nascosto nel deserto. A lanciare l'allarme è stato un importante centro studi americano, secondo il quale il Paese di Xi Jinping avrebbe avviato la costruzione di oltre cento silos per missili balistici intercontinentali in grado di raggiungere perfino l'America di Joe Biden. Lo rivela il James Martin Center, che è arrivato a queste conclusioni dopo aver analizzato diverse immagini satellitari.
Da Washington intanto fanno sapere che proprio tale scoperta conferma l’urgenza dell'avvio dei negoziati con la Cina sul controllo strategico degli armamenti nucleari. Stando ai due ricercatori che hanno lavorato allo studio, Jeffrey Lewis e Decker Eveleth, i silos sarebbero sparsi su oltre 1.800 chilometri quadrati nel deserto vicino a Yumen nella provincia di Gansu, a circa 2mila chilometri a ovest di Pechino. La Cina - come riporta La Stampa - avrebbe aperto i cantieri quest’anno e avrebbe portato avanti la costruzione in tempi rapidissimi.
In molti negano che i migranti siano portatori del virus. Eppure i dati dicono altro
Sabato scorso sono stati sottoposti al tampone più o meno 100mila persone e solo 1.444 sono risultate positive al coronavirus. In percentuale parliamo dell’1,4%. Il giorno prima era l’1,5%. Ben poca cosa, considerando il fatto che molti vacanzieri stanno rientrando in città e hanno magari soggiornato in luoghi considerati a rischio. Forse il virus gira poco perché comunque gli italiani hanno capito le norme di sicurezza da seguire e sono ligi. Tra l’altro il 73% dei soggetti contagiati è risultato asintomatico. Se invece si parla di immigrati irregolari la situazione è ben diversa e preoccupa.
I dati che preoccupano
Secondo i dati resi noti dal Viminale, dei 6.371 tamponi fatti ai clandestini arrivati in Sicilia dal primo giugno, il 3,98% è risultato positivo. Una bella differenza, come ha fatto notare anche il quotidiano Libero. Su quasi 100mila tamponi effettuati su cittadini italiani la percentuale di contagiati era l’1,4%, mentre su soli 6.371 immigrati, poco meno del 4% è risultato positivo al coronavirus. Un dato alquanto preoccupante. Ma di questo raramente si parla. Si tende invece a sottolineare che devono essere aiutati. Senza che nessuno pensi agli italiani. E se qualche sindaco o governatore di regione prova a salvare i suoi cittadini, apriti cielo, viene attaccato.
Il presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, dopo che in sole 48 ore erano arrivati 600 migranti e il giorno seguente altri 500, aveva denunciato l’emergenza. Non è detto che tutti siano positivi al coronavirus, ma vi è la possibilità che anche uno solo possa infettare gli altri. E visto che alcuni di loro tentano la fuga, e spesso ci riescono, ci vuole poco a portare il virus in giro per la Penisola e a contagiare anche gli italiani. Basti pensare che nell’hotspot di Contrada Imbriacola sono stati accolti 700 migranti. Peccato però che il centro abbia una capienza ben inferiore e possa ospitarne al massimo 192. Senza considerare tutti gli sbarchi fantasma che avvengono sulle coste, decine di persone che arrivano in Italia senza essere controllati e che in pochi minuti si dileguano facendo perdere le proprie tracce.
Mentre l’Unione Europea vara misure sempre più stringenti contro le emissioni di gas serra per raggiungere gli obiettivi di produzione di energie verdi stabiliti dall’Onu e gli Stati Uniti tornano negli accordi ecologici globali dopo la parentesi trumpiana, si scopre che cinque potenze dell’oriente punteranno fortemente sugli impianti a carbone per sostenere le richieste energetiche della loro crescita economica. Che dopo la crisi del Covid tornerà a essere dirompente. Carbon Traker Initiative, think tank ecologista con sede a Londra, ha scoperto che la Cina ma anche l’India, il Giappone, l’Indonesia e il Vietnam stanno finanziando la costruzione di più di 600 nuove centrali a carbone. Le peggiori in termini di inquinamento ed emissioni di Co2. Pechino resta il principale investitore mondiale in questo settore. Al momento ha in uso centrali che danno 1.100 gigawatt ma ha intenzione di aumentare l’energia prodotta di altri 187 gigawatt. Insomma, noi puliamo l’ambiente proprio mentre l’Asia ci inquina.
ROMA - Centri di accoglienza smantellati, difficoltà delle prefetture a trovare posti per migranti, strutture sempre più grandi che hanno favorito l’aumento dei contagi per coronavirus. E’ la cronaca di un fallimento annunciato quella che emerge dal rapporto “Il sistema a un bivio”, che analizza l’eredità del Decreto Sicurezza del primo Governo Conte sul sistema di accoglienza delle persone migranti in Italia lasciata nei due anni di vigore della Legge. Solo di recente, infatti, il Governo ha deciso di modificare i decreti Salvini, anche nella parte relativa all’accoglienza.
Cronaca di un fallimento annunciato
Nel frattempo, in questi mesi, le organizzazioni del terzo settore hanno spesso denunciato sia i rischi sull’intero sistema che i pericoli legati al particolare momento di emergenza sanitaria. In un monitoraggio, pubblicato su Redattore Sociale, le principali organizzazioni del Tavolo Asilo e del Tavolo Immigrazione e Salute hanno denunciato come solo il buonsenso abbia evitato l’esplosione di focolai. “ È mancata, in questi mesi, un'attenzione specifica delle istituzioni sulle strutture di accoglienza e la maggior parte degli enti gestori si è sentita isolata e disinformata - sottolinea Salvatore Geraci -. Tutti si sono attivati con buonsenso, e hanno fatto del loro meglio, mettendo in campo soluzioni buone, ma avrebbero gradito una regia da parte delle istituzioni. La risposta non può essere quella delle soluzioni fai da te”. Come spiega in dettaglio il report di Openpolis e ActionAid, infatti, molti enti gestori infatti hanno deciso di non rispondere al bando per il sistema di accoglienza prefettizio. Di conseguenza, soggetti disposti a gestire strutture ridotte a dormitori, enti con dichiarato scopo di lucro o che non hanno competenze specifiche, sono cresciuti di importanza nel sistema a discapito degli attori con capacità e a vocazione sociale.
Un’Italia spaccata in due tra Nord e Sud
Il rapporto esamina anche il diverso approccio territoriale all’accoglienza. In particolare, dall’analisi degli importi messi a bando dalle Prefetture per i vari tipi di centri di accoglienza straordinaria (unità abitative, Cas fino a 50 posti, Cas fino a 300 posti) si rileva come al centro nord e soprattutto nel nord est (59,2% delle risorse stanziate per posti in abitazioni) si sia cercato di mantenere un modello di accoglienza diffusa. Nel mezzogiorno, al contrario, la tendenza è stata quella di favorire i centri collettivi e quelli di grandi dimensioni. Non solo, non sono mancati neanche i problemi amministrativi e gestionali originati dal Decreto sicurezza e dal capitolato di gara. Per questo negli ultimi due anni 34 prefetture hanno dovuto ripetere i bandi per l’accoglienza (circa un terzo delle prefetture italiane, ma potrebbero essere molte di più quelle con problemi nell’assegnazione), 14 di queste per tre volte di seguito. Le regioni in cui il problema si presenta con maggiore frequenza sono l’Emilia-Romagna (27 ripetizioni), la Toscana (25) e la Lombardia (23).
Ancora qualche dubbio per la sfida di questa sera, il ct Roberto Mancini deciderà in extremis la formazione che scenderà in campo contro il Belgio. Nove undicesimi sono pressoché sicuri, ci sono un paio di dubbi che riguardano il centrocampo e l’attacco. Quasi certo il ritorno di Giorgio Chiellini nel cuore della difesa; sarà lui a dover prendere in consegna il centravanti avversario Romelu Lukaku. «Ho recuperato dall’infortunio - ammette Chiellini - sto bene, deciderà Mancini. Da parte mia c’è grande rispetto per Lukaku, ha fatto una stagione straordinaria all’Inter. Limitare il Belgio a Lukaku sarebbe offensivo nei confronti dei suoi compagni: sono tutti grandissimi giocatori, hanno qualità incredibili. Bisogna spegnere la tensione - ammette il capitano azzurro - sprecare meno energie nervose, potrebbe già essere un vantaggio».
Al centro della difesa italiana - a difesa della porta di Donnarumma - ci sarà anche Bonucci, mentre Di Lorenzo e Spinazzola agiranno sulle corsie esterne. Qualche dubbio a centrocampo, dove Jorginho è imprescindibile; nell’ultima sfida contro l’Austria sia Barella che Verratti non hanno convinto appieno: Mancini potrebbe tuttavia confermare entrambi dal primo minuto, tenendo pronti sia Locatelli che Pessina. L’altro dubbio significativo riguarda il tridente offensivo dove Immobile e insigne sono sicuri del posto. Chiesa insidia la titolarità di Berardi, e alla fine potrebbe spuntarla.
Il «pride» è un «ritrovo di disadattati, soggetti schizoidi, in piena crisi dissociativa» e i «ragazzini, confusi e manipolati, lungi dall’aver alcun valore politico, hanno molto di psichiatrico e qualcosa di sulfureo». E ancora: «Spettacolini che senza l’aiuto di poteri forti occidentali resterebbero fenomeni folcloristici». Parole di Antonia Parisotto, consigliera di opposizione, in quota Forza Italia, intervenuta in Consiglio comunale a Cesano Boscone, nel Milanese, per «fatto personale». La consigliera mette sotto accusa la Giunta che, per la prima volta, ha deciso di concedere il patrocinio al pride di sabato scorso, a Milano, e ha attaccato l’assessore comunale all’Integrazione e alle pari opportunità Ilaria Ravasi.
«Parole che pesano come un macigno, inaccettabili - ha ribattuto Ravasi, intervistata da LaPresse - E spero che tutta l’opposizione prenda le distanze». Parisotto «ha fatto un comizio, non era nemmeno una interrogazione. Ha attaccato il Comune per la decisione di concedere il patrocinio al Pride». Nel suo intervento, disponibile online sul canale YouTube del Consiglio comunale, Parisotto sostiene che «per l’ennesima volta nella lotta a odio e discriminazione si è ritenuto di poter impunemente dileggiare singole che appartengono a una maggioranza di italiani. Ma contro odio e discriminazione sono leciti odio e discriminazioni». Parisotto, fa sapere Ravasi, non è nuova a interventi simili. «Nel corso di un precedente Consiglio comunale - racconta - si era espressa ancora con maggiore ostilità nei confronti della decisione del nostro Comune di aderire alla rete ’Ready’». Si tratta, come spiega la stessa Ravasi, di una rete «assolutamente non ideologica» che raggruppa gli Enti locali per scambiarsi buone pratiche relative per favorire l’inclusione sociale delle persone omosessuali e transessuali, sviluppando buone prassi e promuovendo atti e provvedimenti amministrativi che tutelano dalle discriminazioni.
Il prezzo della benzina non era così alto dal 2019. Preoccupate Coldiretti e Federpetroli
Il ministero dello Sviluppo Economico, il 30 giugno, ha pubblicato il suo consueto report sul prezzo medio mensile dei carburanti. A spiccare è il notevole rincaro del costo di questi, i quali in modalità self-service si attestano a 1,625 euro al litro per la benzina e a 1,486 euro per il gasolio.
"Dopo aver sfondato a metà giugno la soglia di 1,6 euro, cosa che non succedeva da due anni, dal 10 giugno 2019, la benzina non arresta la sua corsa e arriva a 1,625 euro al litro"- spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori - "Anche il gasolio raggiunge il valore massimo dal 20 gennaio 2020, quando si attestò a 1.489 euro al litro, un anno e 5 mesi fa".
Riflette anche la Federpetroli sul futuro e non esclude la possibilità di venire a produrre gas e olio in Italia anche perché una mossa del genere produrrebbe importanti risparmi nel Belpaese. Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli, commentando il rincaro dei prezzi del carburante, ha spiegato: "Siamo tra i paesi più cari al mondo per il costo dei carburanti, complice il poco sfruttamento delle risorse energetiche del Paese causato da una mancata strategia energetica nazionale e per altri varianti negative derivanti da tassazione e accise varie". E aggiunge: "Acquistiamo il greggio all'estero con alto costo quando potremmo produrre gas e olio dalle nostre risorse del sottosuolo, con un notevole risparmio sulla bolletta energetica delle famiglie italiane".
L'ex presidente dell'Europarlamento: "Grazie al governo Draghi la politica estere dell'Italia è cambiata. Per il meglio"
Antonio Tajani è appena atterrato a Roma, dopo alcuni giorni a Bruxelles. Il numero due di Forza Italia ed eurodeputato è stato presidente dell'Europarlamento ed è oggi vicepresidente del Ppe.
La Cina che festeggia i 100 anni del suo partito comunista dicendo alle forze straniere «Non ci faremo intimidire», fa paura all'Occidente?
«È la Cina, in realtà, che cerca di intimidire gli altri Paesi. All'ultimo congresso del partito il presidente Xi Jinping ha illustrato la strategia egemonica del suo Paese, che vuole diventare sempre più grande potenza con un capitalismo di Stato e lo fa anche attraverso i mercati, esportando i suoi prodotti. Proprio come facevano i romani. Una strategia globale, che riguarda tutti i settori, dalle infrastrutture alle linee elettriche, e si attua anche attraverso la via della Seta. È naturale che ci siano delle reazioni da parte degli Stati Uniti e degli altri Paesi, ma questo non significa che non si debba mantenere un dialogo. Anche noi abbiamo degli interessi da salvaguardare, però questo non può farci ignorare il problema della mancanza del rispetto dei diritti umani. Dobbiamo chiederci qual è e se c'è una democrazia in Cina, quali garanzie hanno i lavoratori. È un Paese dove c'è la pena di morte e abbiamo visto come viene gestito il problema di Hong Kong o la questione della minoranza degli auguri».
Roma, 12 ott – A quanto pare non è durata che poche ore la narrazione del ministro dell’Interno Lamorgerse, secondo cui gli immigrati che ormai ogni giorno sbarcano a centinaia sulle coste italiane non porterebbero il coronavirus. A smentire miseramente il ministro sono stati i 21 immigrati da poco sbarcati a Roccella Ionica positivi al tampone su un totale complessivo di 57. Senza aver spiegato su quali basi scientifiche potesse stare in piedi una asserzione così impegnativa, la Lamorgese si era spinta oltre assicurando che «abbiamo mandato i militari in Sicilia non per il Covid. Ma perché gli arrivi erano tanti. Nelle strutture di prima accoglienza, dove sono presenti oggi 56mila persone, i casi positivi sono pari al 2,17%. Se vogliamo dirla tutta, questi numeri non sono preoccupanti, non è che il Covid lo portano i migranti».
A pochi passi dal confine italiano, a Trieste, confina un piccolo Paese che, nelle ultime settimane, sta continuando a far discutere i vertici dell'Unione europea. Si tratta della Slovenia, Stato in cui è tornato alla guida lo scarso marzo 2020 Janez Jansa, imponendo una svolta autoritaria al paese della penisola balcanica. Una deriva fatta di attacchi alla magistratura, ai giornalista, agli oppositori politici e una forte limitazione della libertà d'espressione in generale. Da oggi, la Slovenia di Jansa guiderà il semestre di presidenza dell'Ue. Sarà il suo governo quindi a organizzare l'agenda europea e decidere, di conseguenza, quali argomenti portare all'ordine del giorno. Jansa potrebbe, per esempio, ritardare le procedure aperte contro Polonia e Ungheria, in un momento in cui l'Ue sembrava disposta a contrastare le violazioni dello Stato di diritto.
Militante comunista in gioventù, nella sua carriera politica Jansa è stato liberale, poi socialdemocratico, a tratti ambientalista e ora leader di una destra conservatrice e autoritaria. Questo il ritratto del premier sloveno che si trova su La Stampa, che riporta poi anche alcuni episodi di cui Jansa si è reso protagonista negli anni 80. Da attivista pacifista, fu arrestato e incarcerato per alcuni articoli contro l'esercito Jugoslavo. Fu ministro della Difesa durante la guerra d'indipendenza slovena. La sua carriera politica è da sempre stata segnata da estremismi, populismi e demagogia. Tanto da fargli conquistare la fama di "mini-Trump" e il soprannome di "Maresciallo Twitto", considerate i suoi numerosi cinguettii sul social prediletto dai politici.
Il fatto non costituisce reato. Il gup di Roma ha decis0 il non luogo a procedere per Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte era stato accusato dalla Procura di Roma di aver autenticato false opere d’autore, attribuite all’artista anconetano Gino De Dominicis, scomparso nel 1998.
Opere false di De Dominicis, Sgarbi assolto
Il proscioglimento di Sgarbi è stato deciso dal gup di Roma Angela Gerardi che ha fatto cadere le accuse. Con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Stessa sorte per l’intellattuale Duccio Trombadori. Rinviate a giudizio, invece, altre 19 persone per le quali il processo inizierà il 21 dicembre.
L’istrionico critico d’arte e politico era finito nel registro degli indagati, in quanto all’epoca dei fatti era presidente della Fondazione Archivio Gino De Dominicis. Nel corso delle indagini, nel 2018, i carabinieri Tutela Patrimonio Culturale sequestrarono oltre 250 opere ritenute contraffatte (per un controvalore di oltre 30 milioni di euro).
E ora che succede nel Pd? Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte apre degli scenari perigliosi nel centrosinistra. Il più logico è che si vada verso una nuova scissione nel Movimento, con i "contiani" pronti a seguire l'ex premier in un nuovo partito, e i duri e puri dalla parte del comico verso una ricostruzione del Movimento molto simile a quello delle origini. Il Tempo ha svolto un giro di chiamate tra i dem, per capire quale sia il mood, l'atmosfera imperante. E c'è una parola d'ordine, nelle dichiarazioni ufficiali, ossia «rispetto» per quanto avviene tra i pentastellati. Quanto all'ipotesi di un'alleanza, poi (il dossier già era complicato prima, figurarsi ora) è tutto un "wait and see".
Matteo Orfini, deputato, ragiona: «Ci sono dei nodi irrisolti sull'identità del Movimento e sulle procedure interne» e quanto sta avvenendo «può senz' altro servire a far chiarezza». Sul confronto intorno ad un'alleanza tra i dem e i pentastellati, Orfini spiega: «non ho mai considerato Conte un punto di riferimento. Prima bisogna pensare a rafforzare il partito e poi alle alleanze». Il collega Andrea Romano, dal suo canto, osserva: «Penso che non sia il momento di speculare o di gioire». E ancora: «Quanto accade deve essere guardato con rispetto, e deve essere un motivo ulteriore per concentrarci sul Pd».
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