Cittadini greci poveriDa Atene. La capo infermiera si accende una sigaretta dietro l’altra, torcendosi le mani coperte di tatuaggi. Ci prega di non rivelare il suo nome: «Altrimenti mi licenziano», spiega. C’è molto da raccontare, all’interno dell’ospizio per anziani più grande di Atene, il Konsoleion. Dal 2007 il numero di infermieri è stato ridotto di due terzi e l’ultimo medico di guardia se ne è andato da tempo. Il personale che resiste, spiega la responsabile degli infermieri, lavora senza ricevere lo stipendio da sette anni. Nella Grecia prostrata dalla crisi economica, i servizi sociali di base sono sempre meno efficaci e le fasce più deboli della popolazione sono le prime a pagarne il prezzo. Il dottor Theodoros Ghiannaros, ex direttore sanitario dell’ospedale Elpis, racconta al Giornale che sempre più spesso i pazienti ricoverati nelle strutture pubbliche devono portarsi da casa le siringhe, i guanti sterili per i medici e perfino le coperte che gli ospedali non sono più in grado di garantire.

Secondo l’European Center for disease prevention, il 10% dei pazienti è a rischio di contrarre infezioni fatali all’interno degli ospedali. Inoltre, al problema delle strutture fatiscenti e della mancanza di presìdi di base, si aggiunge quello della mancanza di personale: nell’ospedale Kratico Gennimatas di Atene, per citare uno dei casi più eclatanti, il 40% degli organici è vacante. Il risultato di anni di feroci politiche di austerità: dall’inizio della crisi la spesa pubblica è precipitata dal 9,9% al 4,7% del Pil e quella per la sanità è stata tagliata di quasi un terzo.

Sempre più persone, escluse dall’accesso ai servizi sanitari, si rivolgono alle nuove cliniche gratuite per indigenti che spuntano come funghi grazie all’instancabile lavoro di volontari e operatori provenienti da tutta la Grecia e dal resto d’Europa.

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dalla'articolo di  Giovanni Masini per occhidellaguerra.it

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