capture 084 24082020 111250Psg tradito da Mbappé e Neymar, Champions alla corazzata tedesca: gol partita dell’ex Juve

«Questa Champions resterà nella storia», sognava Mbappé. Aveva ragione, ma non nel senso che si augurava la stellina del Psg, rimandata alla prima finale come il suo club proprio quando pensava di aver pagato abbastanza - quasi un miliardo e mezzo di investimenti in 9 anni di proprietà qatariota - per iscriversi all’élite del calcio continentale. C’est la vie, l’Europa è di nuovo del Bayern. E per i francesi è una beffa che sia stato proprio Coman, talento fatto in casa strappato dalla Juve e poi emigrato in Baviera, a decidere di testa la finale dopo un’ora di braccio di ferro. Anche così si scavano le differenze: dove i campioni d’Italia nel 2015 hanno visto una plusvalenza (28 milioni), quelli di Germania hanno trovato un match-winner in finale di Champions. Il sesto trionfo del Bayern - raggiunto il Liverpool - è un capolavoro di programmazione, mentalità, lungimiranza. Sarà ricordato non solo per via della formula stravolta dal coronavirus: per la prima volta ha alzato la Coppa dei Campioni una squadra perfetta, capace di fare percorso netto (11 vittorie su 11) centrando un record soltanto eguagliabile. Il fatto che sia stata forgiata da un tecnico subentrato accresce i meriti di Flick, bravo a rivitalizzare un gruppo costruito aggiungendo le pedine giuste anno dopo anno. Il passo lungo quanto la gamba, ormai lunghissima. Triplete e missione compiuta, dove avevano fallito Guardiola e Ancelotti.

 

Una stagione dominata
L’ultima fatica è stata la più difficile. Il Psg si è mostrato all’altezza di una gran bella finale, l’unica a porte chiuse in quasi sette decenni, arrivando al 45’ con più rimpianti nonostante il palo di Lewandowski (22’). Bravi i francesi ad allentare in palleggio la morsa rivale, dosando a loro volta pressione e sofferenza e a pungere in velocità, portando Boateng all’infortunio. Peccato che proprio Neymar e Mbappé, astri molto poco brillanti, abbiano mancato l’appuntamento con la storia, maledicendo Neuer (il brasiliano al 18’) e se stesso (mister 145 milioni al 45’) per il «passaggio» al portiere. Con il match in equilibrio, nella ripresa è stato subito chiaro che chi avesse segnato per primo avrebbe vinto. L’ha fatto il Bayern, trovando con Coman (cross di Kimmich) il 43° gol di una cavalcata irripetibile. A nulla è servito il forcing ordinato da Tuchel, che ha prodotto solo un sospetto rigore su Mbappé e l’occasione finale di Neymar. Non è un caso che nella stagione della pandemia abbia vinto il club più organizzato, modello di continuità - solo la Juve dagli Anni 70 ha centrato almeno una finale per decennio come i bavaresi - che ora si candida al ruolo di locomotiva d’Europa. Una macchina da guerra che nemmeno i fenomeni del Psg hanno fermato. Neymar, Mbappé, Di Maria, chicchessìa: alla trasformazione da album delle figurine più costoso del pianeta a squadra campione d’Europa è mancato l’ultimo stadio, il bruco non s’è fatto farfalla neanche stavolta.

di JACOPO D’ORSI  per www.ilsecoloxix.it