Legittima difesa e pdGli unici che dormono sonni tranquilli sembrano essere i politici del Pd. Gli italiani, in casa loro, a bottega o al lavoro, proprio sereni non sembrano essere. E se provano a difendersi, e a proteggere i propri cari o la «roba», rischiano di finire nei guai. Magari in galera, sicuramente in un tribunale. E mentre aumentano furti ed effrazioni, alla Camera delle 4 proposte di legge che fanno la spoletta tra Aula e Commissione Giustizia, da quasi 2 anni, non ce n' è una che riesca ad andare in porto. I fatti di cronaca rimettono ciclicamente sotto i riflettori la materia, ma è dal 2015 che se ne discute senza trovare un' intesa. Tanto che la Lega a Verona per il prossimo 25 aprile, ha pure organizzato una manifestazione («La difesa è sempre legittima»), facendo infuriare i partigiani che non vogliono altri «cappelli» sulla Festa di Liberazione.

Matteo Salvini ieri ha ribadito da che parte vuole stare: «Se muore un rapinatore non mi dispiace». Sottolineando che l' altra notte «a Budrio è morta la persona sbagliata». E torna a reclamare un rapido aggiornamento della legislazione. La riforma del 2006, che prevede oggi che la difesa debba essere, comunque, «proporzionata all' offesa», viene reputata insufficiente. E infatti la Lega da anni (primo firmatario Nicola Molteni), sta portando avanti la riforma che preveda «la legittima difesa in tutti i casi di violazione dell' abitazione o del luogo in cui si svolge il proprio lavoro», prendendo a modello il codice penale francese.
In sostanza la Lega vuole modificare l' articolo 52 del codice di procedura penale, introducendo la facoltà, per il cittadino, di difendersi appellandosi al presupposto che l' aggredito «abbia agito per difesa legittima». Ovvero «per respingere l' ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di persona travisata o di più persone riunite, in un' abitazione privata, o in ogni altro luogo ove sia esercitata un' attività commerciale, professionale o imprenditoriale».

Ma al Pd la proposta leghista non è va giù, e infatti ha riscritto un altro pdl durante la discussione in commissione Giustizia, approvando un proprio emendamento a firma di David Ermini. Il Pd non vuole mettere mano all' articolo 52 del codice penale (legittima difesa), ma al 59 (Circostanze non conosciute o erroneamente supposte), e ipotizza che «è sempre esclusa la colpa di colui che, legittimamente presente in un domicilio, usa un' arma legittimamente detenuta contro l' aggressore, se si verificano contemporaneamente», e qui cominciano i sofismi, «due condizioni: se l' errore nel valutare la situazione di pericolo è conseguenza di «un grave turbamento psichico, e se è stato causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui è diretto il fatto». Per esempio, «se si rientra in casa la sera e si trova un estraneo che si dirige verso la stanza da letto di un minore presente nella stanza stessa, è considerato errore, quindi circostanza che esclude la pena».

Differenze non da poco che lo scorso 23 marzo hanno fatto infuriare proprio gli esponenti leghisti in commissione. Ma sono sulle barricate anche quelli di Fratelli d' Italia. Non a caso ieri il presidente di Fdi, Giorgia Meloni, ha sposato pienamente la linea leghista, cogliendo il fatto di cronaca per criticare l' immobilismo a sinistra: «Nel nome di Davide (il barista morto durante la rapina a Budrio, ndr), Fratelli d' Italia continuerà a battersi per chiedere più sicurezza e una legge che sancisca un principio sacrosanto: la difesa è sempre legittima. Alle anime belle della sinistra che si scandalizzano quando i cittadini si difendono da soli», scandisce su Facebook la Meloni, «la storia di Davide racconta il destino tragico al quale spesso va incontro chi non riesce a difendersi».

Se alla Camera l' iter di riforma sembra impantanato, al Senato si discute solo di "stretta sui furti in casa" nel ddl di riforma del processo penale. Sulla carta si prevedono pene maggiori per questi reati, senza alcun riferimento alla legittima difesa di chi subisce il furto. E comunque questo testo, se mai approvato, dovrà tornare a Montecitorio per una nuova lettura.
Insomma, si spara e si muore. Ma i politici ronfano, sereni, sulle scartoffie.

articolo di Antonio Castro per liberoquotidiano.it

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