scuole aquila ppTerremoto l’Aquila, 8 anni dopo ancora a scuola nei moduli provvisori. Il sindaco: “Costretti a rifare 4 volte i bandi”.Silvia Frezza, maestra e referente del comitato per il superamento dei "moduli ad uso scolastico provvisorio": "Ci sono problemi al riscaldamento e al sistema fognario. E gli infissi cadono a pezzi". Cialente: "Soldi stanziati, ma il governo non ce li dà. E per colpa delle lungaggini burocratiche non è partita alcuna opera pubblica”.  Sono passati otto anni dal 6 aprile 2009 ma all’Aquila 6mila bambini vanno ancora a scuola in scatole di latta. Sono i Musp, i moduli ad uso scolastico provvisorio. Dovevano essere strutture temporanee a disposizione all’indomani del terremoto, ma l’emergenza si è trasformata in regola che dura da oltre 2.900 giorni. Non esiste una sola scuola che sia stata ricostruita dov’era prima del sisma. Basta fare un giro nel centro storico della città per vedere con i propri occhi i lucchetti ai cancelli della media statale “Carducci” o al centro professionale “Don Bosco”. Cittadinanzattiva, grazie a un reportage fotografico realizzato a inizio 2016 con il fotografo Rocco Rorandelli, ha deciso di mostrarle una ad una.

L’istituto alberghiero “Da Vinci” ha un’ala che resta inutilizzabile, solo la parte non danneggiata continua ad ospitare studenti, ma dal 2010 la palestra in fase di realizzazione è sotto sequestro. Alla primaria “Francesco Rossi” a Paganica, una parte della popolazione studentesca è rientrata mentre un’altra sta ancora nei moduli provvisori. Il liceo classico a palazzo Quinzi non esiste più: là dentro è tutto distrutto. Le uniche scuole pubbliche che sono tornate a vivere, in un luogo diverso da dov’erano, realizzate ex novo, sono la “Roio”, costruita grazie ai fondi della Caritas e la scuola dell’infanzia a Case di Bazzano donata dalla Fiat. La “Mariele Ventre” nel quartiere periferico di Pettino e la scuola di Arischia, frazione dell’Aquila, sono state demolite e ora saranno ricostruite.

“Siamo ancora all’anno zero. Nei Musp ci sono scuole dell’infanzia, primarie, medie ma anche secondarie di secondo grado: c’è il liceo musicale, l’alberghiero. Questa dislocazione dei Musp in periferia – spiega Silvia Frezza, maestra che insegna in una di queste scatole di latta alla “Rodari”, nella frazione Sassa – costringe i genitori a fare ogni giorno un grande raccordo anulare per raggiungere le scuole”. Ma questo non è l’unico problema. “Abbiamo problemi di riscaldamento, al sistema fognario, gli infissi cadono a pezzi. C’è un bisogno di manutenzione continua e quindi un dispendio di soldi per strutture provvisorie. Ma per quanti anni dovremo restare in questi container?”, domanda la maestra rivolta alle istituzioni.

Silvia Frezza, oltre che docente, è anche referente del Comitato “Oltre il Musp”. “Tutti hanno promesso: il sindaco Massimo Cialente ma anche tutti gli altri enti. L’ultima vicenda riguarda il Masterplan della nostra futura scuola. C’è stato un percorso partecipato fatto con l’architetto Mario Cucinella. A marzo 2016 abbiamo depositato il Masterplan in Comune ma non si è mosso niente. Il cronoprogramma prevede 178 settimane. E’ passato un anno ma non abbiamo visto ancora nemmeno gli espropri dei terreni. Eppure i soldi, secondo il Comune ci sono: sarebbero 44 milioni. Perché non iniziano ad usarli?”.

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