Legge elettorale VotareC’è una tavola imbandita per le trattative sulla legge elettorale attorno al quale però nessuno degli invitati osa sedersi per primo. Perché ognuno aspetta che lo faccia l’altro. M5S e Pd parlano così, a distanza, con contatti informali, colloqui lampo nei corridoi, abboccamenti, dichiarazioni a microfoni spenti.  C’è un punto però su cui i 5 Stelle e Matteo Renzi sembrano essere d’accordo: in un Paese di gente che non ama perdere, nessuno dei due vuole morire impiccato al proporzionale. Entrambi vorrebbero chiarezza sul vincitore e un sistema più semplificato che non subisca il ricatto dei piccoli partiti. E allora ecco spiegato quanto dice una fonte del M5S che consiglia di spulciare le diverse proposte di legge sepolte in commissione Affari costituzionali alla Camera e di guardare a una sopra tutte. È firmata Pd ed è quella che più delle altre piace a Renzi.

E soprattutto risponde all’esigenza dei grillini perché contiene un premio ragionevole alla lista che, come raccontato dalla Stampa la settimana scorsa, è la richiesta con la quale il M5S è pronto a cedere a una trattativa vera. Anche perché c’è un fattore che pesa sul destino dei grillini ai vertici, come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: sanno che questa è la loro occasione, perché il M5S non è mai stato dato così favorito per la vittoria, ma sanno anche che è l’ultima occasione. Perché incombe la regola “massimo due mandati” e o vanno al governo ora o mai più. E per andarci, con l’attuale sistema, un proporzionale puro se nessuno raggiunge il premio di maggioranza al 40%, è probabile che dovranno scendere al compromesso di un’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia.  

La legge che tenta il M5S porta la firma del deputato Gian Mario Fragomeli, ma è stata rilanciata da due testimonial renziane: Alessia Rotta e Simona Malpezzi. Insegue il sogno del maggioritario ma lascia un’opzione proporzionale. È un doppio turno, senza ballottaggio, a cui possono accedere tutti i partiti che superano la soglia del 20% alla prima consultazione. «In questo modo rispecchiamo anche la vicinanza, nei consensi, tra le tre principali forze in campo, Pd, M5S e centrodestra» spiega Fragomeli. La legge mantiene, per il primo turno, la soglia al 40% per accedere al premio di maggioranza, come prevede l’Italicum anche dopo la bocciatura della Corte Costituzionale. Si abbassa al 37%, al secondo turno: chi lo raggiunge si becca un premio, non sproporzionato, che porta al 52%. È un premio alla lista, con un traguardo più abbordabile, 37% e non 40%: esattamente quanto chiedono i 5 Stelle, che infatti si mostrano incuriositi e possibilisti. «Non ci esprimiamo più, è la settima proposta che sento da parte del Pd - dice Danilo Toninelli, l’uomo delle riforme elettorali del M5S - Dobbiamo essere concreti, per andare al voto una legge c’è già». È il Legalicum, l’Italicum rivisitato dalla Consulta. Vale solo per la Camera e il M5S propone di estenderlo al Senato. Nel balletto estenuante dei negoziati, Renzi non ha mai escluso questa prospettiva, anche se preferirebbe, come i 5 Stelle, una legge maggioritaria. Intanto, per lanciare segnali di pace, attraverso i suoi parlamentari ha fatto sapere di essere pronto a far saltare i capilista bloccati. Un boccone irrinunciabile per i grillini da sbandierare come un successo con i propri elettori: «Allora eliminiamoli», continua Toninelli. Il deputato ribadisce la posizione ufficiale ma non dice di no alla legge col marchio di Renzi. Se l’ex premier concedesse le liste senza nominati di partito, i grillini infatti potrebbero votare un sistema che premia il primo partito, con doppio turno, dove farebbero leva sulla logica del voto utile per polarizzare la sfida, come hanno fatto con successo al referendum. «Noi contro di loro»: è il campo che prediligono. E anche se il 4 dicembre scorso è stata una sventura per Renzi, è dove si sente portato anche lui, desideroso di misurare la sua forza e di neutralizzare gli avversari interni al Pd, sia chi è rimasto dentro, sia chi è uscito.  

La legge in discussione, in più, ha una doppia faccia, perché si lascia aperta la possibilità del proporzionale, se nessuno raggiunge il 37% al secondo turno: «E prevediamo il quorum di validità, pari al 50% più uno degli aventi diritto - spiega Fragomeli - Perché consideriamo il secondo turno una scelta di governo, in senso maggioritario». Il deputato Pd conferma l’interessamento del M5S: «E sa perché? Perché anche loro vogliono governare e non morire di proporzionale. Sfidiamoci e vediamo a chi tocca».

articolo di Ilario Lombardo per lastampa.it

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