capture 086 23122020 185140Il grande piano vaccinale prevede di immunizzare il 90% degli italiani entro la fine del 2021. Ma tra i ritardi sulla consegna delle dosi, il rischio di una terza ondata e il bando sui medici partito in riardo il rischio è di finire nel 2023

Le prossime tappe per iniziare la vaccinazione sembrano essere segnate. Il 21 dicembre il vaccino di Pfizer/Biontech ha ottenuto il via libera dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, poi via via arriverà l’ok definitivo della Commissione Ue e dell’Aifa, l’agenzia italiana.

Nel frattempo le fiale dovrebbero partire dagli stabilimenti di produzione in Belgio e iniziare il loro viaggio verso i 27 Paesi dell’Ue, Italia compresa.

Come ricostruito dal direttore Nicola Magrini in un’intervista sul Corriere della Sera, la prossima fase scatterà il 25 dicembre quando le fiale, scortate dall’esercito, arriveranno allo Spallanzani di Roma e poi da lì, tra Natale e Santo Stefano, dovrebbero arrivare nei primi punti di consegna per l’inizio ufficiale delle vaccinazioni il 27 dicembre prossimo, data simbolo per tutta Europa. Il problema è che le certezze si fermano a quel giorno.

Il problema dei numeri di Arcuri

Le prossime tappe per la campagna vaccinale da condurre nel corso del 2021 sono scritte nero su bianco nel piano che il super commissario Domenico Arcuri ha presentato a inizio dicembre. Il problema è che quel piano è fragile come il vetro. Bastano pochi scossoni per farlo andare in mille pezzi. E questi scossoni iniziano ad arrivare da più parti.

Ma cosa dice il piano? Secondo i dati forniti il progetto prevede di arrivare ad avere il 90% degli italiani vaccinati entro la fine del 2021. Nei documenti ufficiali del ministero della Salute si trova un grafico che indica la previsione della progressione vaccinale nei quattro trimestri del 2021. Secondo questo schema entro la fine di marzo almeno il 5% della popolazione dovrebbe essere immunizzato, indicativamente 3 milioni di persone, e dovrebbe riguardare gli operatori socio sanitari e le persone fragili nelle Rsa.

Nel secondo e terzo trimestre i numeri dovrebbero crescere rispettivamente al 15% e 50%. Quindi secondo il piano, alla vigilia del nuovo anno scolastico almeno metà della popolazione dovrebbe essere immunizzata contro il Sars-Cov2. Infine entro l’anno dovremmo poi arrivare al 90% di italiani vaccinati.

Il piano è ambizioso ma presenta non poche incognite. I numeri sicuri su quello che ci aspetta per il 2021 non sono molti e si limitano ad un orizzonte temporale che non va oltre l’inizio della primavera. Il 16 dicembre nel corso della Conferenza Stato-Regioni è stata presentata un’informativa per chiarire come verrà attuato il piano nei prossimi mesi. Non solo rispetto alle categorie da vaccinare, come medici, infermieri, anziani, ma anche come dovrebbero essere distribuite le dosi. Al momento si parte con una prima trance del siero Pfizer/Biontech da 1,83 milioni di fiale che dovrebbero arrivare a scaglioni. Mentre una seconda consegna di 2,5 milioni di unità è prevista per gennaio.

La consegna di queste dosi, ha spiegato ancora Magrini dell’Aifa, dovrebbe avvenire a scaglioni, circa 300mila a settimana da destinare a circa 222 punti di vaccinazione nelle varie regioni, punti che entro il 7 gennaio dovrebbero crescere a 289. Calcolatrice alla mano con questi ritmi la consegna del primo blocco dovrebbe avvenire entro un mese, intorno alla seconda metà di gennaio. A quel punto dovrebbe entrare nel circuito della consegna anche il vaccino dell’azienda farmaceutica Moderna. Complessivamente, ha detto Magrini, "nel primo trimestre contiamo di immunizzare un milione e mezzo di italiani al mese appartenenti alle categorie indicate come prioritarie".

La proiezioni di Magrini è sostanzialmente in linea con quella del Piano Arcuri. Ma il primo problema spunta quando si iniziano a contare le dosi. Se teniamo la stima ottimistica di Magrini, sulla carta servono almeno 9 milioni di dosi entro la fine di marzo, se invece teniamo i circa 3 milioni di Arcuri le dosi necessarie sono circa 6 milioni.

Al momento però altri dati non ce ne sono. Con le due trance del vicino Pfizer/Biontech sulla carta si riusciranno a vaccinare poco più di 2 milioni di persone. Secondo gli accordi preliminari di acquisto tra Commissione Ue e case farmaceutiche, all’Italia dovrebbero spettare circa 26 milioni di dosi del vaccino Pfizer, otto nel primo e secondo trimestre e 10 nel terzo. Ma su questi numeri non ci sono certezze. Forse potrebbe venire in soccorso il vaccino di Moderna, sul quale l’Ema si esprimerà il 6 gennaio prossimo, ma anche qui i numeri sono limitati. L’Italia dovrebbe riuscire ad avere a malapena 1,3 milioni di dosi nel primo trimestre, quindi poco meno 600 mila persone vaccinabili, ma come per il siero Pfizer anche in questo caso ci troviamo davanti più a previsioni che scadenze certe da poter segnare sul calendario.

Coi numeri e le informazioni che abbiamo a disposizione al momento, il massimo che si potrà ottenere è di circa 2 milioni di persone vaccinate nel primo trimestre. Un numero molto al di sotto delle aspettative. E soprattutto un dato poco lunsinghero rispetto all'obbiettivo del 90% entro fine anno. Per raggiungerlo significa riuscire a vaccinare in 9 mesi oltre 50 milioni di italiani, numeri che al momento sembrano lunari. Al contrario se il ritmo fosse quello indicato da Magrini si rischia di finire nel 2023. Sicuramente i numeri aumenteranno nel momento in cui arriveranno altri vaccini, come quello di AstraZeneca, ma anche su questo ci sono più dubbi che certezze, la società è in ritardo dopo un mezzo pasticcio nella fase di test e ancora non è chiaro se le prime dosi arriveranno almeno alla fine di gennaio o oltre. Timori condivisi anche dall'infettivologo Matteo Bassetti, sentito dalla Nazione: «È evidente che il candidato di AstraZeneca non appaia un portento: si parla di un'efficacia minore rispetto a Pfizer e Moderna, poi si deve riadeguare il dosaggio. AstraZeneca probabilmente ritarderà l'invio delle dosi al terzo trimestre 2021».

Nonostante l’Italia abbia opzionato 200 milioni di dosi dei futuri vaccini anti Covid, i problemi continuano ad aumentare, come quello con l’azienda farmaceutica Sanofi. L’Unione aveva stipulato col gruppo francese un’intesa per la fornitura di 300 milioni di fiale, ma i tempi si stanno allunando. All’Italia ne spettavano 40 mln dal fornire tra giugno e dicembre 2021, ma il ritardo farà slittare tutto al 2022. E non a caso le tabelle fornite dalla task force di Arcuri sono stati modificate tra l’inizio di questo mese e il 17 dicembre scorso.

Preoccupano anche medici e terza ondata

Il complicato risiko delle forniture va di pari passo con altri problemi che il sistema italiano si troverà ad affrontare. Primo fra tutti gli operatori sanitari necessari per una campagna vaccinale così massiccia. Sulla carta si stima servano almeno 15 mila operatori, 3 mila medici e 12 mila infermieri. Il problema, ha sottolineato ancora Bassetti è che il bando è arrivato tardi. E infatti le candidature sono state aperte solo il 16 dicembre e dovrebbero chiudersi entro la fine dell'anno. Fra l’altro i numeri ancora non sono certi dato che per avere la copertura economica sufficiente si dovrà passare per un emendamento alla manovra di bilancio. Secondo Il Sole 24 ore questo emendamento potrebbe addirittura saltare per poi rientrare in un decreto di fine anno.

Il piano potrebbe poi subire un altro duro colpo nel caso di una terza ondata della pandemia. Da qualche settimana i dati sulla seconda sembrano in discesa, ma il calo è molto più lento rispetto alla risalita iniziata in autunno. Il rischio è che al termine delle feste ci possa essere un nuovo picco dei casi e quindi che questo possa in qualche modo complicare molto le operazioni di vaccinazione. Lo stesso Arcuri, nella conferenza stampa del 17 dicembre scorso, su questo punto è sembrato molto cauto: « La curva dei contagi è ormai stabilmente congelata e prosegue nel trend decrescente, ma purtroppo non si è appiattita, non è sparita. Sarebbe davvero complicato iniziare la più grande campagna di vaccinazione di massa forse di sempre in una condizione di recrudescenza della curva dei contagi, la possibile e temuta terza ondata».

Resterà da vedere quali saranno gli effetti delle ultime misure prese in vista delle festività natalizie. Quello che è certo è che la strada rimane in salita e le incognite sono tante. Difficile mantenere la promessa del 90% di italiani vaccinati entro l’anno. Ma difficile anche centrare gli obiettivi minimi per avere un’immunità di gregge sufficiente a superare la pandemia. Secondo l’Oms la circolazione del coronavirus può essere arrestata con una copertura vaccinale tra il 65 e 70% della popolazione, un numero che corrisponde a circa 40 milioni di italiani. Un traguardo importante, ma che numeri alla mano appare ancora molto lontano.