capture 130 28122020 103450L’unico consulente che non risulta da nessuna parte è quello che con quell’incarico si presenta in tv: Walter Ricciardi, l’ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità che quest’anno è diventato l’anima nera del ministro della Salute, Roberto Speranza.

E' lui a suggerirgli le scelte più radicali, a spingerlo ai lockdown più duri e alle decisioni più impopolari. Ma Ricciardi, che Speranza dice essere suo consigliere a titolo gratuito, non risulta da nessuna parte al ministero. Se contratto c’è è in lockdown pure quello, perché non appare nello sterminato elenco dei consulenti e collaboratori di Speranza fra i documenti trasparenti dell’amministrazione, come impone la legge. Eppure in quella lunga lista non mancano benefattori pronti a dare suggerimenti al ministro senza chiedere nulla in cambio: lo fanno gratuitamente. Ottimo per il ministro e ottimo anche per i contribuenti italiani, che quell’elenco pagano talvolta profumatamente con le loro tasche. Qualcuno più, qualcuno meno.

Ma Speranza è assai generoso (non è difficile farlo con soldi pubblici), e ha voluto al suo fianco per ricevere suggerimenti tanti amici degli anni passati magari finiti in difficoltà. Ci sono ex giornalisti dell’Unità o di Liberazione chiamati a dare una mano al ministro fin dal primo giorno e una squadretta ulteriore di sei arruolata per aiutare Speranza a comunicare quando è scoppiata la pandemia. È stata l’occasione colta dal ministro della Salute per promuovere un altro suo diretto collaboratore, Massimo Paolucci, ex europarlamentare del Pd, alla struttura commissariale di Domenico Arcuri dove è diventato il suo braccio destro effettivo. Nella squadra di esperti pullulano amici che erano nel Pd all’epoca in cui c’era pure Speranza e poi hanno cambiato strada insieme a lui e a Pierluigi Bersani. C’è Nerina Dirindin, ex senatrice di Articolo Uno, che fa l’esperta di politica sanitaria ma a titolo gratuito. Ti aspetteresti fior di virologi da quelle parti al fianco del ministro. Invece ti trovi Armando Francesco Cirillo che era uno dei giovani leader del Pd in Calabria, poi arruolato dal Nens di Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco e transitato come collaboratore nel gruppo parlamentare Pd. Ora per 36 mila euro l’anno offre consigli a Speranza «per l’analisi dei dati e le attività di supporto a iniziative», che è uno splendido nulla. C’è anche il novarese Carlo Roccio, che fu candidato alle europee del 2014 nel Pd e oggi consiglia il ministro sulle biotecnologie, ma almeno è biologo davvero e non dei più ordinari.

 

La perla della squadra però è «il consigliere etico» di Speranza, che immagino lo aiuti ogni sera a fare l’esame di coscienza. O forse una volta sola alla settimana, perché il compenso non è altissimo: 36 mila euro lordi annui fino alla fine del mandato del ministro. È il responsabile enti locali del partito di Speranza, Alfredo D’Attorre, che fu con lui nel Pd e con lui ne scappò via pur restando parlamentare nella scorsa legislatura. D’Attorre era un giovanottone simpatico e un pizzico noioso che ebbe una certa notorietà per avere fatto innamorare di sé una splendida fidanzata, Sara Manfuso. La loro love story fece impazzire i media, e la coppia era corteggiatissima negli studi televisivi. Si lasciarono in quel modo: mediaticamente, con un annuncio di lei di fine story a Un giorno da pecora. Ma sono rimasti in buoni rapporti, anche perché insieme concepirono una splendida bambina che è l’amore di papà. Sono fatti privati, e non li citerei non avessero avuto anche qui una dimensione pubblica: anche la Manfuso (che era una renziana sfegatata) fu attratta dalla politica, e qualcuno le offrì la candidatura nel Lazio alle ultime politiche. Lei però rifiutò l’occasione d’oro, e ne rese pubblico il motivo: «non posso candidarmi contro il mio ex». Il nostro D’Attorre infatti era candidato nello stesso collegio proprio da Speranza. Il beau geste però servì a poco o nulla: ritirata lei, trombato dagli elettori lui, nessuno dei due ebbe l’agognato seggio. D’Attorre, laureato in filosofia alla Normale di Pisa, tornò al suo posto di ricercatore, con cui non si sbarca un granché il lunario. Finché a Speranza non è venuto in mente il bisogno di un consigliere morale, e Alfredo si è ritrovato al ministero pronto a offrire suggerimenti etici al generoso ministro. Lo farà senza dubbio, ma non ha dimenticato la verve politica. Così su twitter oltre all’etica pensa a difendere come uno scudiero la stabilità dell’esecutivo, che è poi anche quella della sua consulenza. Se la prende con i sindacati dei dipendenti pubblici il giorno dello sciopero, facendo loro un appello ovviamente etico: «ha senso uno sciopero del pubblico impiego in questo momento? Come viene percepito dal resto del Paese?». E alla vigilia di Natale passa diritto a infilzare quel Matteo Renzi che con la sua squadra sta terremotando Giuseppe Conte e il suo amico Speranza: «Volevano un altro governo: resterà Conte. Volevano la delega ai servizi: non l’avranno. Hanno scatenato un polverone su Recovery Fund e Mes: resta la cabina di regia e non prenderemo il Mes. Però i renziani dicono ai giornali che hanno vinto. Contenti loro, contenti tutti...». Amen.
 di Franco Bechis per www.iltempo.it