capture 194 03012021 102854Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, non si fida troppo del vaccino su cui ha puntato di più il governo italiano, quello di AstraZeneca. Poca fiducia è a dire il vero un eufemismo, perché Magrini in una intervista di ieri a Repubblica, è assai pesante con la casa farmaceutica e la sua sperimentazione: “I risultati sono in parte incoerenti. Un piccolo sottogruppo di 1.400 volontari ha ricevuto mezza dose e ha registrato un'efficacia maggiore rispetto alla dose intera. Ma poi la Gran Bretagna che ha già approvato il vaccino, ha scelto di somministrare la dose intera. Perché? Nei risultati pubblicati sulla rivista Lancet poi, compaiono due eventi avversi, di mielite, un disturbo neurologico. Dobbiamo vederci chiaro e valutare bene rischi e benefici”.

Stiamo parlando di un vaccino che non ha ancora avuto l'approvazione dell'Ema, ma che nel piano preparato da Domenico Arcuri e comunicato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, avrebbe dovuto fornire all'Italia 16,155 milioni di dosi sulle 28,269 previste entro il 31 marzo e altre 24,225 milioni di dosi sulle 57,202 milioni in calendario fra il primo di aprile e il 30 giugno 2021. Da lì in poi la parte del leone la dovrebbero fare quelli di Johnson & Johnson, di Sanofi e di Curevac che sono ancora tutti piuttosto indietro e forse non saranno a disposizione per il calendario stilato.

Pronti abbiamo solo il vaccino Pfizer e fra poco forse quello Moderna, entrambi americani, entrambi con una efficacia certificata al 95% ed entrambi basati sull’RNA messaggero (mRNA), la molecola che codifica e trasporta nelle cellule le istruzioni contenute nel DNA per produrre le proteine. Il governo italiano ha inserito però nel suo piano 40,38 milioni di dosi AstraZeneca, poco più della metà (26,92 milioni) dosi di Pfizer, e appena un quarto di dosi Moderna (10,768 milioni). Sentire oggi il direttore generale dell'Aifa esprimere dubbi così pesanti sul vaccino chiave per proteggere gli italiani nella prima parte del 2021, lascia quanto meno sgomenti. Tanto più che anche molti esperti lasciano intendere una loro preferenza netta per Pfizer e Moderna. Ieri ad esempio uno dei virologi volti noti in tv come il ligure Matteo Bassetti ha pubblicato un video per spiegare come funziona il metodo mRNA, così concludendo: “E' un vaccino sicuro, più di ogni altro. Perché porta una informazione. Non porta nessun tipo né di virus vivo, né di virus attenuato, né di virus morto”.

 

Magrini però in quella stessa intervista porta ancora più a fondo il dubbio su AstraZeneca: “Potrebbe aprirsi un dilemma etico non indifferente. Ma a noi dell'Aifa spetta decidere a chi assegnare il vaccino di AstraZeneca oppure gli altri due di Pfizer e Moderna. Dovremo stabilire a chi destinare ciascun prodotto, e non sarà facile, di fronte a valori di efficacia potenzialmente diversi”. Ripeto, non sono parole in libertà di un passante, e nemmeno di un professore che si lascia scappare qualcosa di troppo abbagliato come è capitato dai riflettori di uno studio televisivo. Questo è il giudizio di chi rappresenta una istituzione italiana, quell'Aifa che è la sola a potere dare il via libera all'utilizzo dei farmaci. Magrini ha un problema etico, che traduco in parole povere: “a chi devo rifilare il vaccino che funziona meno degli altri e potrebbe anche causare eventi avversi per quanto rari?”. La prima reazione che mi è venuta leggendo quelle parole è stata: “non a me, né ai miei cari”. Ma a dire il vero la risposta deve essere: “a nessuno”, perché un governo non può fare la lotteria dei vaccini se hanno tutti efficacia e contro indicazioni diverse. Solo che nessuno ha intenzione di dare agli italiani almeno questa piccola libertà di scelta, e lo stesso Magrini dopo avere fatto tutte quelle considerazioni agghiaccianti, aggiunge che tenderebbe “ad escludere che un cittadino possa scegliere” il tipo di vaccino da farsi somministrare.

Che in un quadro di questo tipo ci sia qualcuno nella compagine di governo o nella schiera dei vari opinion leader possa anche solo ipotizzare una obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid è pura follia. Il minimo sindacale che si deve chiedere all'autorità pubblica è di avere un farmaco uguale per tutti, con la stessa efficacia e con meno rischi di eventi avversi possibile. Sappiamo già tutti che di certezze ce ne sono assai poche, perché la sperimentazione non ha avuto i tempi necessari a testare tutto quel che potrà accadere. Nulla si sa ad esempio dell'efficacia del vaccino a distanza di un certo tempo, perché non è stata sperimentabile prima della sua autorizzazione. Questo però è un rischio che vale per tutto il mondo in modo uguale. Quelli ipotizzati dall'Aifa non possono essere invece corsi, non è nemmeno pensabile di farlo in un paese libero e democratico. Quella lotteria non deve nemmeno essere ipotizzata, altro che partire e pescare a casaccio qualcuno più sfortunato di altri. Dateci vaccini sicuri ed egualmente efficaci a tutti, e ne riparliamo. Fino a quel giorno si mettano al bando propaganda e slogan e si proceda con piedi di piombo invece di fucilare chiunque faccia domande e avanzi dubbi.

di  Franco Bechis per  www.iltempo.it