capture 491 22012021 142118Nel momento più difficile, quando decine di migliaia di imprenditori rischiano di chiudere l'attività e i soldi sono contati, è meglio continuare a dare il poco che c'è a chi non fa nulla (e magari lavora in nero o spaccia, come racconta una lunghissima casistica), oppure usarli per sostenere chi produce? Cominciando, ad esempio, col cancellare i pagamenti fiscali del 16 marzo, che già incombono sulle aziende come un incubo? La scelta che ha davanti Giuseppe Conte è questa, e la risposta che ha dato sinora il suo governo è la peggiore: si continua così, destinando le briciole all'emergenza. Tutto pur di non toccare il reddito di cittadinanza, feticcio dei Cinque Stelle.

Le cifre in ballo le ha ricordate ieri l'ufficio studi della Cgia di Mestre. «Per dare un sussidio a chi è poco interessato a trovarsi un lavoro o vuole andare in pensione in anticipo», cioè per il reddito di cittadinanza e per garantire l'assegno previdenziale a quota cento, «il governo ha previsto 12,3 miliardi di euro per il 2020. Per affrontare una crisi economica che, invece, rischia di far scivolare il Paese in una recessione pesantissima, promette 7,5 miliardi». Qualcosa non torna, dunque, ed è qualcosa di grosso.

 

LA BOTTA
I più inguaiati sono ristoranti, bar e alberghi: per questi esercizi, il primo fine settimana da quando l'emergenza del Covid-19 è diventata nazionale si sta rivelando un incubo. Prenotazioni cancellate, forniture di cibo che dovranno essere buttate, i primi locali costretti a chiudere (per ora temporaneamente, ma non potrà durare così a lungo). Se nel giro di un mese l'epidemia non dovesse recedere, Confesercenti ipotizza un crollo dei consumi pari a 6,5 miliardi di euro, dei quali 1,3 miliardi tolti al giro d'affari di bar e ristoranti. Trentamila aziende del settore dell'accoglienza sono già a rischio. La botta si sta ripercuotendo sull'intera filiera del made in Italy. I locali vuoti, la paralisi del turismo, la chiusura forzata delle mense scolastiche e le difficoltà per l'export (dagli altri Paesi c'è chi chiede ai nostri produttori l'impossibile certificazione "virus free") hanno già fatto crollare la domanda alimentare e fatto piovere disdette sul 27% delle aziende agricole, avverte Coldiretti.


Gli occhi di tutti questi imprenditori ora sono puntati sulla data di lunedì 16 marzo. Quel giorno dovranno essere pagati il saldo dell'Iva risultante dalla dichiarazione annuale del 2019, il versamento della stessa imposta relativo al mese di febbraio e i contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro. Con quali soldi, visto che gli incassi nel mese di marzo, in certi casi, sono stati un decimo di quelli di un tempo? Il governo si è limitato a sospendere sino al 30 aprile i pagamenti nei soli comuni della zona rossa, senza però risolvere i problemi: perché quei debiti col fisco dovranno comunque essere saldati e perché la caduta del fatturato indotta dal panico riguarda ormai tutta Italia.

STRAORDINARI
La richiesta di intervenire con provvedimenti straordinari, attingendo ai fondi della mancetta grillina, è già arrivata sul tavolo di Conte. Forza Italia, tramite Anna Maria Bernini, ha detto al governo che in questa situazione la continua scoperta di "furbetti" del reddito di cittadinanza e il totale fallimento della "fase 2", quella che avrebbe dovuto dare un posto di lavoro ai percettori della prebenda, rappresentano uno «scandalo». Adolfo Urso, di Fratelli d'Italia, chiede almeno che i beneficiati dal sostegno lavorino nei campi al posto dei 370mila braccianti stagionali stranieri che nei prossimi mesi avranno difficoltà a venire in Italia, a causa delle restrizioni imposte da molti Paesi. Gaetano Quagliariello, senatore di Idea, pensa alle scadenze fiscali e annuncia la proposta di una «misura di guerra» che «aiuti le attività ricettive e le alleggerisca da subito, e per un congruo periodo di tempo, da spese insostenibili».

Anche se occorrono molte risorse, spiega, «il costo economico e sociale di una crisi di massa del settore sarebbe ben più devastante». Tutto il centrodestra lamenta l'enorme differenza tra quanto speso per il reddito di cittadinanza e i fondi per sostenere l'economia affossata dal virus. Il presidente del consiglio ha promesso di essere «collaborativo» con le opposizioni, alle quali sta chiedendo molto, iniziando dal sostegno parlamentare ai decreti varati in questi giorni. Purtroppo, come lamenta Giorgia Meloni, «la collaborazione implica reciprocità e finora questa è mancata». Ed è sulla consistenza dei provvedimenti per le imprese e le famiglie che si decide l'armistizio tra i giallorossi e il centrodestra chiesto da Sergio Mattarella: se Conte insiste a fare orecchie da mercante, la tregua durerà ben poco.

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