capture 003 14022021 181929Da uno studio, una speranza contro il coronavirus. Una speranza che risponde al nome di vitamina D, che ridurrebbe le morti per Covid-19 del 60 per cento. Cifre pazzesche, se le cose stessero come ritiene la ricerca pubblicata dal Social Science Research Network. Lo studio ha valutato l'efficacia del calcifediol - una vitamina D3 - su più di 550 persone che sono state ricoverate nei reparti Covid dell'Hospital del Mar a Barcellona, in Spagna. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale o come destinatari del trattamento con calcifediolo o come controlli al momento del ricovero, prima di ricevere cinque dosi di vitamina a intervalli crescenti di due, quattro, otto e 15 giorni. E stando alle evidenza, questo tipo di terapia potrebbe "salvare molte migliaia di vite".

Lo studio ha infatti rilevato che i malati di coronavirus trattati con dosi di vitamina D avevano l'80% in meno di probabilità di richiedere un trattamento in terapia intensiva. Dall'Università di Barcellona hanno anche concluso che "i risultati hanno mostrato una mortalità ridotta di oltre il 60%" per coloro che hanno ricevuto il trattamento con calcifediolo. Uno studio celebrato anche da David Davis, ex segretario per la Brexit, che su Twitter ha parlato di risultati "molto importanti. I risultati di questo studio ampio e ben condotto dovrebbero portare a questa terapia somministrata a tutti i pazienti Covid in ogni ospedale. Il governo del Regno Unito dovrebbe aumentare la dose e la disponibilità di vitamina D a tutti i gruppi vulnerabili", ha rimarcato Davis.

E ancora, ha aggiunto: "Questi approcci salveranno molte migliaia di vite. Sono in ritardo e dovrebbero essere avviati immediatamente". Nel dettaglio la ricerca, che è comunque ancora in una fase preliminare, ha rilevato che 36 dei 551 pazienti trattati con calcifediol sono morti per Covid-19 rispetto ai 57 pazienti su 379 nel gruppo di controllo. In un altro contesto, lo stesso gruppo di ricercatori ha rilevato che solo il 5% del gruppo calcifediolo è stato ricoverato in terapia intensiva. Dati davvero incoraggianti.

 

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