capture 049 26042021 105300Funzionalità renale: un indicatore importante

reni fanno parte delle vie urinarie superiori e sono i nostri principali organi escretori, pertanto svolgono la primaria funzione di depurare il sangue delle sostanze di scarto. Non solo, loro compito è anche quello di bilanciare la quantità totale di fluidi presenti nel nostro corpo e di mantenere stabile la concentrazione degli elettroliti, ovvero di quei sali minerali che promuovono la “conduzione” degli impulsi elettrici dal sistema nervoso ai muscoli, cuore incluso. Attraverso alcuni esami del sangue è possibile scoprire se i nostri reni lavorano in modo perfettamente efficiente, a pieno regime, o se hanno qualche problema.


Immagine di un uomo di spalle con le mani sui fianchi per sottolineare i reni
La funzionalità renale, infatti, anche quando “a singhiozzo”, non sempre dà segni di sé, perché quando uno o entrambi i reni vanno in sofferenza, la sintomatologia può essere alquanto sfumata. Spesso ci si accorge del problema solo quando la situazione risulti – purtroppo - già compromessa. Ecco perché è così importante – anche negli esami di routine – inserire almeno un indicatore attendibile della salute renale, ad esempio la creatininemia, la misurazione della creatinina a livello ematico.

Prima di approfondire l’argomento, torniamo brevemente ai nostri reni, alla loro anatomia e funzione. Abbiamo anticipato che si tratta di organi escretori. Assolvono a questo compito perché al loro interno sono fatti un po’ come delle spugne, grandi più o meno come il nostro pugno chiuso. Le strutture interne che si occupano di filtrare il sangue sono i nefroni, a loro volta suddivisi in due parti: i glomeruli, che separano le cellule ematiche dai fluidi (inclusa l’acqua) e dalle sostanze di scarto, e i tubuli che trattengono la parte di elettroliti ancora utili al corpo e “scaricano” le scorie nelle urine.

Queste ultime dal rene passano agli ureteri, i sottili tubicini che lo collegano alla vescica, dove vengono raccolte in attesa di essere emesse fuori dal corpo attraverso l’uretra, altro tubicino, più lungo negli uomini e più corto nelle donne, che le convoglia verso l’esterno. L’intero sistema è, come facilmente intuibile, tanto perfetto quanto delicato e suscettibile di alterazioni, malattie, infezioni e altro tipo di disturbi. Qualunque sia la causa, se comporta insufficienza renale noi andiamo in serie difficoltà perché le sostanze di scarto, che sono vere e proprie tossine, possono accumularsi nell’organismo e in alcuni organi bersaglio e finire per “avvelenarci” compromettendo la nostra salute generale.

Per fortuna siamo in grado di accorgerci in tempo se il nostro apparato urinario e i reni in particolare “soffrono” e non lavorano come dovrebbero analizzando alcune sostanze presenti a livello ematico. In generale il nostro medico di base o lo specialista in nefrologia-urologia potrebbero richiederci esami del sangue approfonditi per valutare la nostra funzionalità renale in presenza dei seguenti sintomi (ancorché sfumati):
  • Gonfiori diffusi sia negli arti che in viso
  • Affaticamento generale, senso di stanchezza estrema
  • Aspetto sofferente
  • Fiato corto
  • Riduzione nel volume delle urine emesse durante la giornata
  • Senso di stordimento
Questi disturbi ci parlano di una insufficienza renale conclamata da monitorare costantemente, ma come abbiamo visto, prima di arrivare ad uno stato di siffatta sofferenza reale, occorre che entrambi i reni vadano in default, e dal momento che per fortuna questi organi sono due, a volte è sufficiente che uno funzioni abbastanza bene per non accorgerci di nulla. Ecco perché è ancora più importante effettuare le analisi del sangue per la funzionalità renale in assenza di sintomi specifici. Potrebbero rilevare un lieve deficit iniziale e permetterci di porvi rimedio con tempismo. Partiamo da un controllo di routine: la creatininemia.

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Creatinina: che cos’è e come si misura

Cos’è la creatinina, e perché la sua concentrazione nel sangue, o meglio, nel plasma sanguigno, ci fornisce informazioni utili sullo stato di salute dei nostri reni? Si tratta di una sostanza prodotta a partire da un’altra sostanza: la fosfocreatina (o creatina), che fornisce energia ai tessuti muscolari, scheletrici e al cuore grazie alla sintesi degli aminoacidi. Tale sostanza è in parte prodotta dal nostro stesso organismo, e in parte desunta dall’alimentazione, in particolare dai cibi proteici come la carne. Ciò che “resta” in termini di residuo, la creatinina, va a finire nel sangue e da qui passa ai reni che provvedono a filtrarla e riversarla nelle urine secondo le modalità che abbiamo visto.

Quanta creatinina dovremmo produrre al giorno, in condizioni di salute? I valori normali sono i seguenti:
  • Uomini e donne: 0,7-1,3   mg/dl di sangue
Vanno precisate alcune cose, prima di passare a spiegare cosa possano indicare livelli superiori o inferiori a quelli indicati. In generale, anche in condizioni di perfetta salute, la creatinina può aumentare quando siamo un po’ disidratati, perché riducendosi i volumi dei liquidi presenti nel corpo (e quindi anche del sangue e delle urine), le sostanze in eccesso tendono a concentrarsi maggiormente.

Immagine di uno sportivo che si prepara a sollevare un bilancere
Al contrario, quando siamo perfettamente idratati e i nostri livelli di fluidi corporei sono bilanciati, la creatinina si diluisce. Inoltre, sebbene la produzione di questa sostanza sia più o meno sempre costante, può risultare superiore alla media negli atleti e in chi pratica attività fisica intensiva. Per tale ragione prima di sottoporsi all’esame sarebbe opportuno astenersi dalle pratiche sportive nelle otto ore che precedono il prelievo. Per questo tipo di esame non occorre stare a digiuno.

Se la nostra creatininemia è superiore alla media, però, e noi non siamo né disidratati, né reduci da un allenamento intenso, il significato di tale anomalia non va sottovalutato. Potrebbe infatti indicare:
  • Insufficienza renale acuta a seguito di emorragie, shock, attacchi cardiaci, infezioni, ustioni, intossicazioni ecc., o cronica
  • Ipertiroidismo, ovvero iperattività della ghiandola tiroidea
  • Assunzione di farmaci tossici per i reni, tra cui antinfiammatori FANS (es. a base di ibuprofene), e antibiotici come le cefalosporine
  • Dieta troppo ricca di carne
Una creatininemia inferiore alla media, invece, può segnalare stati di indebolimento e di malnutrizione. I livelli ematici di questa sostanza risultano inferiori anche nelle donne in gravidanza e in chi segua un regime alimentare vegano, senza, in questo caso, avere un significato patologico.
La rilevazione della creatinina nel sangue va però associata ad un altro test, stavolta delle urine, definito clearance della creatinina. Combinando i due risultati si può avere un quadro più completo della capacità renale di filtrare questa sostanza.

Velocità di filtrazione glomerulare

Abbiamo fatto riferimento ai glomeruli come parte dei nefroni, e nello specifico minuscole strutture presenti all’interno dei nostri reni e aventi lo scopo di filtrare il sangue depurandolo dai liquidi in eccesso e dalle scorie. Possiamo farci un’idea di come queste fondamentali componenti dei reni stiano funzionando grazie ad un esame del sangue che individua la velocità di filtrazione glomerulare stimata (in sigla GFR, dall’inglese Glomerular Filtration Rate), che si basa proprio sulla concentrazione della creatinina del sangue.

Questo test si basa sul fatto che la creatinina riversata nel plasma sanguigno raddoppia quando la velocità di filtrazione glomerulare si dimezza. Ergo, per effettuare questa misurazione di devono considerare dei parametri standard che ci consentono una valutazione in stima. Per farci un’idea, dal momento che la GFR varia moltissimo da persona a persona, e nella stessa persona a seconda delle fasi della vita o dello stato di salute generale, si sono “tarati” i valori di riferimento su un ipotetico paziente/target che ha queste caratteristiche:
  • Adulto (uomo e donna non in gravidanza), la cui superficie corporea (BSA) misuri circa 1,73 mq
Tale parametro arbitrario, o di stima, viene definito “formula MDRD semplificata di Levey”
Chi rientra in tali caratteristiche, o ci rientra più o meno, può valutare con considerevole attendibilità i risultati della sua velocità di filtrazione glomerulare. I possibili risultati sono i seguenti, che vanno da una condizione di perfetta funzionalità ad una di conclamata insufficienza renale:
LIVELLO DI DANNO RENALE
DESCRIZIONE
GFR (ML/MINUTO/1,73 MQ)
1
1 funzionalità renale nella norma o danno renale minimo
90 o +
2
Riduzione modesta della GFR
60-79
3
Riduzione media della GFR
30-59
4
Riduzione severa della GFR
15-29
5
Insufficienza renale conclamata
< 15

La velocità di filtrazione glomerulare è un ottimo indicatore della funzionalità renale perché quando deficitaria ci informa che l’afflusso di sangue ai reni è a sua volta ridotto (in misura lieve o più importante) rispetto alla norma.

Sebbene valido quanto detto, va però specificato che questa tabella risulta necessariamente approssimativa, perché in realtà i parametri di riferimento variano moltissimo anche applicando la formula che abbiamo visto, e che peraltro, sebbene attualmente la più utilizzata, non è l’unica. In generale la nuova formula MDRD di Levey non tiene conto del peso, ma distingue per età (la GFR decresce regolarmente man mano che invecchia), per sesso, per etnia (afroamericani o caucasici) e include tra i parametri il valore della creatinina.

Abbiamo visto dalla tabella che il danno renale viene identificato da una cifra: si va dalla condizione 1 di salute, alla 5 di insufficienza conclamata. Anche in questo caso, però, dobbiamo incrociare il dato con altri rilevatori della salute dei nostri organi escretori principali, alcuni dei quali emergono dall’analisi delle urine e in particolare dal test della clearance della creatinina. Cause di bassi valori di GFR possono essere malattie renali ma anche difetti cardiaci e disidratazione. Il test, quando alterato, va inoltre ripetuto nel tempo.

Gli elettroliti

Immagine di una caraffa d'acqua appoggiata su un tavolo di legno accanto a un bicchiere
Anche la misurazione degli elettroliti nel sangue è un buon indicatore della funzionalità renale, perché ci dice quanta capacità abbiano i nostri organi escretori di bilanciare i liquidi nel corpo.

Abbiamo anticipato che gli elettroliti altro non sono che sali minerali presenti nei fluidi corporei (non solo sangue ma film lacrimale, sudore, muco, urina ecc.) che promuovono diverse importanti funzioni, ad esempio stimolano la pompa cardiaca e regolarizzano la pressione, garantiscono l’idratazione e mantengono stabile il Ph, permettono l’assorbimento dei principi nutritivi e l’eliminazione delle scorie.

L’esame ematico degli elettroliti – in particolare sodio, bicarbonato, potassio, cloro – ci permette di capire se il corpo sta andando in sofferenza e rappresenta una spia di problemi a livello renale, perché una delle funzioni dei reni è appunto quella di mantenere stabile la concentrazione dei sali minerali.

Vediamo i valori di riferimento, che sono uguali per uomini e donne:
  • Sodio: 135-145 millequivalenti (mEq) per Litro di sangue. Le alterazioni renali sono segnalate da valori molto superiori a quelle di norma.
  • Potassio: 3,6-5,3 mEq/L. Anche in questo caso concentrazioni di potassio superiori alla norma sono indicative di problemi ai reni.
  • Bicarbonato: 22-30 mEq/L. Livelli inferiori alla norma di bicarbonato nel sangue possono rivelare disturbi renali, perché l’equilibrio acido-basico del corpo risulta alterato.
  • Cloro: 96-106 mEq/L. Un’ipercloremia si manifesta in presenza di malattie renali.
In generale uno squilibrio elettrolitico segnala un’anomalia nella concentrazione di fluidi corporei e può essere spia di condizioni patologiche diverse e di diverso grado di gravità. Ad esempio, anche diete sbagliate, disidratazione o eccessiva attività fisica, così come l’assunzione di certi farmaci possono contribuire ad alterare questi valori. Tuttavia, all’interno di un quadro clinico a sua volta preoccupante per quanto riguarda i parametri di valutazione della funzionalità renale, anche la misurazione degli elettroliti nel sangue può contribuire a chiarire le idee allo specialista sui tipo di problema urinario e renale che affligge il paziente.

Uricemia

Immagini delle mani deformate di un anziano paziente da una malattia reumatica
L’uricemia è un test ematico che misura la quantità di acido urico presente nel nostro plasma. Di che sostanza si tratta? Possiamo intuitivamente capire che stiamo parlando di una scoria, di una sostanza di scarto del metabolismo cellulare che si ricava dalla degradazione delle purine, molecole in parte assunte attraverso l’alimentazione (in particolare dai cibi contenenti proteine e vitamine), e in parte prodotte direttamente dal nostro organismo.

Una volta ricavato, l’acido urico si riversa nel sangue e da qui passa nei reni, dove viene filtrato proprio come le altre sostanze di scarto che abbiamo visto, e diluito nelle urine per essere eliminato.
Chiaramente un eccesso di acidi urici nel sangue può avere molti significati, ad esempio si verifica in chi soffre di gotta, una malattia reumatica infiammatoria che colpisce coloro che seguono diete troppo ricche di alimenti proteici, in particolare di carne.

Ma un’uricemia sopra i livelli standard è anche segnale che qualcosa, a livello renale, non funziona come dovrebbe. Tra le possibili patologie collegate con alte concentrazioni di acidi urici nel sangue troviamo i calcoli renali (litiasi), un disturbo molto comune e doloroso che insorge quando a livello renale si formano piccoli “sassolini” duri – fatti appunto di acidi urici e di sali minerali – i quali possono bloccare il passaggio dell’urina dal rene agli ureteri.

Il test ematico dell’uricemia si esegue a digiuno di almeno 10 ore, durante le quali è consentito solo bere un po’ d’acqua. Inoltre nella mezzora che precede il prelievo è consigliato stazionare in posizione eretta. Vediamo ora i valori normali dell’uricemia.
  • Donne: 2,4-5,7 mg/dl
  • Uomini: 3,4-7,0 mg/dl
Sia un eccesso di acidi urici che una concentrazione inferiore al normale possono segnalare qualche problema nella funzionalità renale da indagare ulteriormente.

Azotemia

Immagine che mostra cosa succede quando nei reni si formano i calcoli
L’azotemia è un altro test ematico importante per la valutazione della funzionalità renale. In questo caso si misura la concentrazione di urea – azoto non proteico - nel sangue. Vediamo come si forma questa sostanza, e perché i suoi livelli nel plasma sanguigno sono utili per individuare patologie renali.

Tutto parte dal fegato, nel quale si attua un processo metabolico di scissione delle proteine in sostanze più semplici. Ciò che resta è l’ammoniaca, sostanza tossica fatta di azoto, elemento chimico semplice che si lega con altri elementi quali carbonio, idrogeno e ossigeno e forma l’urea, la sostanza “terminale” dell’intero processo, che è innocua per l’organismo. Ebbene, proprio l’urea arriva nel plasma sanguigno e viene filtrata dai reni per essere finalmente eliminata attraverso l’urina.
Vediamo a questo punto quali sono i valori normali di azotemia nel sangue:
  • Per uomini e donne: 15-50 mg/dl
Anche in questo caso il prelievo deve essere effettuato dopo un digiuno di 8-10 ore, durante il quale si può bere un po’ d’acqua (ma solo il minimo indispensabile).
Come anticipato, livelli di azoto non proteico, ovvero di urea eccedenti rispetto ai valori che abbiamo indicato, sono spia di insufficienza renale acuta o cronica, mentre livelli troppo bassi possono segnalare disturbi epatici. Altre possibili cause di azotemia troppo elevata sono:
  • Ostruzione del tratto urinario (ad esempio a seguito di calcolosi renale)
  • Attacco di cuore
  • Emorragia intestinale
  • Ustioni gravi
  • Assunzione di farmaci, come ad esempio alcuni tipi di antibiotici
  • Infine anche una dieta iperproteica può scompensare i livelli di urea nel sangue (e nelle urine). 

Albumina

L’albumina è una proteina prodotta dal fegato e rappresenta il 60% circa di tutte le molecole proteiche circolanti nel siero del sangue (plasma). Molte sono le funzioni dell’albumina, tra queste:
  • Raccogliere i fluidi che fuoriescono dai vasi sanguigni
  • Fornire nutrimento ai tessuti
  • Trasportare ormoni, vitamine e minerali come il calcio nei vari organi del corpo
I livelli di albumina nel sangue possono ridursi, lievemente o in modo più importante, quando si inceppi qualcosa nel processo di produzione di questa proteina a livello epatico. Ad esempio basse concentrazioni di albumina si riscontrano in chi segua una dieta iperproteica, ma purtroppo anche quando vi siano danni a fegato o reni.
Vediamo i livelli normali di albumina nel sangue:
  • Per uomini e donne: 3,7-5,5 g/dl
Immagine di un paziente mentre da la prova per verificare il livello di glicemia nel sangue
Una albuminuria, ovvero valori di albumina inferiori a questi, soprattutto quando marcatamente inferiori, sono spesso spia di malattie ai reni. Consideriamo che uno dei compiti di questi organi è quello di conservare l’albumina presente nel plasma in modo che non si “confonda” con il resto delle scorie che devono essere eliminate in grandi quantità nelle urine. Infatti quando la funzionalità renale è ottimale, l’albumina permane in alte concentrazioni nel plasma sanguigno, mentre nelle urine non ve n’è praticamente traccia. Viceversa, quando i reni si ammalano, iniziano a perdere la loro capacità di “trattenere” l’albumina e le altre proteine presenti nel sangue.

Tra le cause patologiche dell’albuminuria ci sono spesso malattia croniche come il diabete, che a lungo andare danneggia proprio i reni compromettendone la funzionalità. Altra condizione associata a bassi livelli di albumina è la sindrome nefrosica, caratterizzata appunto da una grande perdita di proteine attraverso le urine, che può colpire sia adulti che bambini e che può essere primaria oppure essere secondaria a malattie quali il già citato diabete mellito, il lupus eritematoso sistemico e la vasculite (malattie autoimmuni sistemiche), le epatiti, la cirrosi, i tumori, nonché l’assunzione di farmaci nefrotossici. La sindrome nefrosica può anche avere un’origine prettamente renale ed essere conseguente ad una infiammazione dei glomeruli chiamata glomerulonefrite, a sua volta in genere conseguenza di infezioni delle vie urinarie non opportunamente curate.

Un aumento dell’albumina è invece in genere conseguenza di condizioni passeggere di disidratazione, e si verifica quando il volume totale del plasma sanguigno diminuisce.

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Domande e risposte

1. QUALI SONO GLI ESAMI DEL SANGUE PER LA FUNZIONALITÀ RENALE?
Sono diversi. Un test utile per capire se i reni sono in salute e funzionano correttamente è la GFR (velocità di filtrazione glomerulare). Anche la misurazione dei livelli di albumina, una proteina prodotta dal fegato che si riversa nel sangue, è un importante indicatore, da associare al test delle urine. Altri esami ematici di routine sono la creatininemia, che rileva la concentrazione della creatinina (una sostanza di scarto) e l’azotemia, che misura la quantità di urea nel sangue.

2. UN VALORE DI GFR (VELOCITÀ DI FILTRAZIONE GLOMERULARE) DI 60 (ML/MINUTO) È NORMALE?
Sebbene si tratti di un valore che varia moltissimo da persona a persona, in generale la velocità di filtrazione glomerulare (GFR) considerata nella norma per un individuo adulto è di 90 (o più) ml/minuto (considerando una superficie corporea standard i 1,73 mq). Se la GFR si situa in un range compreso tra 60 e 98 può essere considerata normale per alcune persone, in particolare per gli over 60. Detto questo, per avere un quadro più chiaro della situazione renale relativamente a questo parametro, la misurazione della GFR dovrebbe essere ripetuta nel tempo. Se il valore risulta inferiore a 60 per tre mesi di seguito, segnala senz’altro una patologia renale cronica.

3. QUALI SONO I VALORI NORMALI DI CREATININA PER LA FUNZIONALITÀ RENALE?
La concentrazione di creatinina nel sangue può variare, inoltre ogni laboratorio di analisi ha parametri propri di riferimento. Per alcuni, ad esempio, i valori normali si situano tra 0,6 e 1,2 mg/dl di sangue. Livelli superiori a questi possono rivelare una funzionalità renale deficitaria. Man mano che la patologia renale si aggrava, i livelli di creatinina aumentano.

4. QUALI SONO I SINTOMI CHE CI RIVELANO UN PROBLEMA AI RENI?
Quando i reni non funzionano a dovere, e non filtrano il sangue adeguatamente, le tossine rimangono in circolo, causando problemi tra cui gonfiore diffuso, stanchezza, sonnolenza e debolezza, disturbi del sonno, anemia.

5. LA DISIDRATAZIONE PUÒ RIDURRE IL VALORE DI GFR (VELOCITÀ DI FILTRAZIONE GLOMERULARE)?
La disidratazione senza dubbio fa aumentare i livelli di creatinina nel sangue e di conseguenza fa decrescere la velocità di filtrazione glomerulare (GFR). Il grado di decrescita è proporzionale al grado di idratazione, infatti una disidratazione severa può causare una insufficienza renale acuta che necessita di immediata terapia di dialisi.
Quali sono i cibi e le bevande che mantengono in salute i reni?
La prima e più importante bevanda per la salute renale è l’acqua, perché assumerla ci permette di bilanciare i fluidi presenti nel corpo. A seguire:
  • Succhi di frutta freschi, ad esempio succo di mirtillo (non industriale e non zuccherato)
  • Mirtilli e tutti i frutti di bosco
  • Mele
  • Cavoli e altre crucifere
  • Funghi
  • Avena

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