Dove non arriva il virus ci pensa il Comune. Non bastavano la pandemia, il crollo dei consumi, il lockdown, le disposizioni anti-Covid. A far chiudere le attività commerciali adesso ci si mette anche la burocrazia. Trenta centimetri, è questa la misura del crimine commesso da Claudio Gardini. Trenta centimetri di suolo pubblico occupato da un espositore di riviste spostato fuori dalla sua edicola per evitare assembramenti all'interno e rispettare le norme sul distanziamento. L'iniziativa è costata cara. Da mesi viene permesso a bar, ristoratori e negozi di allargarsi il più possibile all'esterno per limitare al minimo la permanenza dei clienti nei luoghi chiusi. Ma per rivenditori di libri e giornali, categoria già piegata dalla crisi dell'editoria ed ora allo stremo sotto i colpi del virus, la regola evidentemente non vale. Per quei trenta centimetri in più il titolare è stato costretto dai funzionari del III Municipio di Roma ad abbassare le saracinesche per tre giorni. Risultato: fatturato in fumo, clienti infuriati, riviste e quotidiani invenduti. Scontata la pena, siamo tornati all'edicola. In cambio dei quattrini persi il titolare dell'esercizio, alle prese con svariate casse di resi e di consegne arretrate, si è dovuto accontentare della solidarietà dei suoi clienti. Un affetto che, purtroppo, non sempre è sufficiente a garantire la sopravvivenza dell'attività. Solo a Roma negli ultimi cinque anni hanno chiuso 350 edicole. Quella di Gardini, per ora, andrà avanti. Sempre che il Comune non si presenti di nuovo con le sue scartoffie a comminare multe e sanzioni per qualche centimetro di troppo.

 

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