capture 026 01062021 104308Mentre la complice ha scontato la pena, Filippo De Cristofaro, autore dell’omicidio della skipper Anna Curina, è riuscito a evadere. Le critiche dell’avvocato Stefano Tornimbeni: “La valutazione del magistrato di sorveglianza lascia sgomenti”

Rubare a ogni costo il catamarano dell’amica 31enne pesarese Anna Curina e veleggiare in tutto il mondo. È stato questo il movente che ha spinto la coppia formata dal 34enne Filippo De Cristofaro e dalla 17enne Diana Beyer a compiere un atroce delitto. Milanese lui e olandese lei, per raggiungere l’obiettivo, De Cristofaro e Beyer hanno massacrato Curina. Il corpo della vittima è stato gettato in mare appesantito con un’ancora da 17 chili. Il piano diabolico è stato messo a segno mentre l’imbarcazione viaggiava a largo di Senigallia, in provincia di Ancona, ma è durato poco: 18 giorni dopo, un peschereccio che pescava a strascico ha recuperato il cadavere e gli assassini sono stati arrestati. Il crimine commesso il 10 giugno del 1988 è passato alla storia della cronaca nera come il “delitto del catamarano”. L’autore dell’omicidio, condannato all’ergastolo, dopo un secondo permesso premio, è fuggito e oggi è "uccel di bosco" come lo definisce il legale della famiglia di Anna Curina, Stefano Tornimbeni. “Per il magistrato di sorveglianza – spiega l’avvocato a IlGiornale.it - evidentemente l’ipotesi di una nuova fuga era una considerazione troppo complessa da elaborare”.

Le fasi che hanno preceduto il delitto

Uniti da amore ma anche dalla passione per i viaggi in barca a vela, Filippo De Cristofaro e Diana Beyer si erano conosciuti durante un viaggio di lui in Olanda. Il milanese era separato e con una figlia, lei invece era libera e ha deciso di abbandonare i genitori per fuggire con l’uomo della sua vita, condividendone tutte le esperienze in mare. Poi è arrivata l’occasione: un amico comune della coppia e di Anna Curina li ha messi in contatto. Così è stata pianificata la partenza verso le Baleari. Qui è maturata l’idea omicida di De Cristofaro: “Questa - avrebbe detto secondo fonti Ansa il milanese alla fidanzata - è l’occasione buona per andare finalmente io e te in Polinesia. Ma per avere il catamarano dobbiamo far sparire lei”. Dopo uno screzio nato nella coppia, a causa di De Cristofaro che lamentava di dover fare sempre tutto da solo, Beyer, per compiacerlo, si sarebbe offerta di uccidere la skipper: “Se vuoi, ci provo io”, avrebbe detto. Alla proposta della fidanzata De Cristofaro si sarebbe detto favorevole, consigliandole di uccidere la Curina con un colpo alla testa. Proposta respinta al mittente: “Non me la sento - avrebbe risposto la Beyer - il sangue mi fa impressione. Perché non proviamo invece col veleno?”. Accordo raggiunto.

L’omicidio di Anna Curina

Erano le 13.30 circa del 10 giugno quando Anna Curina e la coppia ospite a bordo del suo catamarano Arx sono partiti dal porto di Pesaro. Poco dopo il piano diabolico è stato messo in atto. Il milanese ha preparato delle gocce di ansiolitico che la Beyer ha versato nel caffè della skipper. Lui sapeva già che quella medicina non avrebbe avvelenato la donna, rivelandolo alla fidanzata solo in un secondo momento. L’obiettivo di De Cristofaro era infatti quello di stordire la vittima per ucciderla in modo violento. Dopo aver bevuto qualche sorso la Curina ha notato un sapore strano facendo sorseggiare la bevanda al suo ospite per un parere. L’uomo, fingendo di bere, le ha dato ragione buttando il liquido in mare.

Poco dopo la skipper, avvertendo dei dolori allo stomaco si è ritirata in cabina per riposare. Un malessere che via via è andato scemando. Proprio per questo motivo De Cristofaro ha consegnato alla fidanzata un coltello spingendola a commettere il delitto: “Ti amo tantissimo – le avrebbe detto - se farai questo per me non lo dimenticherò per tutta la vita”. Accompagnata dal fidanzato, la 17enne è entrata in cabina, colpendo la skipper a un fianco. Vedendo Curina sanguinare, Beyer è fuggita terrorizzata. Subito dopo De Cristofaro è entrato in cabina per prestare un finto soccorso alla donna. L’ha accompagnata fuori con la scusa di tamponarle le ferite e invece, con tre colpi di machete in testa, l’ha uccisa. Il cadavere è stato avvolto in una coperta e legato a un’ancora di 17 chili. Poi è sprofondato nel mare.

La scoperta dell’omicidio

Consumato il delitto, la coppia ha continuato il viaggio e, il giorno dopo, De Cristofaro ha dato appuntamento a un amico, Pieter Groenendijk, a Porto San Giorgio. Da qui l’uomo di origini olandesi si è imbarcato il 12 giugno a bordo dell’Arx, ribattezzata Fly2 dall’assassino. Per i tre ha avuto quindi inizio il viaggio verso la Sicilia. La navigazione è andata avanti ed è trascorsa bene per diversi giorni. Fino 28 giugno, quando i navigatori hanno deciso di puntare verso la Tunisia. Contestualmente, a largo di Senigallia, il peschereccio Azzurra83 ha recuperato casualmente il cadavere di Annarita Curina. Il ritrovamento di quel corpo ha fatto in poco tempo il giro di tutti i media e, mentre i tre si dirigevano nella nazione africana, hanno appreso dalla radio la notizia. Per la coppia era giunto il momento di scappare. Arrivati in Tunisia, i tre hanno abbandonato il catamarano fuggendo a piedi. Il 19 luglio la polizia tunisina li ha intercettati e arrestati.

La condanna degli assassini

La coppia non ha avuto il tempo di concordare un’unica versione dei fatti prima della cattura. Però il milanese, secondo gli inquirenti, avrebbe detto alla fidanzata di assumersi la responsabilità del reato: “A te non possono punirti – avrebbe suggerito l’uomo – perché sei minorenne. Se ti prendi la colpa ci riabbracceremo presto”. Ed è stato così che la Beyer ha detto di aver ucciso da sola la Curina. Il movente: gelosia. Le spiegazioni della ragazza però non erano convincenti e così, dopo un lungo interrogatorio, De Cristofaro è crollato, confessando di avere ucciso la skipper per impossessarsi della sua barca. Per lui è arrivata la condanna all’ergastolo, confermata dalla Corte di Cassazione il 5 giugno del 1991. Per la Beyer invece, il tribunale dei minori, il 17 dicembre del 1988, ha deciso una condanna a sei anni e sei mesi di reclusione. L’olandese Pieter Groenendijk è stato giudicato estraneo al delitto.

Le fughe di De Cristofaro: “La valutazione del magistrato di sorveglianza lascia sgomenti”

La condanna di Filippo De Cristofaro non è mai stata scontata in pieno. Nel 2007 infatti l’assassino è evaso dal carcere per essere ripreso un mese dopo in Olanda e, nel 2014, ha ottenuto un permesso premio che ha sfruttato per un’altra fuga. Catturato nel 2016 in Portogallo, cinque mesi dopo è stato scarcerato per decorrenza dei termini di carcerazione detentiva ed è riuscito ancora una volta a fuggire. Sembra che la pratica di estradizione non sia andata a buon fine, in quanto in Portogallo non è prevista la pena dell’ergastolo.

“Nel 2014 il magistrato di sorveglianza” - spiega a IlGiornale.it l’avvocato che tutela la famiglia di Anna Curina, Stefano Tornimbeni – con una valutazione che lascia sgomenti, ha pensato bene di garantire un altro permesso premio all’ergastolano, che era già evaso una prima volta, dimostrando di non avere alcuna voglia di restare in carcere. E così, in occasione del secondo permesso premio, il criminale si è, guarda caso, reso uccel di bosco. Ma evidentemente per il magistrato l’ipotesi di una nuova fuga era una considerazione troppo complessa da elaborare”.

L’avvocato Tornimbeni esprime il proprio disappunto su più aspetti relativi al sistema giudiziario, raccontando anche il dolore della famiglia di Anna Curina. “Come si può amministrare la Giustizia in questo modo? - chiede l’avvocato, che prosegue - Che considerazione ha dimostrato il magistrato nei confronti dei familiari della povera Annarita Curina? Che considerazione ha dimostrato il magistrato nei confronti delle Forze di Polizia che per ben due volte, per stipendi indecorosi, hanno profuso indicibili sforzi per arrestare nuovamente l’assassino? Di fatto il magistrato non ha considerato in alcun modo né i familiari delle vittime né le Forze di Polizia, essendo troppo occupato a garantire tutte le tutele al criminale, negandole, di fatto, alla parte lesa. La mia indignazione è quella della famiglia Curina che, pur rimanendo sempre lontana dai riflettori, non ha potuto fare a meno di esprimere, tramite me, il proprio sconforto”.

di   per www.ilgiornale.it