capture 005 03062021 111724L'indice di Piazza Affari tocca il picco di 13 anni fa: al rialzo le previsioni sull'economia

La bella addormentata nel bosco delle Borse mondiali si è svegliata. Ieri l'indice FtseMib di Piazza Affari ha toccato i 25.553 punti, una quota che non raggiungeva dalla prima settimana di ottobre del 2008, in piena crisi Lehman Brothers. Da allora, in questi quasi 13 anni, la Borsa italiana era sempre rimasta sotto quei livelli, in beata solitudine: il listino tedesco, come altri europei, aveva recuperato i livelli pre-Lehman già dal 2014; Tokio un anno prima; Wall Street addirittura dal 2011. Milano niente: per 13 anni è stata dimenticata dai grandi investitori mondiali. Ieri il risveglio. Non casuale. «Sono almeno tre mesi - ci dice un gestore che legge tutti i giorni i report dei migliori analisti su piazza - che la Borsa italiana attira l'interesse: chi cerca nuovi rendimenti, difficilmente esprimibili dai mercati andati al massimo, scopre che l'Italia è rimasta ferma a 13 anni fa. E la differenza, rispetto a prima, ora la fa il suo attuale premier: Mario Draghi».

Così, da ieri, questo leitmotiv che circola da settimane tra chi nel mondo legge Financial Times ed Economist, comincia a farsi più concreto. E non è un caso che, proprio nella giornata di ieri, sia stato lo stesso presidente del Consiglio a uscire allo scoperto sul tema: «Tutti gli enti internazionali - ha detto andando in visita dagli imprenditori del distretto ceramico modenese - stanno rivedendo al rialzo le previsioni sull'economia italiana».

 

L'indice ha poi chiuso la seduta di ieri un po' più in basso, a quota 25.320 (+0,6%), ma il succo della questione non cambia. E ben si combina con i numeri che arrivano dall'Istat, che ha rivisto il dato congiunturale del Pil di fine marzo (trimestre su trimestre), da -0,4% a +0,1%, con un segno addirittura positivo; mentre il calo tendenziale (anno su anno) si riduce da -1,4% a -0,8% (contro il -6,5% registrato il trimestre precedente). La cosiddetta variazione acquisita per il 2021 è già pari a +2,6% e induce ottimismo sulla parte dell'anno che resta: sette mesi su 12 che partono su una base di 35 milioni di vaccinati di cui quasi la metà con due dosi; le riaperture bene avviate, una situazione sanitaria sotto controllo e un'orizzonte dove le ennesime ondate del virus sono sostituite dall'avanzamento delle vaccinazioni.

Un quadro che, se si ipotizza una ripresa dei consumi rimasti compressi da un anno e mezzo, fa sperare in risultati in grado di sorprendere ancora. «L'importante e inattesa revisione effettuata dall'Istat sull'andamento del Pil nel primo trimestre è un dato che consolida le aspettative di una ripresa che potrebbe superare, nel 2021, il 4,5%», scrivono gli analisti di Confcommercio, l'associazione che raccoglie una categoria tra le più colpite dalla crisi di questi primi due anni dell'attuale decennio.

Anche sul fronte del lavoro, sempre ieri, sono arrivati segnali positivi. Ogni entusiasmo, di fronte a circa 800mila occupati in meno rispetto al febbraio 2020, sarebbe inopportuno. Ma quello che va colto, in questa fase, è la tendenza di fondo: in aprile, l'aumento dell'occupazione si riflette in un saldo positivo di oltre 120mila occupati rispetto a gennaio 2021. Una crescita, scrive l'Istat, che coinvolge entrambe le componenti di genere e si concentra tra i dipendenti a termine.

di  per www.ilgiornale.it