capture 060 21062021 080012A poche ore dal verdetto delle primarie del centrosinistra a Bologna esplode una bomba in casa Pd. A sganciare il siluro è Isabella Conti, la volitiva candidata di Italia Viva che sfida il favorito esponente dem Matteo Leopore, assessore sostenuto dal potente apparato emiliano e nazionale del Partito democratico. La renziana, scrive Jacopo Iacoboni sulla Stampa, "ha denunciato che il Pd le nega sia i dati sulle registrazioni online dei votanti, sia un controllo nella fase di scrutinio".

La richiesta del comitato della sindaca di San Lazzaro di Savena, abbastanza ovvia trattandosi di un confronto tra due forze politiche alleate (si fa per dire) ma distinte, era che le procedure di voto online fossero sottoposte a un auditing esterno, vale a dire una autorità terza ed indipendente. La Conti aveva anche individuato un possibile nome, quello di Stefano Zanero, professore di cybersecurity al Politecnico di Milano. Il Pd però ha rifiutato Zanero e non ha acconsentito nemmeno a trovare un altro candidato "arbitro". "Forse - suggerisce polemico Iacoboni - perché un team di esperti avrebbe potuto vedere come era fatto il sistema di voto informatico, e se fosse manipolabile o alterabile?".

 

Una bruttissima ombra sulle primarie che il Pd considera da anni un fiore all'occhiello della propria politica ma che alla prova dei fatti assomigliano, molto, alle contestatissime votazioni degli attivisti del Movimento 5 Stelle sulla piattaforma Rousseau. Com'è andata a finire, tra i grillini, è cosa nota: un dolorosissimo big bang umano, politico ed economico. "In serata arriveranno i numeri, li prenderemo per buoni perché ci fidiamo, così come ci fidavamo della piattaforma Rousseau", conclude sarcastico il giornalista del quotidiano torinese, assai addentro alle cose dei 5 Stelle e sempre molto critico con l'organizzazione imposta da Casaleggio.

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