capture 059 01072021 185925E ora che succede nel Pd? Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte apre degli scenari perigliosi nel centrosinistra. Il più logico è che si vada verso una nuova scissione nel Movimento, con i "contiani" pronti a seguire l'ex premier in un nuovo partito, e i duri e puri dalla parte del comico verso una ricostruzione del Movimento molto simile a quello delle origini. Il Tempo ha svolto un giro di chiamate tra i dem, per capire quale sia il mood, l'atmosfera imperante. E c'è una parola d'ordine, nelle dichiarazioni ufficiali, ossia «rispetto» per quanto avviene tra i pentastellati. Quanto all'ipotesi di un'alleanza, poi (il dossier già era complicato prima, figurarsi ora) è tutto un "wait and see".

Matteo Orfini, deputato, ragiona: «Ci sono dei nodi irrisolti sull'identità del Movimento e sulle procedure interne» e quanto sta avvenendo «può senz' altro servire a far chiarezza». Sul confronto intorno ad un'alleanza tra i dem e i pentastellati, Orfini spiega: «non ho mai considerato Conte un punto di riferimento. Prima bisogna pensare a rafforzare il partito e poi alle alleanze». Il collega Andrea Romano, dal suo canto, osserva: «Penso che non sia il momento di speculare o di gioire». E ancora: «Quanto accade deve essere guardato con rispetto, e deve essere un motivo ulteriore per concentrarci sul Pd».

 

Sul versante Senato, l'ex titolare dell'Istruzione Valeria Fedeli spiega: «Il percorso del Movimento 5 Stelle evidentemente non ha portato ad una sua maturazione ma ad una lacerazione, e questo francamente non fa bene al Paese». Quanto alle alleanze, «ho sempre rilanciato, e non da oggi, la vocazione maggioritaria del PD, semmai le intese vanno fatte sui contenuti». Ma, lo scontro in atto, potrà avere ripercussioni sul governo? «Non sono preoccupata per la solidità dell'Esecutivo -spiega Fedeli Ci sono ministri del Movimento 5 Stelle che si stanno fortemente impegnando nell'azione di questo governo. Non vedo rischi nell'agenda Draghi, perché vi è un ampio sostegno». Tornando alla Camera, la deputata Patrizia Prestipino la pone sull'ironia. «Avrei una domanda per Grillo: prima Conte aveva capacità straordinarie, oggi dice esattamente il contrario. Allora, Conte chi è? Dottor Jeckyll e Mr Hide?». Poi spie ga: «Nel Movimento c'è un clima di tensione tangibile, si coglie la frattura tra chi sta con Grillo e chi con l'ex Presidente del Consiglio. Però il Pd non deve essere per nulla coinvolto dalle eventuali macerie del Movimento, ma deve continuare ad essere guida dell'area riformista».

Ancora da Montecitorio, Chiara Gribaudo nota il senso del rischio generale dovuto dall'esito peggiore della diatriba: «Il crollo repentino e poco comprensibile di un movimento che ha raccolto milioni di voti farebbe diminuire ancora di più la fiducia degli italiani nella politica». Riguardo all'ottica di una eventuale alleanza strutturale, «noi continueremo a lavorare per ricostruire un modello di centrosinistra largo, inclusivo, chiaramente alternativo alla destra di Salvini e Meloni».

Fin qui, quindi, le manifestazioni di tranquillità. Doverose, che però trovano un piano diverso rispetto ad una certa apprensione che avvolgerebbe, stando ai rumors, il segretario Enrico Letta. Un'eventuale separazione, con nascita del partito di Conte, infatti, avrebbe evidenti effetti destabilizzanti per l'area. Difficile che il partito di Grillo, poi, possa mantenere il supporto al governo Draghi. E poi c'l'altro tema. Un partito dell'ex presidente del Consiglio si porrebbe come competitor di area centrosinistra, considerando che, ai tempi di Zingaretti segreta do, c'era proprio chi vedeva in Giuseppe Conte il possibile timoniere di un nuovo Ulivo, una versione rinnovata (con tutte le differenze del caso) di Romano Prodi. Qualora però l'avvocato pugliese dovesse intestarsi un nuovo progetto politico (magari pronto a fare massa raccogliendo parlamentari anche nel misto, oltre ai grillini che lo seguirebbero), tutto risulterebbe più complicato per il Nazareno.