capture 063 02072021 103747L'ex presidente dell'Europarlamento: "Grazie al governo Draghi la politica estere dell'Italia è cambiata. Per il meglio"

Antonio Tajani è appena atterrato a Roma, dopo alcuni giorni a Bruxelles. Il numero due di Forza Italia ed eurodeputato è stato presidente dell'Europarlamento ed è oggi vicepresidente del Ppe.

La Cina che festeggia i 100 anni del suo partito comunista dicendo alle forze straniere «Non ci faremo intimidire», fa paura all'Occidente?

«È la Cina, in realtà, che cerca di intimidire gli altri Paesi. All'ultimo congresso del partito il presidente Xi Jinping ha illustrato la strategia egemonica del suo Paese, che vuole diventare sempre più grande potenza con un capitalismo di Stato e lo fa anche attraverso i mercati, esportando i suoi prodotti. Proprio come facevano i romani. Una strategia globale, che riguarda tutti i settori, dalle infrastrutture alle linee elettriche, e si attua anche attraverso la via della Seta. È naturale che ci siano delle reazioni da parte degli Stati Uniti e degli altri Paesi, ma questo non significa che non si debba mantenere un dialogo. Anche noi abbiamo degli interessi da salvaguardare, però questo non può farci ignorare il problema della mancanza del rispetto dei diritti umani. Dobbiamo chiederci qual è e se c'è una democrazia in Cina, quali garanzie hanno i lavoratori. È un Paese dove c'è la pena di morte e abbiamo visto come viene gestito il problema di Hong Kong o la questione della minoranza degli auguri».

 

Il governo Draghi quanto ha corretto la sua politica estera nei confronti del colosso orientale, rispetto agli esecutivi di Conte, molto condizionati dal M5S?

«Il M5S ha un atteggiamento totalmente filo-Cina, siamo stati l'unico Paese europeo che ha fatto l'accordo per la Via della seta, nel passato governo. Draghi ha cambiato la politica estera, riportato come interlocutore principale dell'Italia l'Europa e la politica transatlantica. Inoltre, Draghi non chiude alla Russia, che al di là degli errori fatti, è comunque un Paese europeo ed è necessario impedire che cada nella sfera d'influenza cinese. L' attacco commerciale della Cina punta ormai ovunque, dall'Africa all'India, dal Venezuela alla Groenlandia, ai Balcani. Abbiamo visto come funziona anche sull'acciaio, che viene venduto a un costo più basso del nostro, per la mancanza di garanzie per i lavoratori, con una concorrenza sleale. La giusta correzione di linea di Draghi è stato uno dei motivi per cui abbiamo deciso di appoggiare il suo governo».

Berlusconi da anni insiste sul pericolo del disegno egemonico cinese, raccomandando all'Europa di essere unita per fronteggiare l'attacco del Paese del Sol levante.

«Al congresso del Ppe di Zagabria del 2019 Berlusconi mise in guardia appunto dalla minaccia cinese e fu molto lungimirante. Ha anche sempre sostenuto il dialogo con la Russia, proprio per tenerla lontano dalla Cina».

La strategia le delle istituzioni di Bruxelles è giusta, cosa si potrebbe fare di più?

«Il parlamento europeo, quando ne ero presidente, approvò una risoluzione sulle preoccupazioni per le minacce informatiche della Cina sulle installazioni delle reti 5G. Ora si è arrivati anche alla tassa mondiale per i colossi del web. Il campo della cybersicurezza è tra i più delicati e su tutto bisogna vigilare, prendendo le contromisure indispensabili. La Cina è anche la più grande fabbrica di prodotti contraffatti, 79 milioni di pezzi sono stati sequestrati negli ultimi 3 anni e mi sono molto battuto personalmente per questo problema. Il disegno egemonico cinese punta molto sulle infrastrutture. Vogliono comprare i porti per farne teste di ponte per esportare i loro prodotti, anche quelli contraffatti. Negli ultimi vertici internazionali, come il G7, c' è stata grande fermezza verso la Cina da parte l'Europa. Un grido d'allarme l'ha lanciato il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare della Ue, quando ha raccomandato di colmare il ritardo sulle nuove tecnologie rispetto alla Cina».