capture 081 11072021 100129Roma, 11 lug – Nonostante i toni trionfanti e le garanzie con cui è stata promessa la ripartenza del mondo della cultura, ad oggi essa appare mera utopia. E’ evidente che il quasi totale abbandono del settore artistico e culturale abbia provocato dei danni economici evidenti. E’ altrettanto evidente che il lavoro derivante da esso ed il fatturato delle attività che hanno subito chiusure e limitazioni sono insostenibili. Tanto più se si protrarranno ancora a lungo. Eppure, ogni possibilità di rinascita dopo gli anni della pandemia non può prescindere anche dall’apporto di questo mondo.

In primis, viviamo da tempo un costante impoverimento culturale. La distanza tra la storia nazionale ed i valori che hanno contraddistinto la vita di figure del nostro passato ed il nichilismo odierno è destabilizzante. Anche in ragione di ciò, operare per riportare la coscienza nazionale e l’amor patrio sarebbe fondamentale.

 

Nessuna ripartenza in vista: cultura, arte e spettacolo (ancora) sacrificate

Tuttavia, la strada per raggiungere tali obiettivi appare quanto mai in salita. La nazione italiana sembra aver accettato l’andamento attuale e non trasmette l’intenzione di voler trovare alternativa. Non sorprende pertanto la sufficienza con cui nel corso della pandemia si è sacrificato il lavoro ed il ruolo sociale di teatri, cinema, musei e librerie. Un impegno ed una possibilità di sfogo, apprendimento e coesione sociale che supera di gran lunga la percentuale di Pilpiccola o grande che sia, non è questo il punto – derivante da tali attività.

Non possiamo dunque che augurarci un differente trattamento per il settore in futuro. Soprattutto ora che con l’attuale crisi esso rischia di finire lacerato ed inghiottito dalla povertà economica e dalla mancanza di prospettiva della nostra politica. Certo, le possibilità di ripresa sono piuttosto ardue. Tuttavia resta necessario lottare per raggiungere una rinascita italiana anche culturale.

di Tommaso Alessandro De Filippo per www.ilprimatonazionale.it