capture 034 12092021 104029Il prossimo mercoledì il ministro degli Interni Luciana Lamorgese dovrà riferire in aula sul rave di Valentano. Lo rende noto il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida, annunciando che l’inquilina del Viminale «dovrà rispondere al Parlamento italiano e chiarire quanto affermato dal quotidiano La Veritàcioè se la trattativa tra lo Stato e i criminali che hanno organizzato l’evento vi sia stata».

Lamorgese non poteva non sapere

E il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro è tornato oggi all’attacco con nuovi particolari che dimostrerebbero come Lamorgese non potesse non sapere. Il rave che ha scosso le cronache ferragostane con il pesante fardello di un morto, fiumi di droga venduta e una denuncia per stupro si doveva tenere inizialmente in territorio francese. Ma le nuove, severissime misure anti Covid d’Oltralpe — divieto di raduni con più di 250 persone, sequestro e distruzione attrezzature, pieni poteri alle forze dell’ordine autorizzate a intervenire con ogni mezzo per lo sgombero dell’area — avevano convinto gli organizzatori a ripiegare più a sud. Non a Viterbo: ma a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, come pure annunciato intorno al 10 di agosto dal titolo del quotidiano tedesco Die Tageszeitung: I raver scappano in Italia.

Il rave dirottato nel Lazio

Arriviamo così alle porte di Casale Monferrato, dove in data 11 e 12 agosto le forze dell’ordine procedono al fermo di molti mezzi, molti dei quali francesi, e all’identificazione di numerose persone sospettate di volere organizzare un rave party in zona. «In quattro giorni sono state controllate trecento persone provenienti da ogni parte d’Europa», riferisce l’Ansa il 17 agosto, proprio mentre il rave di Valentano era nel suo pieno svolgimento. «Così carabinieri, insieme agli agenti della polizia stradale e municipale, sono riusciti a sventare il rave party di Ferragosto in provincia di Alessandria».

Eppure, in qualche modo, il serpentone di mezzi è riuscito a proseguire e ad arrivare in provincia di Viterbo pressoché indisturbato. Tanto che i carabinieri che avevano chiesto il blocco della carovana di mezzi diretta verso la destinazione finale, cioè la tenuta Camilli, si erano sentiti rispondere da Roma che la direttiva era quella di «monitorare il traffico e non di bloccarlo». Un elemento che fa crollare la narrazione delle «forze dell’ordine prese di sorpresa» tanto sbandierata da certa stampa. Come poteva il ministro dell’Interno Lamorgese non sapere quello che stava accadendo?

I raver si fanno beffe della polizia 

A suffragio di questa tesi La Verità riporta un comunicato-beffa che fa zimbello dell’atteggiamento — assolutamente passivo e conciliante — tenuto dalle forze dell’ordine in quei giorni. «Non dimentichiamo di parlare del comportamento della polizia durante e dopo la festa: i giornali hanno sostenuto che la festa fosse stata fatta sgomberare, mentre invece quello che risulta a chi era presente è che al quinto giorno sia stata presa la decisione in maniera orizzontale tra gli organizzatori di mettere fine alla festa piano piano», si legge.

«Intanto la strategia delle forze dell’ordine è stata quella di provare a pattugliare il perimetro esterno del terreno con pochi risultati vista la grandezza del posto. Il mattino del sesto giorno hanno mandato un elicottero che ha volato a bassissima quota per mezz’ora sulla festa con l’obiettivo di incutere timore e fare pressione psicologica sui partecipanti e probabilmente fare foto e video ravvicinati». L’impressione è quindi che il Dipartimento di sicurezza, dopo aver sventato il rave in provincia di Alessandria, abbia passivamente «sbolognato» la patata bollente più a sud. 

di Cristina Gauri per www.ilprimatonazionale.it