La morte di Camilla Canepa, la ragazza 18enne deceduta la scorso giugno all’ospedale di Genova San Martino, «è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid19». È quanto si legge nella perizia disposta dalla procura e ora a disposizione dei pm. La causa del decesso, si legge nel documento, «è legata una trombosi massiva complicata da una diffusa emorragia che è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid19» scrivono i consulenti medici.
Camilla si era vaccinata con AstraZeneca a un open-day lo scorso 25 maggio e il 3 giugno aveva accusato i primi sintomi. Inizialmente ricoverata all’ospedale di Lavagna, è poi morta al policlinico di Genova San Martino. «Prendiamo atto che è stato chiarito che la ragazza non aveva alcuna patologia e che non aveva assunto farmaci che potessero avere una correlazione con la sua morte - afferma l’avvocato Angelo Paone che assiste la famiglia - Faremo le opportune valutazioni dopo aver esaminato la perizia con il nostro consulente di parte».
«Camilla era una ragazza di 18 anni assolutamente sana». Le dichiarazioni di Luca Tajana, medico legale che insieme all’ematologo Franco Piovella ha depositato la relazione ai pm che indagano sul caso di Camilla. Non entra nel merito della perizia: «Dovevamo rispondere al pubblico ministero e abbiamo risposto», taglia corto Tajana. Da quanto emerso si evidenzia come la causa del decesso sia da ricondursi, con alta probabilità, ad un effetto avverso insorto in seguito alla somministrazione del vaccino. La perizia analizza i rapporti di causalità tra l’effetto avverso e il decesso, senza definire se si tratti di una causa esclusiva nel determinare la morte della ragazza. Le risultanze non aprono il campo a profili diretti di responsabilità che restano però al vaglio della magistratura. Per i periti, la ragazza era sana e il modulo di anamnesi era stato compilato correttamente, così come correttamente è avvenuta la somministrazione del vaccino.
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