L’Associazione nazionale vittime delle marocchinate insorge contro la decisione di Papa Francesco di celebrare messa al cimitero di guerra francese — dove sono seppelliti soldati francesi e marocchini — a Roma il 2 novembre, nel giorno dei morti. Una mossa inaccettabile per il presidente della associazione Emiliano Ciotti, che commenta esterrefatto all’AdnKronos: «Ci sentiamo offesi da una messa in ricordo dei carnefici di 60mila stupri e omicidi che hanno colpito il nostro Paese, e non solo. La cosa che mi lascia più perplesso è che i soldati delle truppe coloniali marocchine, che agirono sotto l’impulso dell’odio francese, erano quasi tutti di religione islamica».
Spieghiamo a Bergoglio cosa sono le marocchinate
Le Marocchinate, lo ricordiamo furono episodi di stupri di massa compiuti ai danni di 60mila abitanti dell’Italia centro-meridionale, di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne). Esecutori di questa bestiale barbarie furono i goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia, durante la campagna d’Italia della Seconda guerra mondiale (1943-1944). Questi episodi di violenza, di una ferocia inenarrabile, sfociavano spesso in esecuzioni degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l’apice durante i giorni immediatamente successivi allo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati.
Mille omicidi, 60.000 donne stuprate e 180.000 violenze carnali. Una tragedia nazionale a lungo taciuta e che tutt’oggi subisce numerosi tentativi di minimizzazione da parte della sinistra. Come, del resto, avviene regolarmente per le Foibe. Gli uomini che tentavano di opporsi furono «sodomizzati, uccisi a raffiche di mitra, evirati o impalati vivi». Alcune sfortunate subirono abusi da centinaia di soldati e morirono per i traumi fisici riportati. Alcune impazzirono. Le violenze si arrestarono solo nell’ottobre del ’44 alle porte di Firenze, quando il corpo di spedizione francese fu trasferito in Provenza.
Ciotti (Anvm): “I goumiers uccisero e torturarono anche dei preti”
Il Santo Padre conosce quello che è successo in Italia durante la Seconda guerra mondiale? Se lo sono chiesti in molti all’Associazione «e ci dispiace perché sulla questione delle marocchinate intervenne anche Pio XII, impedendo l’entrata a Roma di queste truppe, a conoscenza dei crimini di cui si erano macchiati. I goumiers hanno ucciso tra l’altro anche dei preti, don Enrico Iannone a Vallecorsa e don Alberto Terilli a Esperia». Il parroco di Esperia, che aveva cercato di trarre in salvo alcune donne, venne legato a un albero e stuprato per una notte. Morì per le lacerazioni interne riportate.
Il Papa commemori le vittime delle marocchinate
«Invitiamo il Papa a commemorare le vittime, il più piccolo appena 3 anni e il più anziano di 86, e non i carnefici». Non è tutto: «Non abbiamo mai visto bene, come associazione, nemmeno alcune lapidi che sono all’interno della chiesa dei francesi a Roma, lapidi commemorative che ricordano le “gesta eroiche” di questi soldati, e invitiamo il Papa a visitare i luoghi dove le truppe francesi hanno commesso la maggior parte dei reati. Come nella provincia di Frosinone possono essere Pontecorvo, Castro dei Volsci, Esperia, Ceccano, Vallecorsa o in quella di Latina Roccagorga, Sezze, Priverno e Prossedi». Ciotti si sente tradito dal Papa. «Se l’intento fosse stato quello di avere un atteggiamento universale, commemorando i soldati, il Papa allora avrebbe dovuto commemorare anche le vittime. Altrimenti il rischio è che si crei un corto circuito anche per i parenti di chi è stato ammazzato. Mio zio aveva 14 anni quando venne violentato e ucciso»
La nipote di una delle vittime: “I miei nonni soffrirono moltissimo per marocchinate”
Alle considerazioni di Ciotti si aggiungono anche quelle di Rachele di Giuli, nipote di uno dei tanti uomini uccisi dai Goumiers. «E’ una cosa che lascia l’amaro in bocca, specialmente se decisa da un uomo come il Papa, che sicuramente avrà le sue ragioni. Quello che hanno fatto i Goumiers fu una carneficina. Il mio bisnonno aveva 50 anni, 3 figlie di cui mia nonna, quando venne ammazzato a Sezze, a pochi passi da dove tuttora io abito». La nonna, ricorda la de Giuli, ha sofferto tantissimo per le marocchinate «e non ne parlava mai. Io invece non mi stancherò mai di farlo, perché è giusto che si sappia. Questa messa mi ha dato fastidio, almeno ci spieghino il motivo».
di Cristina Gauri per www.ilprimatonazionale.it