capture 026 02022022 100003Dalla pessima tragicommedia del Quirinale l’unica a uscire senza le ossa rotte  è Giorgia Meloni. In un centrodestra che, come si è già detto, si trova a rimediare una delle figure peggiori possibili di fronte al proprio elettorato.

Il Quirinale e la posizione di Giorgia Meloni

Fratelli d’Italia ha se non altro mantenuto il punto in questa occasione, come lo aveva tenuto già in passato nel non dare seguito e appoggio incondizionato al governo di Mario Draghi. Intendiamoci, è un processo assolutamente nella norma. Nella corsa al Quirinale il partito della Meloni non ha fatto altro che seguire la propria linea, in una condizione di minoranza parlamentare, ancora lontana da consensi “certificati” che ormai diversi sondaggi danno intorno al 20% dei voti.

La dinamica è fin troppo conosciuta da tempo: una formazione politica ha lo slancio e la possibilità di manifestare dissenso solo in condizioni di basso o medio riscontro elettorale. Ed FdI, alle elezioni politiche del 2018, aveva ottenuto meno del 5%. Uno spazio che, non essendo ancora importante, solitamente permette e rende più semplice esprimersi in modo discontinuo.

Gli ultimi esempi di questa tesi “quasi scientifica” hanno un riscontro nella parabola discendente di formazioni come M5S e Lega, che dopo essere divenuti partiti di governo con espressioni di voto piuttosto rilevanti, sono precipitate verso l’allineamento totale alle agende politiche internazionali e nazionali più ordinarie. Morale della favola: Giorgia Meloni dovrà solo ottenerlo, quel 20%. Poi, con tutta probabilità, dovrà allinearsi. Dopo di che, nessuno prevede il futuro. E ci si augura sempre una pur minima svolta.

Il futuro del centrodestra?

Per quanto sia incontestabile la rottura e il crollo della coalizione, è difficile pensare che il centrodestra in qualche modo non possa trovare un nuovo assetto. Da un punto di vista elettorale, è plausibile auspicare a una trasmigrazione di voti piuttosto consistente dalla Lega a FdI, ma si tratta di operazioni molto complicate e difficili, oltre che storicamente molto rare.

È certo che dalla triste vicenda del Quirinale la Meloni potrà guadagnare un bel po’, se saprà giocare bene le sue carte. La Lega raggiunse un incredibile 34% alle elezioni europee del 2019. E lo fece spingendo molto su temi enormemente discontinui: l’euroscetticismo, la lotta all’immigrazione clandestina, la contestazione di almeno una parte delle dinamiche della globalizzazione e del liberismo sfrenato.  Oggi questi temi sono stati abbandonati dal Carroccio. E il consenso è crollato. La crescita nei sondaggi di FdI ha una storia simile: e dalla sua capacità di tenuta dipenderà anche il futuro.

di Stelio Fergola per www.ilprimatonazionale.it