capture 030 17022022 145535Comincia a vedersi la luce in fondo al tunnel della pandemia, e tutte le restrizioni imposte fino ad oggi per limitare i contagi vengono messe in dubbio alla luce del calo dei contagi. Di questo si parla con Francesco Vaia, direttore dell'Istituto nazionale di malattie infettive dello Spallanzani, durante la puntata di mercoledì 16 febbraio di Stasera Italia, il talk show politico in onda su Rete4 e condotto da Barbara Palombelli

“Non ideologizziamo il green pass” afferma il direttore, che, da uomo di scienza quale è, si sforza di offrire al pubblico di Rete4 una visione limpida dell’attuale quadro pandemico. “Sul green pass, così come sul virus in generale, si sono combattute troppo battaglie ideologiche – afferma Vaia - mascherine, distanziamento e green pass sono misure che possono essere utili in un determinato momento ma quello che ci deve fare andare avanti, e che ci ha insegnato questa pandemia, è che non dobbiamo andare avanti con misure che sono un po’ vecchie, ma bisogna andare avanti con l’innovazione. Con farmaci innovativi, terapie, vaccini innovativi.”

E riprende la battaglia di diversi colleghi che contestano il metodo in cui vengono conteggiati i morti da virus: “In alcuni Paesi, dove hanno fatto un’analisi un po’ più fine, il numero si è ridotto del 25%. Forse è arrivato il momento che, chi deve fare questo, penso innanzitutto all’Istituto Superiore di Sanità, deve cominciare a verificare se le persone che escono nell’elenco dei morti sono persone morte perché malate esclusivamente di Covid o se questo non è stato l’elemento scatenante”.

 

Il 31 marzo dovrebbe finire l’emergenza sanitaria, già prorogata oltre il limite massimo, e il 15 giugno dovrebbe scadere l’obbligo vaccinale per i lavoratori over 50, che è entrato in vigore ieri 15 febbraio. Secondo Vaia, dovremmo arrivare ad autunno con un nuovo vaccino universale che dovrà essere utilizzato in primis sulle fasce più esposte e i più fragili. “Il vaccino di oggi è il pronipote del virus di Wuhan – spiega Vaia - noi abbiamo bisogno di vaccini che siano aggiornati sulle varianti e, probabilmente, un vaccino che non punti esclusivamente sulla proteina Spike ma su altri segmenti del virus, può avere una capacità universale”.